GROSSETO. L’Italia è a un passo dalla procedura d’infrazione da parte della Commissione europea. Rischia per la direttiva Bolkestein: quella che vuole, in estrema sintesi la messa a gara delle concessioni delle spiagge.
La questione va ormai avanti da tanto tempo, ma l’UE ora vuole accelerare i tempi e ha dato all’Italia due mesi di tempo per rispondere alle istanze della Commissione: in caso contrario Bruxelles farà scattare il deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, che poi si dovrà pronunciare.
Bolkenstein: il dibattito
Tra la Commissione europea e l’Italia il dibattito sulla Bolkenstein si accende il 4 dicembre del 2020. «A causa del numero limitato di spiagge per via della scarsità delle risorse naturali, gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi». Questa, in breve, la normativa. Questi i motivi per i quali anche l’Italia deve in sostanza mandare a bando le concessioni demaniali delle spiagge.
La situazione di fatto è stata lasciata in sospeso, ma l’Unione europea vuole risolverla a tutti i costi, visto che si legge nella nota che «La corretta applicazione del diritto comunitario è sempre la nostra massima priorità», senza pregiudicare però il proseguimento delle trattative con le autorità italiane, come ha confermato la portavoce della Commissione europea per il mercato interno, Johanna Bernsel.
Le tappe dell’ultimatum europeo
L’Ue ha come obiettivo quello di «fornire a tutti i prestatori di servizi interessati – attuali e futuri – la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse».
La Commissione vuole dunque arrivare in fondo alla questione, anche con l’Italia che non ha mai recepito la direttiva.
Anzi: «In una sentenza del 14 luglio 2016 emessa a seguito di un rinvio pregiudiziale del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia (cause riunite C-458/14 e C-67/15), la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che la normativa pertinente e la pratica esistente a quel tempo in Italia di prorogare automaticamente le autorizzazioni vigenti delle concessioni balneari erano incompatibili con il diritto dell’Unione. L’Italia non ha attuato la sentenza della Corte».
Troppe proroghe, nessuna gara
E ancora l’Italia, da allora, ha sempre prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione.
Nelle ultime raccomandazioni sempre i tecnici di Bruxelles scrivevano che «I continui ritardi nell’attuazione di procedure effettive di concorrenza per la concessione di licenze per la gestione di strutture marittime, lacustri e fluviali (concessioni balneari) restano una fonte di preoccupazione e implicano una significativa perdita di entrate. Sebbene il governo abbia fatto qualche progresso per riformare il settore adottando la legge sulla concorrenza (legge 118/2022), sono state presentate successive iniziative legislative che hanno concesso proroghe, ostacolando i progressi nella riforma del settore».
Avvento: «La battaglia per far riconoscere i nostri diritti è ancora aperta»
«Utilizzare in maniera strumentale il recente parere motivato Ue sulla questione balneare (uno dei tanti pareri che la Commissione europea ha comminato all’Italia sulle tematiche più diverse) per tentare un colpo di mano a danno dei balneari significa mettere a repentaglio il presente e il futuro di migliaia di famiglie che noi come Sib, Sindacato italiano dei balneari di Confcommercio, abbiamo il dovere di difendere a ogni costo». Così esordisce Daniele Avvento, presidente del Sindacato italiano balneari Confcommercio di Grosseto.
Avvento sostiene che il parere motivato emesso dalla Commissione era per certi versi scontato. «In considerazione del fatto che quasi tutte le procedure di infrazione di cui è protagonista il nostro Paese, ben 77 ancora aperte, hanno registrato questo passaggio. Ci risulta che l’Italia abbia ancora 18 pareri motivati aperti – precisa Avvento – quello meno recente è di dieci (leggasi dieci) anni fa e riguarda l’Ilva di Taranto. Per dire. Il problema, quindi, non è il parere motivato sulla mancata applicazione della Bolkestein ai balneari».
«Parere agitato come uno spauracchio politico»
Il problema sarebbe altrove. «Il problema è piuttosto l’uso politico che alcuni, di diversi schieramenti, ne vorrebbero fare – dice Avvento – Abbiamo l’impressione che qualcuno voglia agitare questo spauracchio per far digerire ai balneari soluzioni del tutto inaccettabili».
Il Sindacato italiano balneari Confcommercio ritiene il parere motivato della Commissione Ue privo di senso e di efficacia. «In quanto segue una procedura di infrazione avviata all’indomani della legge Centinaio (145/2018) che è stata abrogata dalla legge Draghi del 2022 – dice Avvento – la quale non è stata contestata dalla Ue con una lettera di messa in mora».
«Aggiungo – racconta Avvento – che è di tutta evidenza come il Governo sia fortemente impegnato a fare una legge di riforma di tutto il settore, tanto è vero che è già stata fatta la mappatura delle concessioni demaniali così come disposto dalla Corte di Giustizia europea. E la sentenza della Corte di Giustizia europea è vincolante per tutti, Commissione Ue inclusa».
Lo stesso parere motivato, tra l’altro, non contesterebbe la mappatura effettuata dal Governo sul profilo giuridico. «Ma solo su quello tecnico – conclude Avvento –osservando che la mappatura è stata effettuata solo su scala nazionale e non anche su quella locale. Faccio notare, infine, come anche la portavoce della Commissione Europea abbia sottolineato che questo parere non pregiudica l’interlocuzione con il Governo italiano».
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Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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