GROSSETO. Fra qualche settimana con l’arrivo dell’autunno, tornerà a farsi vedere anche l’influenza.
E come lo scorso anno il picco ci sarà fra la fine del mese di dicembre e l’inizio del mese di gennaio 2025.
Già nelle ultime settimane qualche avvisaglia c’è stata. Secondo il report di RespiVirNet dedicata alle malattie infettive, respiratorie e influenza in particolare, la stagione – «si è dimostrata piuttosto severa» – con quasi 15 milioni d’italiani che hanno accusato dei malesseri.
La dottoressa Nencioni: «Massima attenzione e vaccinarsi per il bene di tutti»
A fare il punto della situazione in Maremma, e quello che sarà il futuro nei prossimi mesi è la dottoressa Cesira Nencioni, direttrice dell’Uoc malattie infettive.
«Le indicazioni che stanno arrivando per i prossimi mesi dovrebbero ricalcare quelle dello scorso anno – spiega la dottoressa Nencioni – ed è bene ricordare che proprio dodici mesi fa ci siamo tolti del tutto le mascherine. Il picco dell’influenza è previso alle 52 settimana, vale a dire tra la fine di dicembre l’inizio di gennaio. Il messaggio che mandiamo è chiaro: serve vaccinarsi, non solo per noi stessi, ma anche per il bene di chi ci sta vicino».
Dottoressa Nencioni, pensa che ci saranno cambiamenti o variazioni per il futuro?
«I fattori patogeni che ci aspettiamo sono in linea con quelli del passato. È chiaro che il Covid è sempre in agguato con le sue varianti, per questo serve la massima attenzione e non solo per le persone a rischio, ma penso anche agli operatori sanitari che invitiamo a vaccinarsi. L’influenza è sempre in circolo»
Quando ci si potrà vaccinare?
«Come sempre da inizio ottobre ci sarà la campagna vaccinale, e indipendentemente dall’età è rivolta ai bambini, agli anziani e alle donne in gravidanza in particolare. Ma in generale a tutti. Ripeto è per il bene comune, non solo per se stessi».
Influenza, da 2 a 4 giorni di incubazione
Come ci si accorge dell’arrivo dell’influenza?
«L’influenza viaggia per via area in particolare. Ma anche toccando oggetti contaminati: per esempio appoggiando le mani su un bancone toccato da chi è malato e trasmettendo il virus poi toccandoci parti sensibili come gli occhi o la bocca. Il periodo d’incubazione varia dai 2 ai 4 giorni, e mediamente per smaltire un’influenza servono dai 5 ai 7 giorni. Massima cautela dunque, anche perché con la febbre si possono raggiungere alte temperature, dolori muscolari, stanchezza. I bambini sono i soggetti più a rischio con il ritorno a scuola. Serve la prevenzione».
Consigli?
«I soliti, lavarsi le mani con il sapone quando si può almeno per almeno 40-60 secondi e asciugarsi bene. Usare fazzoletti monouso, e coprirsi la bozza in caso di starnuto, facendolo con il gomito. Stare attenti a non entrare in contatto con soggetti che potrebbero essere già infetti e appunto a quello che si tocca in ambienti molto affollati. E – ripeto – vaccinarsi».
I sintomi dell’influenza
L’influenza stagionale è una malattia respiratoria contagiosa, causata dai virus influenzali, che si manifesta maggiormente nei mesi freddi.
I sintomi caratteristici dell’influenza si caratterizzano spesso con una combinazione variabile
- febbre alta ad esordio improvviso
- tosse secca e stizzosa
- mal di testa
- stanchezza e debolezza
- brividi
- dolori muscolari e articolari
- dolori addominali
- diarrea, nausea e vomito (soprattutto nei bambini)
- mal di gola
- naso congestionato e starnuti
- perdita di appetito
- ridotta qualità del sonno.
Trasmissione ed incubazione
(fonte sito RespiVirNet)
La maggior parte degli adulti sani risulta contagioso già a partire dal giorno precedente alla comparsa dei sintomi e lo rimane fino a 5-7 giorni dopo la prima manifestazione della malattia (i bambini rimangono contagiosi anche più di una settimana).
Questo significa che si può contagiare ancor prima di capire di essere malati, oltre che quando si manifestano effettivamente i sintomi. Alcune persone contagiate possono rimanere asintomatiche e comunque diffondere il virus.
Chi ha l’influenza può contagiare direttamente chi si trova nel raggio di circa 2 metri. La maggior parte degli esperti ritiene che i virus influenzali si diffondano perlopiù tramite goccioline diffuse tramite la tosse, gli starnuti o la saliva quando si parla. Le goccioline atterrano nella bocca o nel naso delle persone vicine al malato e possono essere inalate nei polmoni.
Con minore frequenza, si può essere contagiati toccando una superficie o un oggetto con sopra il virus e poi toccandosi la bocca o il naso.
Per evitare il contagio è utile stare lontani dai malati (e per proteggere gli altri è quindi consigliabile rimanere in casa quando si è contagiati a propria volta).
È anche importante lavarsi spesso le mani con acqua e sapone, atto considerato come più importante in assoluto in termini di prevenzione. Se l’acqua e il sapone non sono disponibili, si può usare un gel a base d’alcol.
La biancheria, le posate e i piatti usati dai malati non dovrebbero essere condivisi se non sono ben lavati. Le posate e i piatti possono essere lavate in lavastoviglie oppure con acqua e detersivo e non è necessario che vengano lavati a parte.
Il freddo fa venire raffreddore e/o influenza?
Le nostre mamme ci hanno sempre invitato a coprirci bene prima di esporci al freddo per non prendere qualche malanno ma in realtà non esiste una vera e propria correlazione diretta tra freddo e rischio di malattia; effettivamente alcuni virus (come quello dell’influenza) godono tuttavia di una maggior diffusione durante la stagione fredda e, sebbene la vera ragione non sia ancora stata chiarita, le principali ipotesi al riguardo comprendono:
- cambiamenti nelle mucose dell’apparato respiratorio indotti dalla temperatura fredda (per esempio una riduzione dell’efficacia delle ciglia o una maggior secchezza cutanea),
- riduzione della risposta immunitaria,
- una maggior capacità di dispersione e persistenza nell’ambiente da parte del virus, grazie per esempio alla ridotta umidità.
La maggior parte delle persone che si ammalano presentano sintomi lievi e non devono ricorrere né ad assistenza medica né a farmaci antivirali, andando incontro a guarigione spontanea in meno di due settimane. Altri soggetti, tuttavia, corrono un rischio maggiore di soffrire di complicazioni che comportano il ricovero in ospedale e in alcuni casi anche il decesso.
Polmonite (per esempio da pneumococco, la cui infezione è favorita dal contagio influenzale), bronchite, sinusite ed infezioni dell’orecchio sono tutti esempi di complicazioni frequenti della malattia, che può inoltre peggiorare condizioni croniche, ad esempio
- chi soffre d’asma può avere degli attacchi più frequenti e severi,
- chi soffre di insufficienza cardiaca congestizia cronica può presentare un peggioramento.
Chi è a maggior rischio di complicazioni?
L’elenco seguente comprende i gruppi di persone che corrono un rischio maggiore di sviluppare complicazioni quando si ammalano:
- bambini sotto i 5 anni, e in particolare sotto i 2 anni,
- adulti di età superiore ai 65 anni,
- donne incinte (fino a due settimane dopo il parto),
- residenti nelle case di cura e in altre strutture di lunga degenza,
- persone che soffrono di malattie come:
- asma
- disturbi neurologici e dello sviluppo neurologico (a carico del cervello, del midollo spinale, dei nervi periferici e dei muscoli, come la paralisi cerebrale, l’epilessia, l’ictus, la disabilità intellettiva (ritardo mentale), il ritardo dello sviluppo da lieve a grave, la distrofia muscolare o le lesioni del midollo spinale)
- malattie polmonari croniche (come la broncopneumopatia cronica ostruttiva e la fibrosi cistica)
- malattie cardiache (come le cardiopatie congenite, l’insufficienza cardiaca congestizia e le coronaropatie)
- malattie del sangue (come l’anemia falciforme)
- disturbi endocrini (come il diabete mellito)
- disturbi renali
- disturbi epatici
- disturbi metabolici (come i disturbi metabolici ereditari e i disturbi mitocondriali)
- sistema immunitario indebolito a causa di malattie o farmaci (ad esempio chi soffre di Hiv o Aids, tumori, o chi è in terapia cronica con steroidi)
- persone di età inferiore ai 19 anni in terapia di lungo periodo con aspirina,
- persone obese (con Imc superiore a 40).
Le donne in gravidanza
Nelle gestanti l’influenza può essere più grave e causare complicazioni più severe. I cambiamenti del sistema immunitario, del cuore e dei polmoni durante la gravidanza rendono le donne incinte più soggette alla malattia ed alle sue complicazioni, tra cui il parto pretermine.
Il vaccino proteggerà la mamma e il bimbo, quest’ultimo anche dopo la nascita, ed è la protezione migliore che si possa consigliare; a partire dalla stagione influenzale 2019-2020 il vaccino viene offerto gratuitamente anche durante il primo trimestre, grazie alle più aggiornate evidenze di sicurezza.
Se avvertite i sintomi dell’infezione chiamate il medico, mentre se manifestate uno qualsiasi dei sintomi seguenti, fatevi accompagnare immediatamente al pronto soccorso:
- difficoltà a respirare o fiato corto,
- dolore o senso di costrizione a livello del torace o dell’addome,
- vertigini improvvise,
- stato confusionale,
- vomito prolungato o abbondante,
- febbre alta che non scende nemmeno assumendo il paracetamolo (Tachipirina® o equivalenti),
- sentite che il bambino si muove meno del solito o non si muove affatto.
Cura e terapia dell’influenza
La maggior parte delle persone colpite presenta sintomi lievi e non deve ricorrere né al medico né ai farmaci antivirali. Se si manifestano i sintomi della malattia nella maggior parte dei casi si deve stare in casa, evitando il contatto con le altre persone.
Se tuttavia avete i sintomi dell’infezione e fate parte di un gruppo ad alto rischio, siete molto malati o preoccupati, potete e dovete contattare il vostro medico di famiglia, possibilmente prima per telefono.
Alcune persone sono più a rischio di sviluppare complicazioni gravi dell’influenza. Tra di essi ricordiamo:
- bambini piccoli
- anziani di età superiore ai 65 anni
- donne incinte
- chi soffre di malattie croniche
Il medico curante deciderà se e quali esami effettuare e quali terapie siano necessarie.
Andare al pronto soccorso se i miei sintomi sono lievi?
No. Il pronto soccorso è un servizio essenziale dedicato a emergenze mediche gravi e potenzialmente letali. È fondamentale utilizzarlo in modo responsabile per garantire cure tempestive a chi ne ha realmente bisogno.
Un utilizzo consapevole del Pronto Soccorso contribuisce a migliorare l’efficienza del sistema sanitario e a garantire cure adeguate a chi si trova in situazioni di reale emergenza.
Quando rivolgersi al pronto soccorso?
- In presenza di sintomi gravi o potenzialmente pericolosi per la vita
- In caso di incidenti o traumi significativi
Quali sono i sintomi dell’influenza che devono destare preoccupazione?
Nei bambini:
- respiro accelerato o difficoltà a respirare
- colorito bluastro della pelle
- insufficiente assunzione di liquidi
- sonnolenza o assenza di interazione con gli altri
- irritazione tale che il bambino non si fa tenere in braccio
- i sintomi influenzali sembrano guariti ma poi ricompaiono, accompagnati dalla febbre e dal peggioramento della tosse
- febbre con eruzione cutanea.
Oltre ai sintomi precedenti, andare immediatamente al pronto soccorso se il neonato presenta uno qualsiasi di questi sintomi:
- non è in grado di alimentarsi,
- ha difficoltà a respirare,
- non ha le lacrime quando piange,
- sporca molti meno pannolini del normale.
Situazioni che richiedono il pronto soccorso negli adulti:
- difficoltà a respirare o fiato corto,
- dolore o pressione sul petto o sull’addome,
- vertigini improvvise,
- stato confusionale,
- vomito grave o continuo,
- sintomi influenzali che sembrano guariti, ma poi si ripresentano insieme alla febbre e al peggioramento della tosse.
Per quanto rimanere a casa se sono stato contagiato?
Il Cdc americano consiglia di rimanere a casa per almeno 24 ore dopo la scomparsa della febbre e durante la malattia di uscire solo per andare dal medico o in caso di stretta necessità. La febbre deve essere scomparsa da sola, senza l’uso di farmaci antipiretici come Tachipirina. Bisogna rimanere in casa e non andare al lavoro né a scuola, non viaggiare, non fare la spesa, non partecipare a ritrovi né manifestazioni.
Che cosa fare quando si ha l’influenza?
Quando si ha l’influenza bisogna rimanere lontani dagli altri il più possibile, per evitare di infettarli. Se dovete uscire di casa, ad esempio per andare dal medico, indossate una mascherina, oppure copritevi la bocca con un fazzoletto quando tossite o starnutite. Lavatevi spesso le mani per evitare di contagiare gli altri.
Vaccino e prevenzione
Il modo migliore per prevenire l’influenza stagionale è farsi vaccinare ogni anno, ma applicare costantemente poche semplici regole d’igiene possono ridurre drasticamente la diffusione di virus e batteri e prevenire i disturbi respiratori virali in genere.
- Lavarsi spesso le mani aiuta a proteggersi dai germi. In assenza della possibilità di ricorrere ad acqua e sapone, si possono utilizzare a gel a base alcolica.
- Quando tossite o starnutite copritevi il naso e la bocca, così eviterete di contagiare le persone intorno a voi.
- Evitate il contatto ravvicinato con i malati. Se siete malati, tenetevi lontani dagli altri per cercare di non contagiarli. Se possibile, non andate a scuola, al lavoro o a fare le commissioni quando siete malati. In questo modo eviterete di contagiare gli altri.
- I virus in molti casi si diffondo perché si tocca qualcosa di contaminato e subito dopo le mucose di occhi, naso e/o bocca.
- Pulite e disinfettate le superfici con cui entrate spesso in contatto in casa, sul posto di lavoro e a scuola, in particolare se c’è qualcuno malato.
- Utilissimo infine l’uso di mascherine protettive.
Infine, per favorire il corretto funzionamento del sistema immunitario:
- Dormire il giusto numero di ore
- praticare attività fisica
- tenete sotto controllo lo stress
- bere molta acqua per mantenere l’idratazione
- seguire un’alimentazione sana ricca di frutta e verdura.
Vaccino
Nella circolare del Ministero della Salute per la stagione 2024-2025 si legge che:
In considerazione della situazione epidemiologica relativa alla circolazione dei virus respiratori nella stagione 2023-2024, si raccomanda compatibilmente con la disponibilità di vaccino, di condurre le campagne di vaccinazione antinfluenzale regionali a partire dall’inizio di ottobre (40ma settimana dell’anno) e offrire la vaccinazione alle persone eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione o se riferiscono di aver già avuto uno o più episodi simil-influenzali
Per un’approfondita analisi e la risposta ai principali dubbi sulla vaccinazione antinfluenzale si rimanda allo specifico articolo, mentre in questa sede ci limiteremo a una panoramica delle principali informazioni utili sull’argomento.
L’Italia, in linea con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, punta a vaccinare almeno il 75% dei soggetti a rischio, anche se sarebbe preferibile raggiungere la soglia del 95% per beneficiare anche dell’effetto gregge (in grado di proteggere anche la popolazione non vaccinata).
Chi dovrebbe vaccinarsi?
I principali soggetti che dovrebbero valutare con il proprio medico il ricorso alla vaccinazione contro l’influenza sono:
- soggetti di età pari o superiore a 65 anni,
- soggetti di qualsiasi età e affetti da patologie di base che aumentano il rischio di complicanze in caso di influenza,
ma l’OMS raccomanda di procedere alla vaccinazione anche in:
- donne incinte,
- bambini di età compresa tra 6 mesi a 5 anni,
- operatori sanitari.
Già dal documento prodotto dal Ministero “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2019-2020” era emersa un’importante novità, ossia la raccomandazione di sottoporre a vaccinazione tutti i soggetti a partire dai 6 mesi di età che non abbiano controindicazioni al vaccino (nei bambini di età inferiore ai 6 mesi la vaccinazione non garantirebbe una sufficiente risposta da parte dell’immaturo sistema immunitario, rendendolo quindi inutile), ulteriormente confermata quest’anno.
Il vaccino è offerto gratuitamente alle consuete fasce di popolazione a maggior rischio, ma sottolineando la facoltà da parte dei medici di base di allargare il campo di applicazione a soggetti non contemplati ma oggettivamente esposti a complicazioni in caso di contagio.
Quando vaccinarsi?
In Italia, alla luce della nostra situazione climatica, si raccomanda che la vaccinazione avvenga durante la stagione autunnale, più in particolare a partire dall’inizio di ottobre, fatte salve indicazioni diverse nel caso di andamento atipico della stagione influenzale. Questa raccomandazione si è fatta ancora più rilevante in considerazione della situazione epidemiologica relativa alla circolazione dei virus respiratori nella stagione 2022-2023.
La Circolare 21 aprile 2023 “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2023-2024” raccomanda comunque, compatibilmente con la disponibilità di vaccino, di offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione.
La protezione dall’infezione inizia a distanza di circa due settimane dalla somministrazione del vaccino e dura per 6-8 mesi, prima di iniziare a diminuire gradualmente.
Effetti indesiderati – Il vaccino antinfluenzale non può provocare l’influenza, ma è bene chiarire che può proteggere solo dall’influenza stagionale e non dalle tante sindromi parainfluenzali in grado di causare raffreddore, sintomi intestinali, mal di gola, …
Gli effetti indesiderati sono in genere di modesta entità e di breve durata (1-2 giorni):
- dolore, rossore, eritema o gonfiore del punto di inoculazione,
- malessere generale per qualche giorno, talvolta associato a febbre (bassa) e dolori muscolari.
Autore
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Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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