GROSSETO. È di qualche giorno fa il ritrovamento, nel centro storico di Grosseto, di una colonia di vespa orientalis. Tale calabrone, originario dell’Asia e dell’Europa Sud Orientale, è una delle tre specie del genere vespa attualmente presenti in Europa assieme alla vespa crabro e alla vespa velutina ed è diffuso particolarmente nell’Italia meridionale.
L’arrivo di questo calabrone nelle regioni del centro nord, e in particolar modo nel capoluogo maremmano, era già stata verificata nell’autunno 2020, con ricercatori dell’Università di Firenze giunti a Grosseto per studiare l’ipotesi della possibile presenza di un nido che, tuttavia, non fu mai individuato.
Oggi, invece, grazie ad una segnalazione, possiamo affermare con certezza che questo tipo di calabrone si sia già ambientato nel nostro territorio, come testimoniato dal primo nido di vespe trovato all’interno del muro di una vecchia abitazione sulla Strada Corsini, adiacente al Museo di Storia Naturale della Maremma. Un secondo nido, dopo quello segnalato la settimana scorsa, è stato avvistato in prossimità del centro storico grossetano, in via Ximenes, in una fessura delle Mura Medicee di Porta Corsica.
È qui per il cambiamento climatico
Come riportato da Matteo Giusti su AgroNotizie in un’intervista a Rita Cervo e a Federico Cappa, referenti regionale della rete StopVelutina, la diffusione crescente di questo calabrone nel territorio nazionale è favorita dal cambiamento climatico e dal fenomeno del surriscaldamento globale.
La sua predilezione per gli ambienti antropizzati come le aree urbane è dovuta principalmente alle potenziali risorse trofiche derivate dagli scarti di materiale organico prodotto dall’uomo, al quale può comportare anche dei rischi essendo un insetto pungitore in grado di iniettare un discreto quantitativo di veleno.
Sono un pericolo per le api da miele
La Vespa orientalis, come le altre specie presenti sul nostro territorio, si caratterizza per essere un efficiente cacciatore delle api da miele, prede ideali soprattutto nel corso dei mesi estivi ed autunnali. Come testimoniato da alcuni apicoltori siciliani e campani, questa intensa attività di predazione ha comportato negli anni un grande indebolimento delle famiglie delle api, spesso non in grado di sopravvivere nei successivi mesi invernali.
È dunque necessario mettere in atto una rete di monitoraggio e segnalazione, soprattutto da parte degli apicoltori locali, per analizzare se l’arrivo della Vespa orientalis possa costituire una grave minaccia per le api del nostro territorio e per capire se la sua diffusione si sia già allargata in altre zone della Toscana.
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