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L’apolide stavolta finisce in carcere. Non si era allontanato dalla città

Dopo il divieto di dimora e di avvicinamento per 3 anni a Grosseto deciso dal giudice giovedì 27, era rimasto in città. La Digos lo porta in carcere in via Saffi
Il carcere di via Saffi, a Grosseto
L’apolide è stato portato nel carcere di via Saffi

GROSSETO. Questa volta è finito nel carcere di via Saffi. Un carcere dello Stato italiano. Poi lui, dichiarandosi apolide, non lo riconoscerà come tale, ma sempre carcere è.

Qualche giorno fa uno degli apolidi che hanno stazionato a lungo davanti alla questura e poi davanti al tribunale era stato arrestato per resistenza e minacce a pubblico ufficiale.

Giovedì 27 giugno, all’udienza di convalida il pubblico ministero Salvatore Ferraro aveva chiesto il divieto di dimora e di avvicinamento per 3 anni al comune di Grosseto. Richiesta poi accolta dal giudice Marco Bilisari, che aveva convalidato l’arresto disponendo questa misura cautelare. 

L’uomo non ottempera alla misura cautelare e va in carcere

Ma, fin dallo stesso giorno di giovedì, l’uomo non si è allontanato dalla città come avrebbe dovuto.

Anzi, è rimasto davanti alla questura e al tribunale. Ha anche chiamato il 112 più volte per dichiarare che, in quanto apolide, non riconosceva la decisione del giudice.

Così oggi, lunedì 1° luglio, la Digos è andata a prelevarlo.

Lo ha arrestato e lo ha portato via Saffi. In un carcere dello Stato italiano.

A disporre l’aggravamento della misura è stato il giudice, su richiesta della procura. Bilisari, già durante l’udienza in tribunale, aveva spiegato all’uomo cosa gli sarebbe successo se non avesse rispettato quanto stabilito. Ma anche quell’avvertimento, evidentemente, non era stato preso sul serio.

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