GROSSETO. È arrivato con le manette ai polsi e le braccia dietro alla schiena, è uscito dal tribunale da uomo libero. È finita così la direttissima che vedeva imputato Alessandro Parrini, il cantante di strada di 36 anni, arrestato dalla polizia municipale giovedì 30 novembre in corso Carducci. L’uomo, difeso dagli avvocati Alessio Fedi e Alessandro Biagiarelli, è accusato di resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale.
Il processo per direttissima e la convalida dell’arresto è stato celebrato venerdì 1 dicembre nell’aula al terzo piano del tribunale di Grosseto: la giudice Agnieszka Karpinska, dopo una camera di consiglio durata quasi un’ora, ha convalidato l’arresto del musicista ma non ha disposto alcuna misura cautelare. Il trentaseienne dovrà tornare in tribunale a metà gennaio, per il processo.
La ricostruzione dell’aggressione
È stato l’agente della polizia municipale, assistente scelto e coordinatore del nucleo operativo per la sicurezza di Grosseto, a spiegare in aula, quello che è successo giovedì pomeriggio. Quando l’agente è finito in ospedale con un labro spaccato (gli sono serviti tre punti di sutura) e il setto nasale fratturato.
Parrini era all’angolo tra corso Carducci e via Goldoni, quando è passata una prima volta l’auto della municipale senza le insegne. «Gli ho fatto cenno di andarsene – ha spiegato l’agente – e lui mi ha risposto che si sarebbe allontanato. Ha spento la musica e ha fatto il gesto di andarsene».
Parrini, però, di smettere di suonare, giovedì, non se lo intendeva. «Gliel’ho detto cinquecento volte che non può stare lì a suonare – ha spiegato l’agente alla giudice – Io devo applicare il regolamento della polizia urbana: l’ho avvisato che avremmo potuto sequestrare la sua attrezzatura e i soldi della questua e che c’è un esposto dei cittadini che non vogliono che stia lì a suonare».
Dopo mezz’ora, però, Parrini era sempre lì.
«Colpito con un pugno al volto»
Quando la pattuglia della polizia municipale è passata di nuovo dal corso, mezz’ora dopo, Parrini stava ancora suonando. Con lui c’era un altro uomo, un pittore. L’agente gli ha chiesto i documenti per fargli il verbale di sequestro, ma il cantante si è allontanato ed è entrato nel portone di un palazzo, dove ha un ufficio in affitto.
Lì, sulle scale, dopo aver fatto uscire dall’ufficio anche un ragioniere che lavora nello stesso stabile, avrebbe continuato a rifiutarsi di dare i documenti all’agente e di consegnargli l’attrezzatura.
L’assistente scelto ha cercato di trattenere la cassa: «Lui mi ha preso a pugni», ha spiegato. «Io non ho reagito – ha detto – L’altro uomo, il pittore, si è messo in mezzo, ho cercato di allontanarlo, dicendogli che stava interrompendo un’operazione di polizia. È stato a quel punto che sono stato colpito al volto da un pugno».
Il resto è la cronaca dell’arresto: l’arrivo dell’ambulanza in corso Carducci, l’agente ferito portato al pronto soccorso, il certificato di prognosi dell’ospedale: serviranno almeno 30 giorni, affinché le ferite guariscano.
Il musicista risponde alla giudice
Parrini avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande della giudice Karpinska, invece ha deciso di parlare. E ha raccontato anche un po’ di sé. Grossetano, 36 anni, un matrimonio alle spalle e un figlio, nessun legame con la sua famiglia d’origine.
Parrini ha scelto come domicilio, per le comunicazioni del tribunale, la Caritas diocesana: «Mi riposo un po’ dove capita – ha detto alla giudice – nell’ufficio che ho preso in affitto, da alcuni amici. E vivo della mia musica, di quello che raccolgo suonando».
Cifre modeste, una quindicina di euro al giorno quando va bene, giusto quello che gli serve per mangiare e poco altro.
Su quello che invece è successo giovedì, il trentaseienne ha detto di aver avuto una percezione differente rispetto alla relazione dell’agente. «L’ho visto scendere dall’auto . ha spiegato – con modi vessatori. Mi veniva incontro inveendo».
Poi, l’ingresso nel palazzo dove Parrini ha l’ufficio. «Gli ho detto che non avevo con me i documenti e nemmeno il portafogli – dice – Lui mi strattonava». Del pugno sferrato, però, il 36enne ha detto di non averne avuto percezione.
Il vice procuratore onorario Massimiliano Tozzi ha quindi chiesto la convalida dell’arresto e l’applicazione del divieto di dimora nel Comune di Grosseto. L’arresto è stato convalidato, ma la giudice non ha applicato la misura cautelare. Il processo è stato quindi aggiornato: gli avvocati Biagiarelli e Fedi, hanno chiesto infatti i termini a difesa.
Autore
-
Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
Visualizza tutti gli articoli