GROSSETO. L’Associazione italiana sommelier della Toscana, insieme alla delegazione di Grosseto, questa mattina, 5 giugno, all’hotel Granduca, ha tenuto a battesimo un nuovo vino che arriva dalle terre del Taburno, in Campania. Esattamente da Solopaca.
Un vino “ritrovato” nel 2019, quasi per caso, nella cantina di un produttore locale, Clemente Colella, in un’area che fa parte della Doc del Sannio, che ha suscitato la curiosità e l’interesse scientifico di un gruppo di ricercatori del Cnr e del Crea. 30 litri, passati in una botticella per 3 giorni, che avevano dato un risultato inatteso.
Il Solopaca, infatti, era un prodotto molto noto in passato, dato che ci sono testimonianze orali e scritte su un “vino di Solopaca” che aveva goduto di ampio credito e diffusione sul mercato campano. La fama, ribadita negli ultimi due secoli e persino dalla voce “Solopaca” dell’enciclopedia Italiana Treccani, è sempre stata correlata alle cosiddette “uve rare”, che crescevano nel suo territorio e che davano “un vino squisitissimo” ben noto nella capitale del Regno di Napoli.
Un progetto sperimentale con protagonista l’Ais Toscana e grossetana
Da qui è nato un progetto sperimentale di ricerca promosso dal Cnr – Istituto di scienze del patrimonio culturale e dal Crea (Consiglio nazionale per la ricerca in agricoltura – Viticoltura ed enologia di Turi) sulla biodiversità agricola storica (vite e olivo), incentrato sulla realtà vitivinicola delle Terre di Solopaca.
Un progetto di cui, dalla fine dello scorso anno, fanno parte anche i sommelier dell’Ais di Grosseto e, da oggi, della Toscana. È stato, infatti, un gruppo di sommelier e degustatori della delegazione Ais maremmana, che a dicembre 2021 ha valutato due tipologie di vini, bianchi e rossi, seconda tappa di un processo conoscitivo. Oggi, 5 giugno, al Granduca, nuova degustazione e valutazione dei vini “promossi” a ottobre.
7 i campioni proposti ai sommelier, 1 bianco e 3 rossi in diverse tipologie, in base all’annata e all’invecchiamento.
«Questa collaborazione nasce da due strade che si sono incrociate tra la Campania e la Toscana grazie all’archeologia», ha spiegato Debora Rossi, sommelier e degustatrice Ais che è stata l’anello di congiunzione con il professor Stefano del Lungo del Cnr, archeologo e topografo, responsabile scientifico del progetto. «Come Ais siamo orgogliosi di essere stati scelti per far parte di questo percorso di alto valore scientifico e che oggi a Grosseto ha avuto la definitiva consacrazione con la degustazione dei vini».
Il “vino ritrovato”
«Da subito Ais Toscana e la delegazione di Grosseto hanno condiviso lo spirito e il fine generale del lavoro. Ovvero contribuire alla valutazione di tutti gli elementi utili per restituire corpo e identità a un vino “scomparso”, ma di cui la storia aveva lasciato tracce indelebili, l’autoctono “scartato e portato al limite dell’estinzione perché di scarso valore”, finalmente ritrovato», spiega Stefano del Lungo, responsabile scientifico del progetto BAS-VO, Biodiversità agricola storica – vite e olivo
«Oggi abbiamo messo alla prova il “vino di Solopaca”, discutendone la causa come in una corte di giustizia, alla presenza dei suoi avvocati ricercatori. Il verdetto finale non poteva che essere affidato a un’associazione “terza”, al di fuori della regione di pertinenza, per dare massima neutralità e libertà di espressione nella valutazione».
Ha partecipato alla degustazione anche Andrea Galanti, nel 2015 miglior sommelier d’Italia. Tra i relatori, oltre al professor Del Lungo, erano presenti Antonio P. Leone del Cnr, il produttore Clemente Colella, e Maurizio Zanolla delegato Ais Grosseto. Oltre a un nutrito gruppo di sommelier.
Come si è svolta la ricerca
La ricerca si è svolta fin qui in 3 tappe:
- “scoperta” del vino nel 2019
- 3 dicembre 2021 a Grosseto, prima degustazione a Grosseto
- 5 giugno 2022, a Grosseto, seconda degustazione.
Il resto della ricerca si è «fondato e strutturato sui tre pilastri del terroir, cioè ambiente, tradizione colturale e varietà, recuperando il concetto di Terre di Solopaca e approfondendolo attraverso indagini interdisciplinari e multiparametriche di dettaglio per le superfici», spiega Del Lungo.
«Si è posta attenzione a ogni aspetto, dal suolo con l’incidenza del sole, la disponibilità idrica e l’andamento climatico alla forma colturale, alle vicende di ciascuna varietà nella storia e nella cultura all’interno del territorio, ai caratteri ampelografici e agronomici sino a considerare tecnicamente il vino ricavatone. Tutto ha come comune denominatore il legame stretto dell’uomo di Solopaca con la sua terra. Senza di esso il territorio è condannato alla perdita del sapere e della sua identità».
L’ultima e definitiva tappa, sarà a settembre a Solopaca.
Nel video, Debora Rossi, sommelier e degustatrice Ais, e Stefano Del Lungo, responsabile del progetto.
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Redattrice di MaremmaOggi. Laurea in Lettere moderne, giornalista dal 1995. Dopo 20 anni di ufficio stampa e altre esperienze nel campo dell’informazione, sono tornata alle "origini" prima sulla carta stampata, poi sulle pagine di MaremmaOggi. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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