GROSSETO. Il metro al collo, il gessetto quadrato in mano, gli occhi attenti ai dettagli. Anche a quelli minimi che le persone che non hanno dimestichezza con il mondo della moda, non riescono a cogliere. È questa l’immagine di Vasco Bigozzi che tanti grossetani si portano nel cuore.
Dal suo primo ingresso, ancora ragazzino, nella sartoria di tre fratelli napoletani in via Tripoli. Immagini che si sovrappongono a quelle di Vasco allo stadio, a tifare il suo Grifone, di quelle con i figli Monica e Marco, con l’amata moglie Pia, con i suoi quattro nipotini, gioia della sua vita.
“Mister Jeans” se n’è andato domenica 2 novembre, a 83 anni, ucciso da una malattia che per tre anni ha combattuto con la stessa dignità con la quale aveva affrontato le difficoltà che la vita gli aveva messo di fronte.
La passione per la moda
Grossetano classe 1941, la vita di Vasco Bigozzi, raccontata anche in un bellissimo video, è stata degna di un romanzo. Quando aveva solo 8 anni, Bigozzi e i suoi amici passavano le giornate nei campi, a raccattare rame, filetti, stracci, vetri. Tutto quello che poteva servire a stimolare la loro fantasia di bambini del Dopoguerra.
In quei terreni però, c’erano ancora dei residuati bellici che potevano scoppiare. E per toglierlo dalla strada, i suoi lo mandarono ad imparare a cucire nella sartoria in via Tripoli.
Da lì, la vita di Bigozzi è stata scandita dalla voglia di fare, dalla passione, dall’ambizione di creare qualcosa di grande. Dall’amore per la moda. Prima è nata la Bigozzi Jeans, poi la Sasch, insieme ad altri due soci, nella quale l’83enne ricopriva il ruolo di modellista e produttore.
Nel 1984 Bigozzi creò un marchio per bambini, Pic Nic: i capi venivano venduti in tutta Italia, anche nei magazzini della grande distribuzione come Coin e Oviesse. Creazioni che piacevano, che funzionavano bene sul mercato. Ma che, nel giro di poco, furono copiate nei laboratori del sud Italia.
La concorrenza creata dalla manodopera a basso costo, fece sballare i conti. Pur di non fallire, per i suoi dipendenti, per la sua famiglia e anche per il suo onore, Bigozzi cedette l’azienda ad alcuni imprenditori romani e rimase a lavorare nell’opificio. Ma poco dopo, perse anche il capannone.
Il grande insegnamento di Vasco
Vasco Bigozzi, marito innamorato di Pia e padre di due figli, Monica e Marco, non si dette per vinto. Ricominciò a lavorare, andando a vendere pentole porta a porta, poi seppe che un ufficio di Firenze stava cercando un tecnico e si presentò a Mauren Skelly Bonini, che lavorava per i grandi marchi della moda. Per Donna Karan come per Clavin Klein, solo per citarne un paio.
Dopo qualche tempo decise di lasciare l’Italia e si trasferì in Tunisia, per dirigere una fabbrica di pantaloni. Non passò nemmeno un anno che Mauren Skelly Bonini, lo richiamò in Italia. La sua famiglia era a Grosseto e Vasco voleva prendersi cura di sua moglie e dei suoi figli. Dei suoi quattro nipoti, quando sono arrivati. Familiari che hanno imparato tanto dall’esperienza e dalla vita di Bigozzi: hanno imparato soprattutto a non arrendersi, a non arretrare davanti alle difficoltà. E a continuare a lottare per vivere una vita dalla parte del giusto.
Grande tifoso del Grosseto, mister Jeans lascia un vuoto immenso nel cuore di chi lo ha conosciuto. Ma lascia anche sulle labbra il sorriso di chi ripensa a un uomo che ha sempre affrontato le difficoltà a testa alta.
La salma di Vasco Bigozzi è esposta fino alle 21 di domenica 3 novembre all’obitorio del Misericordia. La cerimonia funebre sarà celebrata lunedì 4 novembre alle 15.45 alla chiesa del Cottolengo.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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