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Addio Carlino, il nonno di Nomadelfia

Carlo aveva 91 anni e da 87 viveva nella comunità, prima ancora dell’arrivo della mamma di vocazione Irene. Lui stesso si definiva «il nonno di tutti»
Una recente immagine di Carlino
 
NOMADELFIA. Nomadelfia ha perso uno dei suoi membri più anziani, Carlo – conosciuto da tutti come Carlino per la sua statura – morto lo scorso 20 febbraio a 91 anni dopo aver trascorso nella comunità più di 87 anni. Lui stesso si definiva «il nonno di tutti». 
 

Il bimbo di don Zeno

Carlo, nato a Modena il 7 agosto 1933, era infatti uno dei bimbi di don Zeno, il fondatore di Nomadelfia, ed era arrivato in provincia di Grosseto quando aveva poco meno di 4 anni, in seguito alla morte della madre. Il bambino aveva conosciuto una comunità in divenire: nel ’33 si stavano infatti gettando le basi di Nomadelfia, fondata poi ufficialmente nel 1941 con la finalità di dare una famiglia a bambini orfani o bisognosi
 
Ad accoglierlo era stato proprio don Zeno nell’Opera Piccoli Apostoli. «All’epoca – scrive la comunità in un post lasciato sui social – non erano ancora arrivate le mamme di vocazione. Infatti, dopo l’ingresso di Irene nel 1941, essendo uno dei più piccoli, divenne uno dei primi suoi figli. Non si era sposato, ma ripeteva che da anziano era il nonno di tutti».
 
Carlo aveva vissuto le traversie di Fossoli e la lenta ricostruzione in Maremma fino ad oggi. Dopo la fine della guerra, nel 1947, i Piccoli Apostoli occuparono infatti l’ex campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, per costruire la loro nuova città e soltanto alla fine degli anni Cinquanta la comunità si era trasferita a Grosseto tra le frazioni di Roselle e Batignano, dopo dieci anni di durissimo lavoro. L’Opera Piccoli Apostoli diventa così Nomadelfia, che significa dal greco: “Dove la fraternità è legge”. 
 
«L’amore per il popolo ha contraddistinto tutta la sua vita – dice la sua comunità – Infatti, dagli inizi nel 1966 come autista del pullman, fino a qualche anno fa come responsabile della pulizia delle piazze, ha partecipato all’apostolato estivo delle serate di Nomadelfia». Alcuni anni fa ai figli di Nomadelfia Carlo diceva: «Ho capito che non era sufficiente passare da naufraghi a salvatori di naufraghi, e ho deciso di farmi nomadelfo, di fare vedere con la mia vita al mondo che è possibile fare una civiltà nuova, il cambiamento di rotta che don Zeno ha deciso nella caserma dei telegrafisti a Firenze».
 
 

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