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Acquedotto del Fiora, è scontro fra sindaci e Acea. In ballo le tariffe

In assemblea i sindaci comunicano la disdetta dei patti parasociali con Acea. Chiedono ad Adf di fare meno utili e più lavori, senza aumentare le tariffe
La sede di Adf, in via Giordania
La sede di Acquedotto del Fiora, in via Giordania

GROSSETO. Lo scontro su Acquedotto del Fiora è servito: i sindaci dei 55 Comuni di Grosseto e Siena aprono le ostilità nei confronti di Acea, inviando le Pec di disdetta dei patti parasociali, in scadenza il prossimo 7 ottobre.

La rottura definitiva si è consumata nell’assemblea del 1° ottobre.

I Comuni, infatti, detengono il 60% delle quote di AdF e il 40% è nelle mani di Acea (Azienda Comunale Energia e Ambiente, società mista pubblica/privata, con quote in mano a Roma Capitale, la francese Suez e l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone) e i patti parasociali, in sostanza gli accordi fra le componenti di un’azienda, durano 5 anni.

Ma non è una “bizza” dei sindaci, che vogliono contare di più. C’è ben altro.

La partita, infatti, è legata agli investimenti per la manutenzione delle reti, che per i sindaci non sono soddisfacenti nel piano industriale, e anche alla tariffa per i cittadini. Che poi sono coloro ai quali i sindaci rispondono.

Sia chiaro, nessuno più crede all’acqua pubblica, nonostante un referendum popolare, nel 2011, abbia stabilito che debba esserlo. Il referendum è stato tradito un po’ ovunque.

In sostanza le società che gestiscono i servizi idrici italiani sono società per azioni miste. Gli utili sono divisi tra gli azionisti e non esiste obbligo di investimenti nella rete. Arera, che stabilisce le tariffe per i gestori, ha sostituito la “remunerazione del capitale investito” con gli “oneri finanziari del gestore”: in tariffa, cioè, confluiscono costi come i conguagli e la morosità che producono ricavi altissimi.

Il fattore teta e i costi in bolletta

Poi c’è il fattore teta (θ). Che è un moltiplicatore tariffario che trasferisce  ai consumatori parte dei costi sostenuti dai gestori affinché le utenze domestiche beneficino, con continuità, di acqua potabile e servizi efficienti di depurazione e fognatura. Quindi i costi delle immobilizzazioni, operativi, ambientali e della risorsa, e gli eventuali maggiori costi dovuti ai processi di aggregazione delle gestioni  e/o una miglioramento della qualità contrattuale.

Acea chiedeva un aumento del 4,25%, rispetto al 2,25% dei sindaci. E anche su questo si è consumata la rottura.

E dai sindaci sono partite le Pec di disdetta.

Il comitato ristretto dei sindaci: «Rinnovo alle nostre condizioni»

Questa la nota dei membri del comitato ristretto dei soci di Acquedotto del Fiora a seguito dell’assemblea del 1 ottobre 2024

«Ieri è stata l’occasione con l’assemblea consuntiva dei soci AdF per trarre qualche valutazione rispetto al percorso di questi cinque anni, nato dal piano di allungamento concessione denominato AdF Futura nel 2019».

«I soci pubblici ritengono che questo piano abbia raggiunto gran parte degli obiettivi che si era prefissato, la struttura operativa interna e la capacità di intervento si sono rafforzate e quindi oggi è necessario rilanciare una nuova fase».

«Nella scorsa assemblea abbiamo dato mandato al Consiglio di Amministrazione di redigere un nuovo piano industriale che ci accompagnerà fino a fine concessione, nel 2031, riconsegnando gli obiettivi strategici a partire dalla sostenibilità sociale della tariffa, dal mantenimento di un equo livello di investimenti per il territorio e dal costante miglioramento della qualità del servizio».

«Siamo convinti, come è stato sino ad oggi, che il nostro socio industriale Acea saprà costruire insieme a noi questo nuovo percorso».

«I Comuni, soci pubblici, sono disponibili ad un confronto per stipulare nuovi patti parasociali, che però prevedono un rafforzamento dei poteri dei soci pubblici ed un vantaggio industriale che si traduca in investimenti fuori tariffa e contenimento delle tariffe per i cittadini».

  • Federico Balocchi – Sindaco Santa Fiora
  • Roberto Berardi – Consigliere Orbetello
  • Gabriele Berni – Sindaco Monteroni d’Arbia
  • Matteo Buoncristiani – Sindaco Follonica
  • Gianfranco Chelini – Sindaco Capalbio
  • Giuseppe Gugliotti – Sindaco Sovicille
  • Elena Nappi – Sindaco Castiglione della Pescaia
  • Fabrizio Nepi – Sindaco Castelnuovo Berardenga
  • Fabrizio Rossi – Assessore Grosseto
  • Luca Rossi – Sindaco Castiglione d’Orcia
  • Giacomo Termine – Sindaco Monterotondo Marittimo
  • Enrico Tucci – Assessore Siena

Lo scontro è anche sul rinnovo

La lettera, peraltro firmata da sindaci di centrosinistra e centrodestra, per una volta coesi nella battaglia, tocca il punto chiave nell’ultima frase, dove si legge “un rafforzamento dei poteri dei soci pubblici ed un vantaggio industriale che si traduca in investimenti fuori tariffa e contenimento delle tariffe per i cittadini”.

Il punto è tutto qui. I sindaci chiedono di gravare meno sulle tasche dei cittadini e di fare lavori importanti per il miglioramento del servizio, fuori tariffa. Quindi chiedono anche di fare meno utili.

Non per nulla Acea è pronta a dare battaglia. Perché con i propri rappresentanti sostiene che i patti parasociali siano automaticamente prorogati se non ci sia stata disdetta almeno un anno prima della scadenza (articolo 17 dei patti stessi), mentre i sindaci sostengono, con numerosi pareri legali in mano, che sia possibile disdirli entro la scadenza naturale, che è il prossimo 7 ottobre.

Possibile che si vada ad uno scontro legale, perché intanto le 55 lettere di disdetta sono partite.

Il segretario del Pd: «Prima gli interessi dei cittadini»

Giacomo Termine, segretario provinciale del Partito Democratico di Grosseto, parla anche dell’ipotesi dell’ingresso di AdF in un’unica multiutility toscana.

«Adf è un’azienda solida, innovativa e sostenibile – afferma Termine – in questi anni ha fatto investimenti strategici sul territorio raggiungendo obiettivi importanti e rafforzando la capacità di intervento. Esprimo apprezzamento nei confronti dei sindaci che nella scorsa assemblea hanno dato mandato al Consiglio di Amministrazione di redigere un nuovo piano industriale, che ci accompagnerà fino a fine concessione nel 2031, confermando come obiettivo prioritario la tutela degli interessi dei cittadini attraverso il contenimento delle tariffe, che deve andare di pari passo con il mantenimento di un equo livello di investimenti e una costante attenzione alla qualità del servizio».

«Adf, infatti, per sua natura, non può essere una società che pensa solo agli utili – prosegue Giacomo Termine – perché gestisce una risorsa preziosa come quella idrica, con tutte le conseguenze che ciò comporta in termini di attenzione all’ambiente, tutela del territorio e delle comunità che vengono servite. Credo che ad Acea manchi la sensibilità necessaria in questo senso, o che almeno ancora non l’abbia espressa chiaramente».

«Pertanto, nel dibattito in corso in Toscana sulle opportunità di creare un’unica multiutility, sosterremo il confronto tenendo ferma la barra su questi criteri. Se il percorso della multiutility si concretizzerà pretenderemo delle garanzie sul peso politico ed economico che deve essere riconosciuto alla nostra provincia per tutelare gli interessi dei cittadini».

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