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Acquedotto del Fiora, il presidente Renai: «Prima la qualità del servizio»

Il presidente di AdF parla dopo la recente conferma: «Tensioni superate. Sono ottimista per il rinnovo dei patti parasociali». Dissequestrato il depuratore di San Giovanni
Roberto Renai davanti alla sede di Acquedotto del Fiora in via Giordania
Roberto Renai davanti alla sede di Acquedotto del Fiora in via Giordania

GROSSETO. Tornare a concentrarsi sulla qualità del servizio, come richiesto nel documento dei sindaci, fatto proprio anche dalla componente privata, in un clima di condivisione puntando presto, al rinnovo dei patti parasociali. Al tempo stesso proseguire con gli investimenti, chiudendo il cerchio di quelli finanziati con il Pnrr e metterne in azione di nuovi.

A pochi giorni dal rinnovo del Cda di Acquedotto del Fiora, con la conferma (all’unanimità) della presidenza di Roberto Renai, lo stesso numero uno di AdF, che negli ultimi mesi ha lavorato con certosina pazienza alla composizione del mosaico, parla delle prossime tappe dell’azienda. A partire dal nuovo piano industriale, 2025-2028, di fatto l’ultimo, visto che il successivo, 2029-2031, sarà quello che porterà alla scadenza della concessione (2031) e quindi al nuovo bando per l’affidamento del servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura, depurazione).

E saranno i sindaci a decidere con quali modalità sarà fatto.

Fra le buone notizie di questi giorni, intanto, arriva la conferma del dissequestro, avvenuto in questi giorni, della parte di depuratore di San Giovanni ancora vincolata.

Renai: «Concentrarsi sulla qualità del servizio»

«Oggi come oggi noi dobbiamo tornare a concentrarci sulla qualità del servizio, come poi è stato descritto dai soci tutti – dice il presidente Renai, 57 anni, schietto amiatino di Piancastagnaio -. Il documento dei soci dice che il servizio deve essere sobrio e di qualità. Devo dire che, nonostante gli ottimi risultati di questi cinque anni, sobri siamo sempre stati».

«Noi siamo un’azienda invisibile, particolare. Se nessuno ci vede, vuol dire che le cose vanno bene. Lavoriamo in un territorio enorme, 55 Comuni, la stessa estensione dell’Umbria, con una densità abitativa molto bassa, 51 persone per kmq, con 10mila km di tubi (8000 di acquedotto, 2000 di fognatura). È come se da Santa Fiora portassimo l’acqua a Pechino. E poi penso al problema della costa, dove tre mesi all’anno i consumi di acqua decuplicano. Eppure la macchina, per quanto complessa, funziona».

Quindi un tema condiviso da tutti i soci?

«Appunto, un tema che darà serenità alla discussione fra i soci. In questi mesi abbiamo assistito a un rapporto di cattiva comprensione fra il mezzo e il fine. Il mezzo è la società, ma tutti ci dobbiamo concentrare nel raggiungere il fine, che è il servizio. Quindi evitiamo di concentrarci eccessivamente sul controllo del mezzo. Se ci concentriamo tutti sul servizio, il clima sarà molto più sereno. In fondo i territori mutano, mutano le esigenze, muta l’ambiente. Chi vuole stare nei nostri territori deve comprendere qual è, in un determinato momento, il “mood” del territorio. E oggi il “mood” è il servizio. Di qualità e al minor costo possibile».

«In fondo noi siamo questo: acquedotto, fognatura, depurazione. Sia pur fatti in modo innovativo, col telecontrollo, con i rilevatori elettronici per ascoltare le perdite, con tutte le nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, in campo ambientale».

Quindi siete pronti, come azienda, a ripartire sulle linee di indirizzo dei soci.

«Linee di indirizzo, ci tengo a sottolinearlo, arrivate dai soci pubblici, ma fatte proprie anche dal socio privato. Quindi un atto condiviso dal 100% dei soci. Questo è motivo di vanto, ma anche di grande responsabilità».

QUI – La composizione azionaria di Acquedotto del Fiora

«I soci pubblici chiedono di essere più protagonisti»

Che tipo di piano industriale chiedono i soci?

«Chiedono la continuità di un progetto. E i soci pubblici chiedono di essere più protagonisti. Vogliono partecipare ai buoni risultati. Questa è un’opportunità. In fondo il servizio funziona se tutti i protagonisti partecipano, penso all’Asl, all’Arpat, agli uffici che ci devono rilasciare le autorizzazioni per i lavori, se ci sostengono l’Autorità idrica e anche la Regione sul piano legislativo. Siamo parte di un sistema. Qui va sposato il modello toscano, sennò i risultati a casa non si portano. Quindi la proposta deve partire da questo».

Certo ci sono da rinnovare i patti parasociali.

«Sono tranquillo su questo, direi ottimista. Sono convinto che sia il socio pubblico che quello privato faranno un passo avanti per trovare l’equilibrio. Credo che tutti comprendano le ragioni che sono alla base dell’atto di indirizzo».

La tensione era nata soprattutto sull’aumento della tariffa.

«La tensione era nata su questioni più finanziarie che industriali. Dobbiamo allentare questo tema. La tariffa non la decide AdF, ma l’Autorità idrica. All’Acquedotto sta la proposta, ma poi è l’assemblea dei sindaci di Ait, che approva la proposta di tariffa o la modifica. Se qualcuno desiderava la luna, qualcuno doveva fornigli la scala per arrivarci. Questo è stato un esercizio per tutti per evitare fughe in avanti dei processi. Il mio lavoro è stato per compattare tutti i soci e lo sarà ancora per la riscrittura dei nuovi patti, che siano espressione della volontà di tutti. Anche del socio privato».

Che ha avuto un ruolo importante.

«Direi fondamentale. E ora deve contribuire con noi alla realizzazione del piano industriale 25-28. Perché poi nel 31 ci sarà la nuova gara per la concessione. Nel 30 sarà preparata la gara, che la decidono i soci pubblici, quindi sarà fatta nel 2031. Sarà l’Autorità idrica toscana a convocarli ed a chiedere loro che tipo di gara vogliono. Quindi questo piano industriale è sostanzialmente l’ultimo».

42 milioni di lavori con il Pnrr

Quali sono i progetti principali da completare e in arrivo?

«Dobbiamo andare a concludere il piano da 42 milioni finanziati con il Pnrr. La scadenza è in primavera prossima. Peraltro in questi giorni ci hanno tolto il vincolo a San Giovanni, il depuratore è stato dissequestrato. Per noi è una grande notizia. Complessivamente, quindi, non lesiniamo risorse per il territorio, oltre 250 milioni in questi 6 anni lo dimostrano».

Il depuratore di San Giovanni, sulle Collacchie
Il depuratore di San Giovanni, sulle Collacchie

E nel Pnrr cosa c’è di rilevante?

«Ci sono 8 milioni per Grosseto, 4,5 per Monte Argentario, quasi 3 per Castiglione, dove i lavori sono in corso proprio in questi giorni».

All’Argentario risolta una situazione complessa

All’Argentario avete preso in mano una situazione complessa.

«A maggio del 2023 siamo subentrati e abbiamo investito molto. Già oggi la situazione è diversa. L’impianto ora funziona, su Terrarossa abbiamo messo 3 milioni di euro e ora, con il Pnrr, stiamo lavorando sull’acquedotto di Orbetello. Nel futuro se troveremo le risorse pensiamo di fare depuratori di quarta generazione, che rigenerano una serie di materiali, una membrana osmotica della seconda vita delle materie prime. Abbiamo presentato al commissario unico delle acque reflue Fabio Fatuzzo 4 progetti in questo senso: a Grosseto, Follonica, Argentario e Colle Val d’Elsa».

Roberto Renai, a Terrarossa, presenta l'inizio dei lavori al depuratore
Roberto Renai, a Terrarossa, presenta l’inizio dei lavori al depuratore

Sono progetti costosi.

«Progetti che al momento non possiamo caricare sulla tariffa dei cittadini. Per questo, è una delle indicazioni del documento di indirizzo, stiamo creando una task force in azienda per partecipare ai bandi e trovare le risorse che servono. I progetti sono piaciuti a Fatuzzo, che era ospite al recente convegno a Castiglione. Quando ha visitato il depuratore di Punta Ala, che recupera l’acqua per annaffiare il golf, ha detto che quell’impianto deve essere un punto di riferimento per i prossimi, in tutta Italia».

In arrivo la ristrutturazione di piazza della Stazione

Siete a buon punto anche per piazza della Stazione.

«Sì sì il progetto di ristrutturazione è bellissimo. Stiamo aspettando il permesso per iniziare i lavori. E abbiamo già affidato il tutto a Sistema. È un tema molto sentito. Un minuto dopo il via libera apriremo il cantiere. Credo entro un mese partiremo. Darà un volto nuovo a tutta la zona, con parcheggi, aree a verde e anche un’installazione di “Benvenuti a Grosseto” in metallo che accoglierà i viaggiatori in arrivo in città».

Chiudendo, quali sono i prossimi passaggi?

«Adesso a tempi brevissimi andremo all’insediamento del Cda che, in questa fase straordinaria, espleterà tutte le funzioni. Poi partirà la discussione sui patti parasociali fra i soci. E spero che quanto prima torni il nostro amministratore delegato Piero Ferrari (l’ad il cui mandato è scaduto, il cui rinnovo è al momento congelato, ndr). Mi sono sempre trovato molto bene con lui. Mi auguro (ride, ndr) che si riformerà la coppia Mancini-Vialli che ha dato tante soddisfazioni. Quindi l’idea è di andare in continuità, valorizzando però la volontà dei pubblici di essere più protagonisti. Sarebbe un errore da parte di tutti non cogliere questa opportunità che i Comuni hanno di essere più presenti nelle vicende dell’azienda».

Sono in arrivo, per finire, anche bonus sociali.

«La proposta formulata dal sindaco di Grosseto (maggior azionista di Adf con il 6,43%, Siena ha il 5,24%, ndr) di creare un fondo di solidarietà è molto valida. E va nella stessa direzione dell’atto di indirizzo dei sindaci, che chiedono molta attenzione al tema sociale. Ci teniamo molto alla sostenibilità sociale, soprattutto in un momento in cui il costo della vita è molto elevato».

Autore

  • Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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