Acqua amica e acqua nemica. Ecco il nuovo Consorzio di Federico Vanni | MaremmaOggi Skip to content

Acqua amica e acqua nemica. Ecco il nuovo Consorzio di Federico Vanni

Parla Federico Vanni, 38 anni, alla guida del Consorzio di bonifica da poche settimane. «Primo garantire l’acqua alle aziende. Poi impedire che faccia danni. Ma il rischio zero non esiste»
Federico Vanni, 38 anni, da poco alla guida del Consorzio di Bonifica
Federico Vanni, 38 anni, da poco alla guida del Consorzio di Bonifica

GROSSETO. Alla fine tutto ruota attorno all’acqua. L’oro blu è una risorsa indispensabile per tutte le economie, in particolare per l’agricoltura. Nel mondo si combattono ancora decine di guerre per il controllo dell’acqua, nel Darfur (Sudan) sono oltre 20 anni che morti e violenze sono dovuti (anche) alla siccità. In Maremma, per fortuna, non si combatte per l’acqua.

Ma la risorsa idrica è comunque preziosa, basti pensare che le imprese del settore primario, che non vivono senza acqua abbondante, sono oltre 9200 e incidono per il 31% sul Pil provinciale.

Al tempo stesso l’acqua può rappresentare un pericolo, accentuato negli ultimi anni da cambiamenti climatici che moltiplicano e accentuano gli eventi estremi, rendendoli meno prevedibili e soprattutto localizzabili. Non più di qualche settimana fa, solo per fare un esempio, una “bomba d’acqua” ha fatto molti danni a Campiglia e Venturina, mentre nella vicina Follonica sono arrivate solo poche gocce di pioggia.

Acqua amica e acqua nemica, dunque: in mezzo c’è il Consorzio di Bonifica. Che svolge un doppio ruolo: deve garantire all’economia gli approvvigionamenti indispensabili per non rallentare e deve tutelare i cittadini dal rischio di alluvioni.

Federico Vanni: «Il rischio zero non esiste»

«Una cosa deve essere chiara – dice Federico Vanni, da pochi giorni eletto alla presidenza del Consorzio -: il rischio zero non esiste. Ma noi dobbiamo fare tutto il possibile per tenere sotto controllo il vastissimo reticolo idrico della Maremma, con i bacini dell’Ombrone, dell’Albegna, del Bruna. Peraltro su un territorio che, nei decenni passati, è stato gestito non sempre in modo corretto. Quando questi eventi estremi non c’erano si è costruito in zone che ora sono a rischio, si sono tombati corsi d’acqua che, oggi, non chiuderemmo mai. C’era una percezione diversa, ovviamente, ma ora siamo costretti a farci i conti».

«Al tempo stesso dobbiamo migliorare il sistema di piccoli e grandi bacini per accumulare l’acqua per la stagione calda. Per l’irrigazione, ma anche per l’antincendio».

Federico Vanni, 38 anni, siede ora sulla poltrona che, per quasi tre decenni, è stata di Fabio Bellacchi. Fino a novembre scorso non potevi parlare del Consorzio senza rapportarti con Bellacchi, prezioso custode di un patrimonio, la bonifica, che ha scritto la storia di questo territorio, dai Medici, ai Lorena, passando per il ventennio e poi per l’Ente Maremma, fino alla realtà attuale.

E forse non è un caso che la sede del Consorzio sia in via Leonardo Ximenes che, nel XVIII secolo, fu ingegnere idraulico che si occupò della bonifica della Maremma realizzando, fra le altre opere, la Casa Rossa nella Diaccia Botrona.

Adesso, pur restando sotto lo stesso accogliente e protettivo ombrello di Coldiretti, Federico Vanni è stato scelto per dare un impulso nuovo all’Ente, portando idee figlie della sua giovane età, ma anche di una discreta esperienza professionale.

Imprenditore del vino

Federico è imprenditore del vino. Sulle colline di Poggio La Mozza, nel Comune di Magliano, ma affacciata sulla collina di Grancia, la golena dell’Ombrone e lo splendido mare della Maremma, da lassù si vedono anche la Diaccia Botrona e Castiglione, c’è la sua azienda, la Fattoria San Felo, arrivata di recente a circa 53 ettari di estensione, in gran parte coperti da viti. Fa il Morellino, e non solo, Federico. E lo vende in Italia, ma soprattutto negli Stati Uniti, a New York, nel New Jersey, in Pennsylvania, California e Florida. Oltre che nel Canada.

E sa bene quanto le viti, così come gli olivi, abbiano bisogno dell’acqua. Una cosa è certa: adesso, se dovesse essere in difficoltà di approvvigionamento in un periodo di siccità, potrà prendersela solo con se stesso. Perché le chiavi della macchina di via Ximenes adesso le ha lui.

Federico Vanni davanti alla sede del Consorzio di Bonifica, in via Ximenes a Grosseto
Federico Vanni davanti alla sede del Consorzio di Bonifica, in via Ximenes a Grosseto

Federico Vanni: «Questa nomina una grande emozione»

Per Federico, candidato con Bonifica Amica, la lista di Coldiretti, la nomina alla presidenza è stata una grande emozione. Anche se quella poltrona al primo piano del palazzo di via Ximenes se l’era conquistata alle elezioni per il rinnovo dell’assemblea del Consorzio stesso, all’inizio di ottobre scorso, prendendo 350 preferenze in fascia 2 (per lo più composta da imprese, ndr) su circa 2900 votanti.

Su 15 eletti 9 sono così andati alla lista delle bandiere gialle e in due mesi la grande mediatrice Milena Sanna, vulcanica direttrice dell’associazione, ha composto i piccoli dissidi e ottenuto anche da buona parte dei 12 sindaci scelti da Anci i voti per arrivare alla maggioranza all’assemblea del 2 dicembre. La vicepresidenza a Roberto Olivelli, espressione di Cia e della lista Insieme per il territorio, ha completato il mosaico.

«Un’emozione incredibile essere eletto alla presidenza. Non mi ero mai candidato, ma ho avuto un successo personale importante. Tantissimi agricoltori mi hanno dato la fiducia, e ora ho la responsabilità di ripagarla. Da quando sono arrivato qui al Consorzio ormai passo il mio tempo solo qui. C’è tanto da fare, ho tanto da capire. E sono contento che la mia elezione sia stata così largamente condivisa».

Manca ancora il terzo membro, oltre a presidente e vice, che sarà scelto dopo le feste con una nuova assemblea.

Il nuovo consorzio di Vanni, non solo Grosseto

«Ho trovato un consorzio super attivo e trasparente, con dipendenti preparati che lavorano tanto e bene. C’è un direttore, Fabio Zappalorti, che ha in mano la situazione. Con me sarà sempre più un consorzio al servizio di tutti. Proverò a portare ancora più buoni rapporti con le istituzioni, le associazioni, i singoli agricoltori, incontrerò tutti i sindaci. E non si pensi che il Consorzio faccia solo manutenzioni, qui ci sono tanti progetti in essere e tanti da realizzare e che, magari, all’esterno non tutti conoscono. Per questo penso di coinvolgere le scuole, per illustrare cosa fa un Ente che rappresenta la storia di questo territorio».

«Un altro progetto in arrivo è “argini fioriti“. Semineremo gli argini, per tenere l’erba bassa e diminuire la manutenzione. E al tempo stesso aiutare le api, che sono il motore dell’agricoltura».

Il Consorzio ha un territorio molto vasto, esteso sulla provincie di Grosseto e di Siena e, in piccola parte, di Arezzo. 

«Il nostro compito è duplice, semplificando al massimo. Garantire l’approvvigionamento dell’acqua in estate e proteggere i cittadini da piccole e grandi alluvioni. Con i cambiamenti climatici che stiamo vivendo, peraltro, le “bombe” d’acqua sono possibili anche in primavera e in estate. E il mio lavoro abbraccia l’intero territorio, perché se riusciamo a fare opere importanti sul territorio di Siena, poi tuteliamo anche Grosseto. Quello che arriva in Maremma, parte dal Senese».

I grandi progetti in arrivo

In arrivo, se si troveranno i soldi, ci sono due grandi bacini, uno sul Lanzo e uno sul Gretano, ma servono 22 e 25 milioni di euro. Il primo interlocutore per il Consorzio per trovare questi soldi è la Regione. Ma per certe cifre servirà il ministero.

È invece in corso di realizzazione la cassa di espansione al Madonnino, per assorbire eventuali piene del Bruna.

«I lavori al Madonnino sono in stato avanzato. Contiamo di finirli entro l’estate. Inoltre stiamo facendo studi con l’università, sulla “manutenzione gentile”. Viviamo in un ambiente molto bello e delicato, per questo lavoriamo per fare interventi il meno invasivi possibile. Al tempo stesso ci stiamo impegnando perché in agricoltura si usino sempre più le bioplastiche che, in caso di alluvione, non danneggino l’ambiente».

Agricoltura in sofferenza, il piano per i bacini

L’agricoltura in Maremma sta soffrendo molto. In particolare per la siccità estiva.

«Il settore soffre, io lo vedo bene sui vigneti che, se l’acqua non basta, vanno in difficoltà. Abbiamo una serie di progetti in essere, per dare la possibilità a chi ha bacini, piccoli o grandi, di rimetterli in funzione. Anbi (l’associazione dei consorzi) nazionale ha fatto un piano laghetti. Ma Regione e Stato devono investirci. Non si può pensare che si possano fare queste cose solo con i contribuenti. Un esempio? Dal contributo di bonifica arrivano 12 milioni di euro all’anno, più o meno, solo l’invaso del Madonnino costa 6,5. Ma lo facciamo perché c’è stato un finanziamento. Abbiamo 8700 km di corsi d’acqua da manutenere. E la legge parla chiaro: i soldi dei contribuenti vanno usati per le manutenzioni».

La Maremma  è divisa in zone, trasversali: la costa, le colline, l’Amiata.

«Peraltro sono tutte in sofferenza. Il mio primo impegno è portare più acqua a tutti. È una priorità assoluta, anche se molto è stato fatto con i fondi del Pnrr. Al tempo stesso stiamo lavorando per far sì che l’acqua venga usata tutta, senza sprecarne una goccia. Già ce n’è poca, vanno ottimizzati i consumi».

Verrà sviluppata anche la parte tecnologica: «Per i rilievi ci stiamo attrezzando con i droni, che consentono di risparmiare moltissimo tempo. Abbiamo tecnici preparatissimi, dobbiamo abbracciare sempre più la tecnologia. La scienza ci può aiutare moltissimo».

E poi ci sono in arrivo, anche in Maremma, colture intensive che “bevono” moltissima acqua…

«In fondo anche i vigneti, in qualche modo lo sono. Se ci sono in arrivo oliveti intensivi è perché c’è richiesta di olio a basso prezzo, in particolare nella Gdo. Lo so che la Maremma è zona di produzione di alta qualità, ma in fondo è il mercato che comanda. L’importante è ben gestirle queste cose».

L’invasione dell’agrivoltaico

In Maremma sono in arrivo decine e decine di richieste di autorizzazione per impianti di agrivoltaico.

«A me questa cosa non piace. A mio avviso si va a togliere terreno all’agricoltura. Non ci raccontiamo storielle, se copri il terreno, sotto ci coltivi poco o niente. Mi sta bene sui tetti, mi sta bene nelle zone non agricole, ma non dove ci sono colture tradizionali. Poi capisco che gli imprenditori agricoli abbiano bisogno di incrementare le proprie entrate perché fanno fatica, ma non può essere la principale fonte di reddito. Perché gli agricoltori devono fare altro, sono i custodi del nostro meraviglioso territorio Che se non viene coltivato diventa anche più fragile».

Peraltro i Comuni hanno pochissima voce in capitolo, spesso vengono scavalcati dalla normativa nazionale: «Aspettiamo che la Regione faccia la mappa delle zone vocate e non vocate, sarebbe un aiuto».

E dell’agricoltura biologica cosa ne pensi?

«È ancora una goccia nel mare. La gente ha molto più interesse per la sostenibilità ambientale legata all’agricoltura».

 

Autore

  • Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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