GROSSETO. Ami l’asfalto o le strade bianche? Ti lanci nei single-track, ma sei uno di quello che sceglie gli S0 e S1, cioè i più facili? Oppure se non vedi S4 e S5, percorsi da brivido per esperti, neppure ti metti in sella? Ami scalare perché hai due gambe d’acciaio o ti fai sostenere nella pedalata dal motore dell’ebike? E ancora, pedali da solo, con gli amici, con la famiglia?
I ciclisti non sono tutti uguali, le biciclette non sono tutte uguali, si va da quella da corsa, alla graver (pensata per le strade bianche), alla mountain bike, alla e-bike, quest’ultime di più tipi e potenze. Ma forse solo in Maremma ci sono percorsi per ogni variante, dal cicloturista fino all’agonista.
Se pedali da Grosseto, a Castiglione, passando per la Diaccia Botrona fai solo asfalto, senza pendenze. Ancora più facile è il percorso dentro il parco della Maremma, dal centro visite di Alberese al ponte sull’Ombrone, 13 km da fare anche con la famiglia, con qualsiasi bicicletta. Se sali sull’Amiata o ti lanci dalle antenne dell’Argentario verso il mare, qui trovi tracks davvero impegnativi. E anche parchi preparati per chi ama il brivido della discesa, i bike-trail.
In Maremma ci sono centinaia di percorsi. Molti gettonatissimi, altri più curiosi, particolari, affascinanti.
Il consiglio è di utilizzare un’app per il telefono, che consenta di scaricarli e di seguirli con il gps. Le migliori sono Strava, che ha anche una versione free, Komoot, che è free ma fa pagare (una volta per sempre) le mappe, oppure la comunità Wikiloc, che consente di condividere le proprie mappe e non si limita alla mtb e alla bicicletta in generale, ma spazia anche nei percorsi a piedi e a cavallo. Sulle app le mappe si trovano in versione gpx, quindi leggibili dai navigatori o con la stessa app.
Alla scoperta delle antiche percorrenze, pedalando nella storia
E poi c’è la storia. Perché non tutti i percorsi sono uguali.
Se pedali in un’antica percorrenza, dove un tempo passavano i muli dei minatori, una ferrovia dismessa o, addirittura, i romani e gli etruschi migliaia di anni fa, assapori qualcosa che va oltre la semplice girata all’aria aperta, sportiva o amatoriale che sia. E scopri percorsi meno comuni, ma più affascinanti, quelli che non dimenticherai mai più.
«Non tutti lo sanno – dice Giovanni Pettinari – responsabile cicloturismo fuoristrada dell’Uisp di Grosseto – ma, per esempio, fra Ghirlanda, a Massa Marittima, e Follonica, un tempo c’era una ferrovia. Realizzata all’inizio del secolo scorso, fu dismessa nel 1944. Ecco, noi stiamo lavorando per recuperare quel percorso e farne un itinerario da mtb o e-bike. E come questo, ce ne sono decine e decine di altri, perché la Maremma, terra meravigliosa e poco antropizzata, è una delle zone più belle d’Italia per chi ama pedalare all’aria aperta. E da quando ci sono le biciclette con la pedalata assistita, gli appassionati si sono moltiplicati, si è aperto un mondo».
Le Colline Metallifere, da Monterotondo a Montieri, da Massa Marittima a Gerfalco, Scarlino e Gavorrano, sono una delle zone più organizzate per la riscoperta degli antichi percorsi e il tracciamento delle strade da fare in bicicletta. Qui ci sono le antiche vie dei minatori, che passano fra meravigliosa archeologia industriale, le vie del carbone, le vie degli asini. E il recupero di queste vie è anche un percorso nella memoria degli uomini, perché solo chi le ha fatte le ricorda nei dettagli.
Anche fra Sorano e Pitigliano, nelle terre del tufo, si stanno organizzando, perché le antiche vie cave, chiamate anche tagliate, perché sono vere e proprie cesure nel morbido tufo, si prestano a essere percorse in bicicletta.
Risalgono agli etruschi, ma ancora sono in buone condizioni. 2500 anni fa erano canali per convogliare le acque piovane dai pianori alle valli, semplici vie di comunicazione, passaggi strategici studiati contro i nemici, anche sentieri cerimoniali: oggi sono dei passaggi affascinanti, dove anche in estate si pedala al fresco.
«Esiste un’associazione – dice ancora Pettinari – che si chiama I Custodi delle vie cave (QUI il sito), nata da un gruppo di amanti della mountain bike, che ora organizza trekking nella zona ed escursioni. Stanno valorizzando e riscoprendo una rete meravigliosa. Qui siamo davvero fuori dai consueti percorsi che fanno tutti, qui si pedala esplorando un mondo diverso».
Intorno a Magliano, altra perla della Maremma, ci sono percorsi fantastici. Scendendo verso il mare di Talamone, la vista spazia fino a Montecristo, l’Elba, anche la Corsica. Qua e là ecco spuntare rovine medievali, come l’affascinante e misteriosa San Bruzio.
Da qualche tempo l’associazione Le Cudere sta lavorando a un progetto, chiamato Circolare, per la valorizzazione della zona. Si parla di agricoltura sostenibile e territorio, ma tutto parte dai percorsi cicloturistici e le tante connessioni sul territorio.
Siamo nella terra del morellino, fra borghi medievali, come la meravigliosa Pereta, e paesaggi dolci fra i filari di viti. La scelta dei percorsi è enorme, dalla semplice passeggiata alla scalata impegnativa, per gambe d’acciaio.
L’antica via Clodia da Roselle a Roma
E poi c’è la via Clodia, chiamata anche via delle Terme, perché passava per Vicarello, Stigliano e Saturnia, partendo da Roselle. Realizzata intorno al III secolo Ac, in alcuni tratti passava per le vie cave.
Di fatto parte a Roselle ed arriva a Roma ed era in collegamento con l’Aurelia più o meno dove adesso la SS1 si incrocia con la E78 Grosseto-Siena che, in fondo, è solo un pochino meglio di quella in pietre dei romani. Le antiche vie sono state una guida per quelle moderne.
«La via Clodia serviva ai traffici commerciali dell’antica Roma e si sviluppa sulle tre province di Grosseto, Viterbo e Roma. In Maremma la troviamo a Scansano, a Roccalbegna, a Saturnia, in tante zone del monte Amiata. Qui ci sono percorsi affascinanti, fra la natura e la storia, c’è la splendida scalata del monte Labro, con viste indimenticabili. In tanti posti si pedala sulle antiche pietre di oltre duemila anni fa, respiri proprio la storia».
Ogni angolo della Maremma offre percorsi unici e occasioni di esplorare il territorio fuori dalle strade che battono tutti. All’Argentario ci sono da scoprire decine di percorsi, peraltro ben segnalati dal lavoro della proloco di Porto Santo Stefano, che ha realizzato una dettagliata cartellonistica. E anche qui non manca qualcosa fuori dagli schemi.
Un esempio? Fra il 1913 e il 1944, c’era un ferrovia, che collegava Orbetello con Porto Santo Stefano, che passava anche sulla diga leopoldina. Le tratte trasformate in ciclovia, compresi i percorsi in galleria, saranno inglobate nella futura Ciclovia Tirrenica, quando sarà fatta. Ma adesso è uno spettacolo esplorarle.
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