La Vespa Cignalespa in mostra. Bigazzi fotografa il Conte Max Skip to content

La Vespa Cignalespa in mostra. Bigazzi fotografa il Conte Max

Dal 17 dicembre al 7 gennaio le foto del grande fotografo fiorentino in mostra al Lux. Inaugurazione con la musica del Conte Max
La locandina della mostra delle foto sulla Vespa Cignalespa
La locandina della mostra delle foto sulla Vespa Cignalespa

GROSSETO. Se un personaggio istrionico incontra un grande fotografo, e in mezzo ci metti una Vespa, la Maremma e i suoi cinghiali, può nascere qualcosa di eccezionale. Dal “frullato” di Conte Max Venturacci, la Vespa Cignalespa e il fotografo fiorentino Giovanni Bigazzi, ecco la mostra fotografica che, da sabato 17, apre al Lux Bar di via Orcagna.

Inaugurazione prevista alle 20, con la musica live, ovviamente, del Conte Max. La mostra proseguirà fino al 7 gennaio.

Bigazzi, molto conosciuto per la sua attività di fotografo, nonostante abbia solo 44 anni, è figlio di quel Giancarlo Bigazzi che è stato uno dei più grandi parolieri della musica italiana: sue sono la maggior parte delle canzoni di Umberto Tozzi, sua è Cirano di Guccini, ma anche Rose Rosse di Massimo Ranieri e tante altre, oltre alla colonna sonora di Mediterraneo. Ed è stato uno dei fondatori degli Squallor, con Totò Savio, il paroliere Daniele Pace e i discografici Alfredo Cerruti ed Elio Gariboldi: chi non è più giovanissimo li ricorderà.

Bigazzi: a giro per la Maremma con la macchina fotografica

«Il cinghiale – dice – è una creatura selvatica, ma nella mia visione, non proteso all’aggressione o a nessuna forma di invadenza di strade o giardini altrui, almeno non per forza è così, bensì nella sua sfera di “riservatezza” è animale che ha un tratto “mitologico”, per il suo senso di appartenenza al territorio alla ricerca della “ghianda” pertanto la sua icona ha una valenza del contatto con la natura nella macchia della Maremma, di cui senza dubbio è “il Re” incontrastato, e inoltre non sempre è una “preda scontata” per i cacciatori».

«L’altro significato del cinghiale come “totem satirico”, che trae origine dalle “icone bestiali” degli Squallor (di cui mio padre è stato uno dei fondatori). Soprattutto nelle copertine degli LP tutti questi riferimenti animaleschi erano allusioni a certe “icone” di quell’epoca (il film Rambo nel disco “Manzo”, “Vacca” si rifà al disco dei Pink Floyd con la mucca in copertina, Tromba la lingua del grammofono che simula il disco dei Rolling Stones ) Il cavallo di Troia, il Toro tra le mutande di Berta.. la Maremma maiala».

«Ecco che il “cinghiale” nel suo essere selvatico prende una connotazione chic proprio perché ha un valore multiplo nella natura, cosi come la goliardia con cui viene associato in espressioni ruspanti a volte come intercalare nei modi di dire soprattutto qui nell’edulcorata Maremma».

«Quando mi trovo a passeggiare con la macchina fotografica nel territorio, dall’entroterra (per le colline a Tirli, Scansano) fino alle distese litorali di Principina a Mare o i sentieri in sali scendi di Calaviolina, come potrebbe perlustrare un mammifero quadrupede in assoluta libertà senza catene, (solengo o in branco che sia) un cinghiale che “scolletta” dalla selva fino alla spiaggia».

Il Conte Max: in Vespa un viaggio “goast to goast”

L’idea della Vespa – spiega il Conte Max -, è nata dopo che nell’anno 2021 terminato con successo il giro per le colline e montagne maremmane a bordo della 500 Cignala dell’amico Eugenio Fagnoni, artista comico maremmano «riflettendo mi sono detto, il prossimo anno voglio fare anche tutta la costa, ma vorrei un mezzo vintage, che rappresenti la bella stagione».

«Invogliato anche dagli amici del vespa club di Grosseto, nella persona di Frasio e Nicola, che mi hanno accolto nello loro bellissimo mondo e senza i quali non sarei mai riuscito a procurarmi il mezzo, sono arrivato alla conclusione che la Vespa era perfetta».

«Una volta sistemata la meccanica, essendo un mezzo del 1990, da subito ho voluto replicare la serigrafia della 500, che tanto clamore aveva suscitato, anche nella Vespa, contattando lo stesso autore, l’artista Marco Sera Knm Milaneschi».

«Marco si è subito dimostrato disponibile, anche se pur con alcune difficoltà, considerando che disegna a bomboletta, aveva poco spazio utile rispetto ad un auto, aldilà di tutto, è riuscito grazie alla sua grande capacità ed immaginazione, a rappresentare il cinghiale in maniera minimal, diciamo selvatico ma anche elegante, o come dice il mio amico Giovanni “chic”».

«Da li è partito il mio viaggio lungo tutto il litorale maremmano, denominato “Goast to Goast” da Capalbio a Follonica passando per l’Isola del Giglio, con riprese video e racconti, aneddoti ai fini di promuovere il turismo»

«Per quanto riguarda il rapporto tra me e Giovanni, è stato un incontro di grande sinergia, due artisti che hanno in comune l’amore per la musica e i linguaggi di arte visiva, che esprimono la loro sensibilità attraverso la fotografia e il video».

«Il veicolo ha suscitato curiosità in Giovanni, che appena l’ha scoperta ha messo in azione il suo occhio con un reportage, ed è riuscito a far emergere i tratti somatici il carattere del cinghiale in “versione veicolo”, come valore simbolico di un animale che vive ed esplora da sempre il territorio marittimo».

 

 

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