GROSSETO. Sono 10 i nuovi laureati in infermieristica, che hanno studiato e si sono formati al Polo universitario grossetano.
Sono Antonietta Costanzo, Sten Talve, Giuseppe Zanella, Tommaso Calzolani, Gabriele Luzi, Diletta Donato, Alessandro Passaro, Claudia Pellitteri, Martina Bernardini e Alessia di Marte.
«Ai neo dottori in infermieristica vanno le nostre congratulazioni – dichiara Nicola Draoli, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Grosseto – con l’augurio che possano realizzare la loro aspirazione professionale nel settore pubblico, nel privato o nella libera professione e nel luogo in cui desiderano vivere».
L’Opi ricorda anche ai neolaureati che sul sito dell’ente, possono trovare una serie di informazioni utili per entrare a tutti gli effetti a far parte della professione. Nel 2022, sono state 22 le nuove iscrizioni ad Opi Grosseto, proprio in concomitanza con la pubblicazione, da parte dell’Ocse, del rapporto “Health at a Glance 2022”, che contiene dati preoccupanti sulla professione infermieristica e la salute.
A Grosseto, il numero degli infermieri è inferiore alla media italiana
«Nel momento in cui nuovi infermieri si affacciano sul mercato del lavoro – commenta Draoli – non possiamo non rilevare come questo numero denoti una tendenza preoccupante della nostra provincia». In Europa i laureati in infermieristica ogni 100mila abitanti sono 43, contro i 17 della media italiana e i 12 della media grossetana.
«Se si va a indagare il numero degli infermieri ogni 1000 abitanti, abbiamo una cifra che si attesta sull’8,6 ogni in Europa, contro il 6,6 della media italiana e grossetana. Abbiamo troppi pochi neolaureati mentre sappiamo che il nostro sistema sanitario ha bisogno di immettere nuovi infermieri», riprende Draoli.
Anche il numero di personale infermieristico in rapporto ai medici è più basso rispetto alla media Italiana che è sua volta più bassa rispetto alla media europea: In Ue questo rapporto è di 2,2, mentre in Italia si attesta all’1,6 e in provincia di Grosseto all’1,2.
«Si tratta di una tendenza drammatica per il futuro della sanità in questo territorio. Dobbiamo insistere, come diciamo da tempo, nel creare modelli organizzativi e formativi, con retribuzioni adeguate e differenziate, più attrattivi per i nostri giovani o avremo una comunità locale e un paese che, mentre invecchia e chiede maggiori risposte assistenziali, per assurdo non sarà più in grado entro pochi anni di erogare assistenza di qualità», conclude Draoli.
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