FIRENZE. Sulla vicenda dei gessi rossi e l’inchiesta della Dda interviene l’assessora all’ambiente della Regione, Monia Monni.
«Dopo la relazione della commissione bicamerale d’inchiesta, ho dato mandato ai tecnici di Arpat e di Regione Toscana di lavorare su una relazione che facesse il punto su tutti gli aspetti scientifici e amministrativi relativi alla questione dei gessi rossi. Un fatto di chiarezza che ritenevo e ritengo necessario. Una relazione che, come noto, è stata presentata alla stampa e trasmessa a tutti i livelli istituzionali interessati, a partire proprio dalla commissione parlamentare. Per questo, non appena venuti a conoscenza dell’attività d’indagine, nell’ottica della massima collaborazione, ho trasmesso anche alla magistratura la documentazione tecnica prodotta. Su tutti gli aspetti oggetto dell’indagine dobbiamo adesso aspettare, con rispetto e fiducia, l’esito del lavoro degli organismi inquirenti e della giustizia per chiarire tutti i risvolti di questa vicenda».
«Sono assessora da un anno esatto e una delle prime questioni sul mio tavolo è stata proprio questa, per dimensioni e per complessità. Parliamo di lavorazioni che, per ogni chilo di biossido di titanio prodotto, producono anche 6 chili di scarti. Si tratta, in buona sostanza, di 500.000 tonnellate l’anno di gessi rossi, una quantità ciclopica. Continuo oggi a ripetere ciò che apertamente dico da mesi e cioè che la proprietà deve presentare un piano di sviluppo che tracci un orizzonte diverso e alternativo nonché logicamente fondato sul massimo rigore rispetto alla tutela dell’ambiente. È necessario ridurre la quantità di gessi prodotti e individuare soluzioni diverse rispetto alla loro collocazione in cava. La proprietà è a conoscenza di questa posizione già da tempo».
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