GROSSETO. L’ultima tegola sulla Newlisi, la società finita al centro dell’inchiesta “Black water” cominciata dal nucleo di polizia giudiziaria della stradale e della municipale, al quale si è poi affiancata anche la guardia di finanza, è la confisca di 712.816,96 euro, eseguita dalle Fiamme gialle che hanno svolto le indagini su questo troncone, e la pena al pagamento di 26.667 euro disposta dal giudice per l’udienza preliminare Marco Mezzaluna alla spa, che è stata incolpata dell’illecito amministrativo della responsabilità dell’ente in relazione ai reati di corruzione aggravata per un atto contrario ai doveri d’ufficio.
Pena che è stata applicata all’esito del patteggiamento al quale la società è stata ammessa.
Presunti “affari truccati” per milioni di euro
Interdizione per il legale rappresentante
Mentre il filone sull’Acquedotto del Fiora si è concluso con l’archiviazione, quello sulla Newlisi spa è andato avanti, tanto che i due magistrati, lo scorso maggio, avevano chiesto al giudice di applicare all’allora legale rappresentate della società, la misura del divieto di esercitare uffici direttivi.
Le indagini infatti, avevano dimostrato l’avvenuto condizionamento della procedura di evidenza pubblica relativa alla costruzione dell’impianto di depurazione fanghi (idrolisi) in località San Giovanni, affidato dall’Acquedotto del Fiora S.p.A., alla società Newlisi S.p.a., in forza di un accordo corruttivo che si sarebbe instaurato tra l’imprenditore e una dipendente della società con specifici incarichi relativi alla gestione di appalti pubblici. Accordo consistito nella rivelazione di notizie riservate in cambio di favori.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Grosseto ha accolto la richiesta della misura interdittiva, per l’imprenditore, indagato per turbativa d’asta e corruzione. Si tratta di una misura specificatamente prevista per scongiurare il pericolo di reiterazione dei reati da parte di persone che ricoprono cariche rappresentative in seno a persone giuridiche consistente, nel caso di specie, nell’interdizione, per la durata di mesi sei, da ogni attività che riguarda gli uffici direttivi.
E sulla scorta di quell’inchiesta, il giudice Mezzaluna ha emesso la sentenza nei confronti della società, difesa dall’avvocato Carlo Baccaredda Boy di Milano. Società che è stata incolpata «per non aver adottato modelli di organizzazione idonei a prevenire reati della stessa specie di quelli contestati ad Antonio Capristo appunto.
Autore
-
Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
Visualizza tutti gli articoli