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Fernando Tizzi lascia: «impossibile continuare»

Troppe predazioni, il battagliero allevatore ha deciso di vendere le ultime 90 pecore
Fernando Tizzi durante una delle sue proteste

SATURNIA. Nell’ultimo periodo aveva perso circa 30 agnelli a causa delle predazioni. Ma è solo l’ultimo di una serie di episodi che hanno colpito il suo allevamento. Così Fernando Tizzi ha detto basta.

L’allevatore 76enne, che viveva la pastorizia come una missione, ha deciso di mollare tutto, maturando una scelta difficile e sofferta, accelerata dall’ennesimo atto predatorio.

«La goccia che ha fatto traboccare il vaso – racconta Tizzi – è quello che è accaduto poco tempo fa, in pieno giorno, mentre ripulivo l’ovile. Un lupo o ibrido che sia, ha preso una pecora di 18 mesi, era gravida, l’ha sbranata davanti ai miei occhi. Lì allora ho detto basta».

Tizzi è un fiume in piena, è amareggiato, dispiaciuto e scoraggiato. Non ci sta ad abbandonare quello che per lui significa vivere, ma non può fare altrimenti. «A 18 anni ho visto morire mio nonno e ho scelto di ereditare quello che mi stava lasciando. Discendo da una generazione di pastori del Casentino, venuti qua per la transumanza, la pastorizia è nel mio Dna, la sentivo come una missione. Domani, 5 giugno, venderò le mie ultime 90 pecore. Ancora non so come la affronterò».

Un’ottava rima per l’assessora Saccardi

Tizzi ha raccolto le sue emozioni in una composizione in ottava rima, inviata all’assessore Saccardi in Regione per esprimergli la sua situazione. In poche parole, in una comunicazione amichevole qual è il rapporto con l’assessore, le ha così sintetizzato il suo stato d’animo:

Erede di pastori transumanti,

che vennero in Maremma a pascolare

dal Casentino ne scesero in tanti,

di certo non vennero a villeggiare

bagnati di sudore sacrifici e canti,

la Maremma la fecero cambiare

di questo sono molto amareggiato,

di non aver mantenuto quel che ci avevano donato.

Le predazioni, il principale problema

Le predazioni che lo hanno colpito già dagli anni ’80, gli hanno strappato via un valore che quantifica in circa 300mila euro e racconta di aver vincolato anche la sua pensione per pagare i danni del lupo.

«Ho provato i recinti elettrosaldati già negli anni ’90, ma dopo poco ho tolto tutto. Mi sembrava di fare campi di concentramento per le pecore, mentre invece concepisco l’allevamento come una attività pe animali liberi, non rinchiuse tutto il giorno o quasi. Poi magari qualcuno parla anche di benessere animale», dice Tizzi.

«Ho avuto modo di espormi in molte sedi, anche a Torino e Milano – prosegue – ho combattuto finché ho potuto. Mi dispiace di aver dovuto fra fronte al problema dei predatori combattendo con persone che hanno più volte dimostrato di saperne poco di come si vive in campagna e dei problemi che gli allevatori devono affrontare».

«In questi anni ho visto di tutto, pecore sbranate, uccise perché ammassate in branco in angoli angusti, agnelli che si alimentavano dalla mammella della madre oramai in fin di vita – racconta Tizzi – ora ho deciso di smettere. Mio figlio, trentenne, lo ho allontanato da questo mestiere, preferisco che faccia altro».

Tizzi è il ritratto del mondo agricolo, in special modo di quello zootecnico, in difficoltà, che non ce la fa a fronteggiare un problema come quello delle predazioni e che purtroppo, non riesce a trovare soluzioni. Anzi, vede crescere sempre di più il numero degli esemplari di lupi e ibridi: un rischio sempre maggiore per le greggi e di conseguenza per tutta una branca del settore primario e del suo indotto.

Nelle sue parole, il dolore di chi è costretto a lasciare per disperazione.

Mirella Pastorelli, presidente del comitato pastori d’Italia, in contatto da anni con Tizi, ricorda la sua tenacia con un post su Facebook e racconta: «Mi ha telefonato ieri sera con la voce spezzata dai singhiozzi per la dolorosa scelta, lui resta per noi l’icona della pastorizia, sarà al nostro fianco, anche senza il suo gregge, a difesa di un lavoro che ha amato tanto. Davanti al silenzio e all’indifferenza non ha potuto far altro che arrendersi».

Autore

  • Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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