GROSSETO. Come ogni anno la sezione ANPI “Elvio Palazzoli” di Grosseto celebrerà l’assemblea dei propri iscritti. Quella che si terrà il sabato 2 aprile, non sarà un semplice momento rituale, e quest’anno avrà un valore ancora più importante per la posizione che la sezione “E. Palazzoli” e l’ANPI tutta ha assunto in merito all’invasione dell’Ucraina.
Nonostante alcune divergenti posizioni sulla guerra abbiano avuto rilevanza mediatica, il Congresso nazionale ha confermato la convinzione di non inviare armi alla resistenza Ucraina, in osservanza dell’art. 11 della Costituzione italiana. Facendo richiesta di attivare invece le organizzazioni internazionali come l’ONU per cessare il fuoco e «Per la ricerca di soluzioni che eliminino definitivamente i contrasti che non sono solo politici, ma anche e soprattutto economici» dice la sezione ANPI di Grosseto.
La relazione di Giuseppe Corlito (presidente della sezione) che introduce i lavori dell’assemblea, oltre a fare menzione alle questioni interne della sezione e al contesto cittadino e provinciale, parla di come l’associazione sia stata sorpresa, come un po’ tutti, dal recente conflitto in Ucraina: «La guerra in Ucraina è un’evenienza drammatica, che sta producendo migliaia di morti soprattutto civili e milioni di profughi. Il documento congressuale nazionale non l’aveva prevista, Il Presidente Nazionale Pagliarulo a Riccione l’ha dichiarata un’evenienza “imprevedibile” e il congresso provinciale non ha preso una posizione netta».
«L’Anpi è sotto attacco»
L’Anpi è sotto attacco per la posizione nazionale, come dichiara Corlito «Ci sono state divergenze interne, locali e nazionali, in particolare quella del presidente emerito, il partigiano Carlo Smuraglia, a cui da sempre va il nostro rispetto».
«Nel caso in esame – precisa Corlito – non vi è dubbio che la Russia di Putin (non il popolo russo) è l’aggressore: quindi la posizione dell’ANPI non presenta alcuna equidistanza, come sostiene la stampa filogovernativa in maniera interessata. Diciamo solo, analizzando le ragioni che hanno portato alla guerra, che l’espansione della Nato ad est, senza porsi i problemi antichi della sicurezza russa, cioè della paura dell’accerchiamento che risale all’epoca degli zar, ha provocato continue frizioni negli ultimi trent’anni. L’allargamento dell’UE ad est senza capacità di una politica estera comune e di una difesa comune ha portato più problemi di quanti ne ha risolto».
Il presidente poi sintetizza la sua visione in poche righe: «La guerra non è interesse dei popoli, i quali da sempre sono chiamati dai potenti a farne le spese in termini di vite umane e di costi economici. Schierarsi a favore di uno o dell’altro contendente è un errore clamoroso. Per essere chiari: i contendenti non sono gli ucraini, ma le superpotenze, l’oligarchia russa di Putin e la NATO egemonizzata dagli USA».
Tuona un monito contro gli interventisti: guai a fare troppe analogie con la storia italiana che ha visto la resistenza foraggiata dagli aiuti anglo-americani. «Gli alleati – dice Corlito – erano in guerra con la Germania nazista e l’Italia fascista, noi – Italia e UE – non siamo in guerra con la Russia. Mandare armi vuol dire essere di fatto co-belligeranti, è un’estensione del conflitto, non una politica di pace. Lo stesso Smuraglia si contraddice, quando sostiene che non entrare in guerra è la linea invalicabile. I nostri governanti ci stanno facendo il trattamento della rana bollita: parlano di razionamenti, di allargamento del conflitto, di rischio di guerra mondiale, del possibile uso delle armi nucleari, in una escalation continua. In una parola ci stanno abituando un po’ per volta ad essere in guerra».
Questa posizione è stata condivisa da un gruppo interno al direttivo provinciale e di altre sezioni ed è stata resa pubblica sui media per dare tempestività alla risposta, ma la raccolta di adesioni in calce al documento è in corso.
L’assemblea in programma per sabato 2 provvederà ad eleggere il nuovo comitato di sezione e vi sarà la consegna delle tessere e degli attestati alle famiglie della partigiana combattente Liciana Rosi Boschi e di Arcadio Diani, ucciso nel 1921 durante l’aggressione fascista alla città di Grosseto.
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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