GROSSETO. Si sarebbero coperti il volto con dei berretti o con delle sciarpe, «come se si fossero messi il passamontagna». Prima di aggredire i tre ragazzini che stavano mangiando un pezzo di pizza sulle Mura, al Bastione Mulino a Vento, avrebbero cercato di non farsi riconoscere. Impossibile, tra quindicenni che frequentano le stesse scuole, gli stessi campi di calcio o di tennis, le stesse comitive e la stessa città dove bene o male ci si conosce ancora tutti.
Uno sguardo, poi le botte
Sarebbe bastato uno sguardo ad accendere la miccia, sabato 5 febbraio, intorno alle 20.30 sulle Mura. In dieci contro tre, qualcuno armato di coltello. A quindici anni, poco più. Due ragazzini, difesi dagli avvocati Diego Innocenti e Romano Lombardi, si sono presentati martedì 8 febbraio davanti al giudice del tribunale dei minori di Firenze. Sono indagati per rapina e lesioni e probabilmente, presto i nomi di altri minorenni si aggiungeranno a questa lista.
I carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Grosseto stanno visionando le immagini delle telecamere di videosorveglianza disseminate in città e stanno ancora sentendo i ragazzi che sarebbero stati presenti al momento dell’aggressione. In tre o quattro avrebbero agito, picchiando i loro coetanei, mentre gli altri li avrebbero incitati. Un branco, la modalità è stata questa.
Uno dei due ragazzini che è stato portato sabato sera in caserma, è stato trovato dai carabinieri in cima a corso Carducci: aveva i vestiti sporchi di sangue e un coltello in tasca, anche se i ragazzi aggrediti, di lame ne avrebbero viste tre o quattro. Armi che i militari stanno cercando.
Quello che sconvolge è questo: il fatto che a poco più di quindici anni siano usciti da casa armati, con sciarpe o berretti per nascondersi e picchiare. E rapinare i loro coetanei dei pochi euro che avevano in tasca, solo per affermare la loro supremazia, certo non per i soldi.
La peggio gioventù
È l’idea della peggio gioventù quella che viene fuori dall’aggressione di sabato sera, ma anche della meglio, quella delle ragazze che avrebbero cercato di fermare il pestaggio. «Basta ragazzi, basta, fateli smettere», avrebbe urlato una voce femminile all’indirizzo degli aggressori.
I carabinieri stanno sentendo i ragazzini che hanno visto quello che è successo sulle Mura per ricostruire le fasi delle aggressioni che si sono succedute sabato sera. Perché non c’è stata soltanto quella al Cinghialino, nel corso della quale sono rimasti lievemente feriti due ragazzini. Ce ne sarebbero state altre due ancora tutte da ricostruire: un quindicenne è stato trovato con il naso fratturato, in piazza Dante, un’ora e mezzo più tardi, mentre un quarto era già stato portato al pronto soccorso con vistose ferite alla testa. Quest’ultimo, è stato accertato successivamente dai carabinieri, era il fratello di uno dei tre ragazzini accerchiati, picchiati, minacciati e rapinati sulle Mura.
I due ragazzini che sono stati sentiti dal giudice minorile a Firenze si sono mostrati pentiti per quanto fatto ai loro coetanei. Per due mesi non potranno uscire da casa dalle 22 alle 6, dovranno dimostrare di comportarsi bene e dovranno anche avere un buon rendimento scolastico. Un periodo che dovrà servire loro per rendersi conto che quello che hanno fatto sulle Mura poteva avere conseguenze ben più gravi: fossero stati maggiorenni, sarebbero stati portati in carcere.
Una volta in caserma, anche di fronte ai loro genitori che si sono trovati catapultati in un vero e proprio incubo, hanno provato a negare. Nonostante le macchie di sangue sui vestiti e nonostante che i loro nomi fossero venuti fuori subito dopo l’aggressione. Li avevano visti e riconosciuti in diversi e in diversi li hanno indicati ai carabinieri, chiamati dal titolare di un locale del centro dal quale si erano rifugiati i due minorenni picchiati.
Presto quindi, altri ragazzini potrebbero essere indagati: che i due quindicenni non avessero agito da soli lo ha scritto anche il pm nel capo d’imputazione. Hanno agito «in concorso con altri soggetti non ancora identificati», si legge. Sabato sera, quando sono usciti dalla caserma, nei loro confronti è stata applicata la misura cautelare dell’accompagnamento, che nel processo minorile equivale a una sorta di domiciliari. Misura della quale era stata chiesta l’applicazione al giudice che ha invece optato per la permanenza domiciliare dalle 22 alle 6.
Autore
-
Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
Visualizza tutti gli articoli