FOLLONICA. Ergastolo per Raffaele Papa, venti anni per il padre Antonio. È finito così il processo d’appello per la sparatoria di Follonica, quella del 13 aprile 2018 in via Matteotti, quando fu ucciso Salvatore De Simone e furono feriti in maniera gravissima il fratello dell’uomo, Massimiliano e la farmacista Paola Martinozzi che stava andando al lavoro, nella farmacia di famiglia. La sentenza della Corte d’appello aveva confermato le condanne di padre e figlio che, assistiti dagli avvocati Luigi Esposito del foro di Taranto e Giuseppe Stellato del foro di Santa Maria Capua Vetere, hanno deciso ora di rivolgersi alla Suprema corte. L’udienza si terrà ad aprile.
L’ultima speranza per evitare l’ergastolo
La Cassazione, per i due, è l’ultima spiaggia: il padre Antonio, condannato a vent’anni, è ancora a piede libero. Accusato di concorso anomalo in omicidio, dopo il pronunciamento della Suprema corte per il 58enne si potrebbero aprire le porte del carcere. Raffaele, invece, è rinchiuso nel carcere di Avellino dove sta scontando l’ergastolo.
L’avvocato Esposito, che assiste padre e figlio, avevano presentato appello sostenendo che la lite scoppiata tra i Papa e i De Simone (avvocati di parte civile Lorenzo Ferretti per i figli e la moglie di Salvatore, Franco Ciullini per Massimiliano e la moglie) provocata dall’acqua che da
un balconcino dell’hotel Stella, di proprietà della mamma dei De Simone, Giuseppa Marcelli (assistita dall’avvocato Alessandro Risaliti) , stava cadendo sulla tenda della rosticceria Da Buono, non rappresentava un motivo “futile”, come lo aveva definito nella sentenza il giudice Marco Mezzaluna, valendo così come aggravante. Durante l’udienza, nel quale sono parti civili anche il Comune di Follonica (avvocato Andrea Coscarelli) e la farmacista, con i suoi familiari, assistiti dagli avvocati Laura Pacenti e Tullio Padovani, verranno presentati ulteriori motivi d’appello dopo che i giudici fiorentini hanno depositato, ormai mesi fa, le motivazioni della conferma delle condanne.
«Sette secondi per distruggere due famiglie»
I giudici della Corte d’Appello di Firenze avevano definito «folle» la sparatoria scoppiata in via Matteotti, che «in soli sette secondi – scrivono – è costata la vita al giovane Salvatore De Simone, lavoratore e padre di famiglia, fulminato da un colpo al cuore sotto gli occhi della madre, ed ha distrutto altre due famiglie (quella di Massimiliano De Simone, rimasto gravemente invalido, e quella della farmacista Martinozzi, anch’ella appena cinquantenne e con due giovani figlie, un marito e due genitori disperati)».
Le telecamere di videosorveglianza installate all’ingresso della rosticceria “Da Buono”, gestita da Antonio Papa, avevano ripreso quei secondi di follia. Gli avvocati di padre e figlio avevano chiesto l’assoluzione per il primo e uno sconto di pena per il secondo, sostenendo per quest’ultimo che la sua condotta era stata determinata da una «condizione di debolezza psicologica». Diversa l’idea dei giudici della Corte d’appello che non avevano nemmeno concesso le attenuanti generiche al trentenne che aveva impugnato una Tanfoglio e sparato: «Seppur quasi incensurato – sostengono i giudici fiorentini – ha dato prova di una capacità a delinquere di inusitato spessore, vera e propria macchina da combattimento».
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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