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Addio al Fico degli Ottentotti al Giglio. Ma non sparirà

Una volta iniziata l’estirpazione del fico degli Ottentotti da alcune zone dell’Isola del Giglio, sono arrivati i primi allarmi su modalità e finalità dell’intervento
Scogliera a Capel rosso con tappeto di fico degli Ottentotti

ISOLA DEL GIGLIO. Non solo i mufloni, anche alcune specie vegetali sembrano mettere a rischio le piante originarie dell’isola.

La ditta incaricata dall’Ente Parco infatti,  ha cominciato l’estirpazione del Fico degli Ottentotti dal promontorio del Capel Rosso. Portando avanti così parte del progetto “Life LetsGo Giglio”. L’azione, segnalata da alcuni gruppi ambientalisti come profondamente dannosa, sembrerebbe in realtà voler ristabilire un equilibrio tra suolo e flora autoctona.

Particolare del Carpobrotus (fico degli Ottentotti)

Il progettista e direttore dei lavori dell’intervento di rimozione del Fico degli Ottentotti (Caprobrotus), Michele Giunti, riporta la situazione: «Mi trovo nuovamente costretto a ripetere quanto già affermato in altre occasioni (incontri pubblici a inizio progetto, e commenti vari sul web).

Questo intervento è finalizzato alla tutela di alcuni degli habitat più importanti che sono presenti sull’isola e che sono protetti a livello europeo. Chi è interessato, può leggere i documenti progettuali sul sito del progetto e comprendere come si tratti di un intervento di conservazione della Natura e non di distruzione.

Non si tratta di eraducazione totale come parlano alcuni, ma di un suo contenimento. Il fico degli Ottentotti è inoltre presente anche in molti giardini privati e anche in altre aree dell’isola, sarebbe impossibile eradicarlo totalmente. L’eliminazione del vegetale coinvolgerà le zone dei due fari e la parte meridionale».

Un vegetale “alieno”

Esemplare di Limonium Sommierianum (specie endemica del Giglio, Giannutri e Montecristo) soffocato dal Fico degli Ottentotti

Il fico degli Ottentotti è classificata come una specie invasiva di origine sudafricana, portata al Giglio alla fine dell’800, risulterebbe quindi estraneo alla flora originaria dell’isola, presente da migliaia di anni. «Al Giglio è presente una specie (Limonium sommierianum) che è un endemismo esclusivo, ovvero vive soltanto qui – racconta Giunti – a Giannutri e Montecristo. Ed è la specie più minacciata dal Fico degli Ottentotti perché cresce esclusivamente sulle scogliere a poca distanza dal mare, dove questa pianta invasiva forma tappeti densi e non c’è spazio per nessuna altra specie, soprattutto per quelle di maggiore interesse conservazionistico e divenute rare come la Senecio cineraria, il Limonium sommierianum e l’Artemisia arborescens, della quale sull’isola vivono le popolazioni più importanti della Toscana appartenenti a questa specie».

Il Fico degli Ottentotti, illustra Giunti: «modifica la natura nel suolo (concentrazione degli elementi, contenuto della sostanza organica, pH, ecc) rendendo impossibile la germinazione dei semi di altre specie. Tanto maggiore è la presenza del Fico e tanto minore sarà quella di altre piante. Queste cose sono dimostrate a livello scientifico e sono inconfutabili. Tanto è vero che interventi come questo vengono eseguiti in tutto il mondo, dal momento che questa specie è stata diffusa ovunque e lasciata crescere senza controllo».

Carpobrotus con Artemisia arborescens (di colore azzurrino) che è un’altra specie di interesse conservazionistico presente sull’isola

 

Le preoccupazioni per il metodo di eliminazione

Per l’eliminazione sembrava inizialmente fossero utilizzate delle grandi strisce di materiale plastico, per coprire le aree interessate e non far vegetare la pianta: una indiscrezione errata questa, che aveva fatto discutere.

«Riguardo ai teli – spiega Giunti -questi non copriranno superfici estese ma saranno molto localizzati. La tecnica di rimozione prevede infatti che il materiale, estirpato esclusivamente a mano, venga accumulato in aree circoscritte di alcuni metri quadri che saranno coperti temporaneamente da teli scuri anti-alga che permetteranno il disseccamento del materiale vegetale.

Non ci saranno quindi distese di teli a Capel Rosso, ma soltanto singoli mucchi coperti. In molti casi non si procederà neppure con la copertura ma il materiale estirpato sarà semplicemente depositato sui liscioni granitici lasciandolo seccare al sole. Saranno necessari più ripassi nel corso dei prossimi anni per togliere le piante che saranno ricresciute dai semi presenti al suolo. Resto disponibile a qualunque ulteriore chiarimento, anche di persona, come ho sempre fatto».

Autore

  • Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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