ORBETELLO. In un’Italia abituata a dibattere su tutto, persino sul meteo, la Maremma ha regalato al paese una nuova polemica: il mistero del grembiulino perduto. O, per meglio dire, del grembiulino scambiato. A lanciare il caso è stato il sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, indignato per un presunto “indottrinamento gender” in un asilo di Albinia, il Santa Maria delle Grazie.
In un video il sindaco, che non ha mai citato l’asilo, sia chiaro, denunciava che ai bambini venissero fatti indossare grembiuli scambiati, rosa ai bimbi, azzurri alle bimbe, come simbolo di un’educazione pericolosamente progressista.
Però quanto affermato dal sindaco dal video di denuncia sull’asilo, di Albinia non risponde al vero.
I genitori: «Non ci sono indottrinamenti all’asilo»
Vivarelli Colonna, con la prontezza di un gladiatore digitale, si lancia in una crociata contro questo “scandalo educativo”. Peccato che la realtà sia molto meno avvincente della teoria complottista: nessun “scambio di grembiuli” a fini ideologici, solo normali pratiche di pulizia e un unico scambio, un anno e mezzo fa, per sensibilizzare i piccoli sulla violenza contro le donne.
Se un bambino si sporca, gli educatori gli cambiano il grembiule. Fine della storia.
A mettere la parola fine alla polemica ci pensa chi l’asilo lo vive ogni giorno: i genitori. Ne abbiamo incontrati alcuni.
Uno di questi dice: «Io ho tre figli in quell’asilo e vi posso garantire che tutta questa storia è una colossale bufala. Le educatrici sono attente e professionali, non c’è nessun indottrinamento. Anzi, l’istituto, che è privato, segue linee guida cristiane e cattoliche. Se qualche mamma in passato ha avuto dubbi su certe teorie, è stata subito chiarita la situazione».
«Per quanto riguarda lo scambio di grembiuli? Assolutamente no. Quando mio figlio torna a casa ha sempre il suo. Se si sporca, gli cambiano il grembiule, ma con uno suo o comunque uguale. È una situazione normalissima. In caso contrario saremo stati noi genitori i primi a intervenire se ci fosse qualcosa di strano, ma qui si sta parlando davvero del nulla. L’asilo in questione – chiude questo genitore – segue principi educativi che promuovono uguaglianza nei diritti e doveri, senza alcun tipo di indottrinamento ideologico».
Il post dell’asilo e la foto del 2023
Il post e la foto erano stati fatti nel novembre 2023 in prossimità della giornata sulla violenza delle donne e quando si parlava di fatti di cronaca particolarmente eclatanti come l’omicidio di Giulia Cecchettin.
«Solo in quella occasione le educatrici per sensibilizzare e per promuovere una parità di diritti e doveri di tutti hanno praticato questo scambio. Assolutamente simbolico e mirato agli eventi di quel momento. Questo è un istituto di linee guida cristiane e cattoliche, pertanto gli indirizzi sono ben noti a tutti».
Mentre il polverone si deposita, resta una domanda: chi ripagherà l’asilo e le sue educatrici per la gogna mediatica? La vicenda dimostra per l’ennesima volta che bastano poche parole mal interpretate per scatenare un putiferio. Alla fine, il tempo farà giustizia, ma nel frattempo qualcuno dovrebbe riflettere su come si fa informazione e politica. Magari partendo da un semplice principio: prima di indignarsi, meglio accertarsi che il grembiule non sia… semplicemente sporco.