ORBETELLO. Il flash mob dei Pescatori di sabato 18 ha riportato d’attualità il problema della laguna di Orbetello. Dopo il disastro dell’ultima estate, infatti, ancora non sono stati fatti interventi strutturali per impedire che succeda di nuovo. E, purtroppo, le condizioni della laguna, unite ai cambiamenti climatici che portano temperature sempre più alte, anche fuori stagione, fanno temere che i problemi possano tornare.
Con conseguenze che sarebbero disastrose su tutto il sistema economico orbetellano.
Eppure la laguna dovrebbe essere una risorsa, non un problema. Orbetello città sull’acqua, se quell’acqua non fosse satura di alghe e piena di pesci morti, sarebbe una perla per il turismo maremmano. Ma tutte le attività possibili, dalla pesca sportiva, alle gite in battello, magari a un traghetto fra il paese e la Giannella, sono così vanificate.
Ne parliamo con Pierluigi Piro, presidente della Cooperativa dei Pescatori, che sabato ha organizzato l’incontro: «Ma non per parlare delle cooperativa – spiega – ma per mettere di nuovo l’accento su un problema che, a Orbetello, interessa tutti. Il tempo passa e non si fanno interventi per risolvere le criticità. Noi siamo preoccupati ma, come noi, dovrebbe esserlo chiunque a Orbetello ha un’attività. Non ci possiamo permettere un’altra estate in cui Orbetello finisce sui media per le morìe e i moscini».
Alla manifestazione di sabato l’Amministrazione non c’era («ma io avevo invitato sia il sindaco che l’assessore alla laguna Berardi, però c’era la consigliera d’opposizione Chiara Serracchiani che, sia chiaro, non lavora per noi. Era lì perché esponeva delle foto» chiosa Piro) e la nascita del Consorzio per la gestione della laguna di Orbetello, fortemente voluto dai depurati grossetani Fabrizio Rossi e Marco Simiani, di cui dopo l’approvazione alla Camera adesso si sta parlando al Senato per il via libera definitivo, servirà soprattutto per la gestione ordinaria della laguna.
E avrà bisogno di un certo periodo per entrare in funzione in modo definitivo.
Ma per la gestione straordinaria, quindi per gli interventi strutturali necessari per ridare ossigeno, in tutti i sensi, alla laguna, serve un piano di emergenza da mettere in moto in tempi brevi. E il milione di euro stanziato per il Consorzio stesso non è certo sufficiente.
Piro: «Primo passo, mettere nuovi barchini per le alghe»
Pierluigi Piro la laguna la conosce bene e la vive ogni giorno. E le criticità le tocca con mano.
«Si stima che ci siano circa 400 tonnellate di alghe depositate sul fondo ed è una stima per difetto. E quell’acqua verde che si vede è causata dai cianobatteri che sono a galla e che, al primo caldo, finiranno per “esplodere”, dando inizio ai problemi registrati nell’estate appena passata».
Questo cosa comporta?
«È una situazione che va gestita. Da sempre vengono utilizzati dei barchini che raccolgono le alghe, smuovono i fanghi e insufflano aria. Ma ce ne sono solo tre e sono vecchi di decine di anni tanto che se si guastano neppure si trovano i pezzi di ricambio. Adesso, per la stessa funzione, ne esistono di moderni, elettrici peraltro, che costano circa 60mila euro l’uno. Con 600mila euro ne avremmo 10 e risolveremmo il problema una volta per tutte».
Ma basterebbe questo?
«No, non basta, sia chiaro. Ma sarebbe un passo importante. Servirebbero anche degli acceleratori di flusso per le zone dove l’acqua è più stagnante e si creano i fenomeni di anossia, magari delle pompe ad Ansedonia. E poi andrebbero previsti interventi strutturali importanti da fare negli anni».
Per esempio?
«Vanno scavati i canali, che ora sono pieni di alghe e fanghi e non consentono lo scambio di acqua con il mare aperto in modo ottimale. Tanto è tutto legato a questa cosa: la laguna deve scambiare acqua con il mare. Certo servono più soldi, ma vanno trovati. E non lo dico solo io, sia chiaro».
Chi altro lo dice?
«Guarda, nel tempo sono stati affidati incarichi a esperti che hanno analizzato la laguna e prospettato soluzioni. Sono di vari periodi, ma tutti, più o meno, dicono le stesse cose. Il problema è che serve a poco fare analisi e farsi dare soluzioni se poi rimangono sulla carta. Anche andando indietro nel tempo, era già tutto chiaro».
Da quando?
«Da oltre un secolo… Esiste un libro di Raffaele Del Rosso (1859-1927, Orbetello gli ha anche dedicato una via, ndr) del 1905 intitolato Pesche, peschiere antiche e moderne nell’Etruria marittima in cui già si parla del problema delle alghe nella laguna di Orbetello».
Le alghe, da problema a risorsa
Le alghe, adesso, vengono smaltite come rifiuti speciali o urbani?
«Sono assimilate agli sfalci del verde, sono urbani. Sono al 95% composte di acqua, quindi pesano molto e lo smaltimento ha un costo. Purtroppo anche qui si pagano errori fatti negli anni».
A cosa si riferisce?
«All’impianto di Patanellino, realizzato e mai entrato in funzione. È lì abbandonato da anni. Lo volle Rolando Di Vincenzo nel 2010, allora commissario straordinario per la laguna di Orbetello. Avrebbe dovuto lavorare le alghe, essiccandole e lavandole. C’era anche il progetto, mai realizzato, del Patanellone, un impianto a biogas che avrebbe utilizzato le alghe».
LE FOTO – L’impianto di Patanellino (foto di Tiziana Massai)
Come potrebbero essere usate?
«Una volta trattate possono diventare mangimi o concimi. Ma vengono usate anche dalle cartiere. Insomma, invece che un costo, potrebbero diventare un ricavo. Basta che qualcuno si muova».
Quindi un’altra laguna è possibile?
«Io me la immagino come una formidabile risorsa per il turismo, una volta che l’acqua sarà tornata pulita. Possibile che un ecosistema così meraviglioso sia invece un problema?»
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Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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