GROSSETO. Truffa aggravata in concorso, profanazione di tombe, intralcio alla giustizia, distruzione della proprietà tramite incendio e attraversamento illecito della frontiera: queste sono le accusa che pendevano su Davide Pecorelli.
L’imprenditore aveva simulato la sua morte attraverso l’incendio di un auto e poi è ricomparso nelle vicinanze dell’isola di Montecristo, dove stava cercando il tesoro di San Mamiliano.
Lo scorso 24 maggio la corte d’Appello di Perugia ha dato il via all’estradizione di Pecorelli, una richiesta a cui si è appellato.
Ieri, lunedì 16 dicembre, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della difesa di Pecorelli, assistito dagli avvocati Massimo Brazzi ed Andrea Castori.
L’ultima speranza per l’uomo che si è ricostruito una vita in Italia è il ministro della giustizia Carlo Nordio.
Finge la sua morte
L’uomo ha finto la sua morte dando fuoco a una Skoda Fabia, noleggiata all’aeroporto di Rinas. Al suo interno c’erano ossa umane appartenenti a un cadavere riesumato in un cimitero, un orologio e un cellulare.
Il motivo di quel viaggio in Albania era la vendita di un macchinario per trattamenti estetici, che poteva aiutarlo a sollevarsi da una crisi economica, aggravata dalla pandemia di Covid-19. Ma l’uomo ha finto la sua morte per poi “tornare in vita” come naufrago dopo 6 mesi dal fatto.
Delle azioni, quelle dell’uomo, che lo hanno portato in diversi tribunali: quello di Grosseto, dove il giudice Marco Mezzaluna lo ha condannato ad un anno di lavori socialmente utili e in quello di Scutari, in Albania, che lo ha condannato a 4 anni per l’accusa di truffa aggravata e ha chiesto l’estradizione.
La procura albanese ha chiesto l’estradizione per l’accusa di truffa aggravata è ai danni dell’autonoleggio dell’aeroporto e per l’attraversamento a piedi della frontiera. Ma l’uomo avrebbe già risarcito l’autonoleggio e quindi la richiesta collide con il principio della doppia incriminazione e quello alla proporzionalità della pena prevista dalla giustizia albanese.
Sì all’estradizione dalla Cassazione
La richiesta dell’estradizione da parte della procura di Puke ha portato gli avvocati a scrivere un ricorso di 15 pagine, dove hanno anche sollevato il problema delle condizioni delle carceri in Albania. I legali hanno presentato alla Corte di Cassazione molte sentenze della Corte europea, evidenziando il rischio per Pecorelli di incombere in trattamenti disumani o degradanti.
La Corte di Cassazione, però ha respinto il ricorso e ha confermato il sì all’estradizione della Corte d’appello di Perugia, che lo scorso maggio ha dato il via libera all’esecuzione del mandato d’arresto internazionale del tribunale di Puke, emesso il 22 ottobre 2022.
Gli avvocati avevano sottolineato anche che per il reato di truffa aggravata hanno qualche perplessità, sia in ordine corretta qualificazione del fatto che in relazione alla sproporzione della pena della legge albanese rispetto a quella italiana. Inoltre, hanno chiesto un istruttorio per verificare se le condizioni dei detenuti in Albania siano conformi al divieto ai trattamenti inumani e degradanti per i carcerati.
Un ricorso che la Corte di Cassazione ha respinto e ora all’imprenditore non resta che rivolgersi al ministro della giustizia Carlo Nordio. E c’è la possibilità anche di un eventuale esame di fronte alla Corte europea per i diritti dell’uomo.
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