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Arriva il vino senza alcol, i dubbi delle aziende in Maremma

Vino senza alcol. Le aziende della Maremma hanno forti dubbi, ma il mercato cresce. E magari qualcuna tenterà questa avventura anche da noi
Arriva il vino senza alcol in Italia. Un momento della vendemmia e una bottiglia di vino ad alcol zero
Arriva il vino senza alcol in Italia. Un momento della vendemmia e una bottiglia di vino ad alcol zero

GROSSETO. Ormai i prodotti nati come alcolici, ma senza alcol stanno conquistando il proprio posto nel mercato enogastronomico mondiale, basti pensare ai gin e alla birra analcolica.

Ora tocca anche al vino: l’Unione europea qualche tempo fa ha dato il via alla produzione del vino senza alcol e in Italia è stata presentata una bozza per disciplinare la materia.

Insomma quello dell’alcol free sembra essere una moda che sta toccando sempre più settori, ma farà breccia anche in Maremma?

Il vino è ciò che accompagna l’uomo da secoli e secoli, un compagno fedele da circa 7mila anni, e ormai fa parte della cultura enogastronomica maremmana.

La terra qui regala al vino sentori, sensazioni, sapori e colori unici. Per questa passione tramandata di generazione in generazione, qualche produttore ha storto il naso alla proposta di legge del vino senza alcol o con una graduazione alcolica dimezzata.

«Se il governo ascolterà le associazioni di categoria a breve potrebbe partire la produzione anche in Italia – dice Luca Pollini, direttore del Consorzio tutela vini Maremma toscana – Una produzione che, probabilmente, riguarderà solo le aziende con una vasta produzione di vino. Personalmente credo soprattutto in Lombardia e in Veneto».

La dealcolizzazione

Nelle bottiglie di vino è presente l’etanolo e nasce dagli zuccheri presenti nel mosto del vino. Lo scopo della fermentazione alcolica (che poi è sostanzialmente la stessa che avviene con il lievito per fare pane) è di dare vita a tutta una serie di sottoprodotti della fermentazione, che poi saranno gli aromi fermentativi, che compongono la base olfattiva di ogni vino

La dealcolizzazione avviene attraverso due processi diversi: la distillazione e l’osmosi inversa. Sostanzialmente nella prima, il vino deve passare in tubi d’acciaio a temperature molto basse, in modo che l’alcol evapori. Nella seconda, invece, alcune membrane sottilissime sottopongono il vino a pressioni elevate, così l’alcol evapora e, infine, ci viene aggiunta dell’acqua

La legge dice che I termini «dealcolizzato» (fino a 0,5%) o «parzialmente dealcolizzato» (sopra 0,5% ed entro la gradazione minima prevista dalla specifica categoria di vino) sono consentiti per il vino, per il vino spumante e per il vino frizzante gassificato. Sono esclusi i liquorosi, i vini da uve appassite, gli spumanti gassificati. La dealcolizzazione totale è limitata ai prodotti senza denominazione di origine o indicazione geografica. Mentre la dealcolizzazione parziale è consentita per tutti i vini, i vini spumanti e i vini frizzanti gassificati.

«Il vino alcolfree prima era negato dalle norme, se passerà la legge sarà possibile produrlo – dice Francesco Mazzei, presidente del consorzio di tutela dei vini Maremma Toscana – È una fetta di mercato che sta prendendo sempre più piede e probabilmente anche in Maremma qualcuno inizierà la produzione».

Una produzione che, però, presenta qualche complessità: la proposta di legge governo prevede che le aziende abbiano due strutture diverse dove produrre il vino con e senza alcol. Inoltre, le aziende pagherebbero anche le accise perché inizierebbero a distillare. Per non parlare del costo dello smaltimento delle sostanze prodotte dall’osmosi inversa.

«L’alcol nel vino è ciò che regala dolcezza e profumi e se non si vuole un vino amaro è necessario aggiungere altro zucchero – dice Benedetto Grechi, presidente della cantina cooperativa vignaioli del Morellino di Scansano – E poi molti medici sostengono che troppo zucchero faccia male e non vedo cosa cambierebbe in questo caso».

Un mercato in espansione

Francia e Spagna hanno già avviato una produzione di vino dealcolato da qualche anno, quindi si trovano già molto più avanti nella produzione. In Italia le aziende che lo producono sono costrette a farlo all’estero.

«Se il ministero ascolterà le associazioni di categoria e le “richieste” che hanno fatto per le problematiche che presenta la proposta di legge – dice Pollini – credo che le aziende italiane sposteranno in Italia le produzioni che hanno all’estero».

Anche secondo altri produttori è un’opportunità che qualche azienda potrebbe cogliere. Anche perché la richiesta mondiale di vini dealcolati sta crescendo esponenzialmente, quindi apre un nuovo mercato dove potersi creare uno spazio.

«È un segmento a cui va data attenzione e potrebbe portare una nuova fetta di mercato ad avvicinarsi al mondo del vino – dice Francesco Mazzei – Ma va fatta un analisi completa delle opportunità. Personalmente il vino dealcolato non rientra nella mia filosofia di vino e non lo farò, ma lo assaggerei volentieri per sentire la differenza che c’è al palato».

Autore

  • Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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