ALBINIA. Il 12 novembre 2012 un’alluvione devastò Albinia e il territorio della Maremma grossetana, causando gravi perdite, furono 6 le vittime, e danni.
Una ferita ancora aperta che ha segnato questa parte di Maremma, tanto che oggi quando comunemente si parla, c’è un prima e un dopo il 2012 con tutto quello che quella tragedia si portò dietro: morti, famiglie, attività devastate.
Le vittime furono una a Capalbio per l’esondazione del Chiarone, una per l’esondazione di un canale vicino al lago di Burano e tre per il crollo del ponte sull’Albegna a Marsiliana. Una sesta vittima è deceduta 30 giorni dopo l’alluvione.
Tre i dipendenti Enel ingoiati dalla frana al ponte di Sant’Andrea: Paolo Bardelloni, Antonella Vanni e Maurizio Stella; Lina Balocchi, travolta dall’esondazione dell’Albegna mentre viaggiava in auto con il figlio lungo la Maremmana 74, deceduta un mese dopo; Sirghi Georgeta, trovato nel lago di Burano; e Giovanni Serrati, travolto da un’onda di piena a Capalbio.
Un intera comunità colpita, anche perché molte cose che non funzionarono. Un territorio che non aveva un piano di protezione civile, che non aveva previsto nulla, assolutamente impreparato .
La rottura degli argini del fiume Albegna portò a inondazioni che colpirono case e aziende.
Una pioggia incessante fra la sera dell’11 e il 12 novembre
I dati sugli accumuli di pioggia superarono perfino i massimi del novembre 1966. Alcune stazioni pluviometriche, tra cui quelle di Orbetello-San Donato e di Magliano in Toscana-Poggio Perotto, in sole 24 ore tra la serata dell’11 e la serata del 12 novembre 2012 facevano registrare accumuli precipitativi superiori alla metà della pioggia totale che mediamente cade in un anno (parte dell’area maggiormente interessata dai fenomeni intensi ha medie storiche pluviometriche annue comprese tra i 500 e i 600 mm).
Questi alcuni record pluviometrici registrati nel corso dell’evento alluvionale da alcune stazioni del Servizio Idrologico Regionale della Toscana:
- Orbetello-San Donato: 373,0 mm/24 h (precedente 185,0 mm/24 h il 3 novembre 1966);
- Scansano-Pomonte: 345,2 mm/24 h (nel novembre 1966 furono registrati 250,8 mm totali mensili);
- Roccalbegna-Usi: 314,0 mm/24 h (nel novembre 1966 furono registrati 284,7 mm totali mensili).
Ancora oggi, la popolazione locale vive nel timore che un evento simile possa ripetersi, a fronte di infrastrutture di contenimento ancora incomplete e un territorio vulnerabile a eventi meteorologici sempre più estremi.
Opere incomplete e ritardi
Dopo anni di pressioni, solo di recente sono stati avviati i lavori per la cassa di espansione di Campo Regio, progettata per ridurre il rischio di esondazione. Tuttavia, il completamento è lontano, e altre opere essenziali, come gli invasi a monte e il rafforzamento degli argini, restano in fase progettuale. E i progetti non fermano la furia delle acque.
La lentezza burocratica ha frustrato la popolazione e le associazioni locali, che continuano a chiedere azioni concrete per mettere in sicurezza il territorio.
L’appello delle associazioni locali
L’associazione “Vita” e la neonata “Facciamo Chiarezza” rappresentano la voce di molti cittadini, richiedendo piani di evacuazione chiari e infrastrutture adeguate.
Di fronte alla minaccia di eventi meteorologici estremi, aggravati dai cambiamenti climatici, la necessità di un piano di Protezione civile è evidente: la popolazione dovrebbe sapere quali percorsi seguire e quali aree raggiungere in caso di emergenza.
Le sollecitazioni alla Regione e agli enti preposti continuano, ma le risposte non sono state all’altezza delle aspettative locali.
Una sfida che attende risposte
A dodici anni dal disastro, questa parte di Maremma resta in attesa di un vero cambiamento per evitare una nuova tragedia annunciata. Tutto è ancora possibile, perché di fatto, nulla o poco è stato fatto per mettere veramente in sicurezza questo territorio. E questa volta , nemmeno la straordinarietà dell’evento, l’imprevedibilità, salverebbe le istituzioni dalle loro responsabilità.
Chi ha pagato sono state le popolazioni e i cittadini. Per il resto, tutto a posto. Ognuno ha fatto il proprio dovere, nessuna responsabilità. Hanno raccontato quello che faceva comodo.
6 morti, devastazioni, imprese in ginocchio, famiglie in difficoltà, nessun errore delle istituzioni. Anzi la beffa, con un cittadino di Albinia, che si era ribellato a questo stato di cose, denunciando tutte le mancanze, inadempienze di quei drammatici giorni, condannato a pagare più di cento mila euro per aver intentato la causa, naturalmente persa. Ora siamo in Cassazione, la prossima settimana è attesa la sentenza.
La speranza che gli ermellini diano giustizia a lui ed ad un intera comunità che tanto ha pagato e si augura di non essere sbeffeggiata di nuovo.
Autore
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Redattore di MaremmaOggi. Per me scrivere è uno strumento di verità, di bellezza, è di liberta, un mezzo per esprimere ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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