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Uccise la compagna: «Intossicato da alcol e droghe, ma era lucido»

La Corte d’Appello ha riformato (di poco) la sentenza di condanna di Nicola Stefanini dopo la perizia psichiatrica: dovrà scontare 24 anni e 8 mesi
Nicola Stefanini con il suo avvocato Tommaso Galletti

MONTEROTONDO MARITTIMO. Quasi ogni giorno assumeva droghe e alcol. Fin da quando era un ragazzino. Ma l’intossicazione da sostanze stupefacenti non avevano fatto diminuire la sua capacità di intendere e volere

Perché quando si è trovato a ripercorrere tutti i momenti che lo hanno portato, la notte dell’11 agosto 2021 a colpire con 16 coltellate la sua compagna, Silvia Manetti, è stato lucido. Ed ha spiegato agli psichiatri tutto quello che era successo quella notte.

Dalla cena per festeggiare l’anniversario alla richiesta della sua compagna di andare ad acquistare cocaina per concludere la serata. Lui non voleva, Silvia aveva alzato il livello del litigio, Nicola aveva preso il coltello e l’aveva colpita a morte. 

La perizia non esclude la capacità di intendere e volere

L’avvocato di Nicola Stefanini, condannato a 26 anni in primo grado e a 24 anni e 8 mesi in Appello, aveva più volte chiesto che il quarantaseienne fosse sottoposto alla perizia psichiatrica. 

Accertamento che non era stato disposto durante il processo in primo grado. L’avvocato Tommaso Galletti si era quindi rivolto ai giudici della Corte d’assise d’appello che hanno invece accolto la sua richiesta. 

Stefanini ha incontrato i medici nel carcere di Porto Azzurro, dov’è rinchiuso. E dove ha smesso anche di assumere gli psicofarmaci che gli erano stati prescritti dopo il suo arresto, quando era stato portato in carcere a Grosseto. 

Anche di fronte agli psichiatri incaricati dal tribunale fiorentino, il quarantasettenne si è mostrato lucido, coerente. Nella sua vita, ricostruiscono i periti, Stefanini ha sempre lavorato. Aveva fatto la leva nei carabinieri, a Napoli, ha giocato a calcio fino a 35 anni, si era poi sposato e aveva avuto una figlia.

Con l’ex moglie, con la quale non c’erano mai stati litigi furibondi, aveva gestito un bar, prima della separazione. Segno che – dicono i giudici della Corte d’Appello – nonostante l’assunzione di sostanze stupefacenti e alcol fin da giovane età, il 46enne non aveva avuto un decadimento cognitivo tale da non rendersi conto di cosa stesse succedendo la sera che ha ucciso Silvia. «Nonostante l’uso continuativo di droga – scrivono i giudici nella sentenza – ha fatto una vita praticamente normale».

 

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  • Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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