GROSSETO. Promettevano di far guadagnare a chi investiva l’1% al giorno. Un rendimento significativo, capace di cambiare la vita alle persone. Che con quel sistema si sarebbero potuti, se non arricchire, almeno evitare di essere assillati dallo spettro del conto in rosso.
Con un investimento di 100 euro, ne avrebbero ricavati 10, con mille 100 e così via.
Finché il castello di carta ha retto e le persone pensavano di guadagnare, sono stati investiti migliaia e migliaia di euro.
Poi, alla fine di settembre, la Consob, la Commissione nazionale per le società e la borsa ha deciso di oscurare la piattaforma «2139 exchange», utilizzata anche da moltissimi maremmani.
Truffa, quella smascherata dal Consob che si basava su uno degli schemi più classici: lo schema Ponzi.
La Consob chiude la piattaforma «2139 exchange»
Chi ha investito nel sistema fin dall’inizio, convinto che su quella piattaforma venissero scambiate criptovalute che potevano generare guadagni, è riuscito a prelevare diverse migliaia di euro. Soldi che hanno permesso di acquistare un’auto nuova, di pagare senza troppo affanno la rata del mutuo o l’affitto. O ancora, di fare finalmente quel viaggio sempre sognato.
Il miraggio di diventare ricco, o almeno, di guadagnare qualcosa in più che permettesse a chi partecipava di avere un tenore di vita più alto, ha spinto chi partecipava all’asta, due volte al giorno, a coinvolgere amici e parenti. Fino a quando, qualche giorno fa, è intervenuta la Consob e ha chiuso la piattaforma.
Chi aveva soldi investiti, è rimasto con un pugno di mosche. In Maremma è impossibile quantificare di quali cifre si stia parlando. Ci sono stati infatti investitori che sono partiti con poche centinaia di euro e che, una volta ripreso il capitale iniziale, hanno continuato a prelevare le cifre generate dal sistema. Ma c’è stato anche chi ha continuato a investire cifre consistenti.
Sono questi, soprattutto, ad essere rimasti con un pugno di mosche quando il sistema è crollato.
Mister Logan e l’asta finta
L’applicazione che veniva utilizzata per investire sembrava in tutto e per tutto un sistema finanziario quasi perfetto. Sulla schermata iniziale si poteva vedere il grafico con l’andamento delle criptovalute e due volte al giorno, gli investitori partecipavano a un’asta che però non esisteva.
Non ci sarebbe stato nessun mister Logan Smith – indicato come l’ideatore del sistema – a inviare il messaggio sui telefonini. Un giochino per illudere chi era cascato nella rete della piattaforma «2139 exchange».
Giochino, perché neppure mezza singola azione, è stata realmente ceduta o acquistata tramite la piattaforma. Gli utenti erano convinti di muovere le criptovalute, ma questo non accadeva.
Lo schema Ponzi pubblicizzato come un gioco
Su Internet, la piattaforma «2139 exchange», veniva pubblicizzata in alcuni casi come un gioco per guadagnare un extra rispetto allo stipendio. Una piattaforma che ha raccolto centinaia di migliaia di utenti solo in Italia, tra la Puglia, l’Umbria e appunto la Toscana dove, buona parte degli investitori, erano proprio nel grossetano dove sono stati aperti diversi canali Telegram che li raccoglievano in gruppi.
Il sistema per guadagnare era il classico schema Ponzi: una struttura piramidale nella quale i primi ad entrare possono ottenere guadagni maggiori grazie agli investimenti di chi arriva dopo di loro. Gli ultimi invece, quelli che dietro di loro non hanno nessuno a sostenerli, rischiano di restare con un pugno di mosche. Perché gli investimenti di chi arriva dopo, in uno schema Ponzi, servono proprio a finanziare i profitti di chi è entrato prima, e quando il rapporto tra il numero di investitori che si chiamano fuori (incassando i guadagni), e quello dei nuovi arrivati raggiunge un punto critico, il castello di carta crolla su se stesso.
Il 24 settembre, la Consob ha oscurato tutto perché 2139 non aveva alcuna autorizzazione come invece le piattaforme di investimento devono avere. E chi non è riuscito a prelevare quanto aveva sul proprio wallet, si è accorto che il gioco era finito.
Impossibile decifrare la dimensione del fenomeno, anche in Maremma. Una rete di insospettabili, quella che si era affidata alla piattaforma: professionisti di ogni tipo, pensionati, bancari. Truffati, nel momento in cui si sono accorti che i soldi che avevano investito erano spariti nel nulla.
Molti di loro, però, non si sono fatti avanti con le forze dell’ordine perché sapevano che comunque il sistema, a un certo punto, si sarebbe potuto interrompere.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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