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La rinascita dopo il buio. La nuova vita di Alessio

Alessio, figlio di Paolo Scotto, è in una struttura che può assisterlo e curarlo. Il grazie dei genitori: «Bello vederlo sorridere». La festa di compleanno
Una veduta di Manciano e Marzia e Paolo Scotto
Una veduta di Manciano e Marzia e Paolo Scotto

MANCIANO. Tutto è bene quel che finisce bene, recita un vecchio proverbio, e quanto accaduto alla famiglia Scotto, originaria di Porto Santo Stefano, ma residente a Marsiliana, se non si può ancora considerare un caso risolto, si può affermare che ad oggi la strada finalmente intrapresa è quella giusta per la soddisfazione di tutti, per un fatto di civiltà e etica.

La storia di Alessio, Marzia e Paolo

Per Paolo Scotto e la sua famiglia, gli ultimi anni sono stati un vero e proprio calvario e in particolare gli ultimi mesi. Suo figlio Alessio, ventisette anni, afflitto da gravi difficoltà psicologiche e comportamentali viveva rinchiuso in una stanza, isolato dal mondo esterno e intrappolato in una spirale di sofferenza.

Le giornate si susseguivano in modo opprimente senza prospettiva di miglioramento.

Più volte si è reso necessario interventi di medici e rianimatori, con momenti anche drammatici (il figlio aveva anche attacchi di ira mettendo a repentaglio l’incolumità dei propri familiari) da qui il susseguirsi di alcuni gridi di allarme, richieste di aiuto della famiglia Scotto che almeno per due anni non avevano portato a nulla di fatto, tanto da mettere nelle condizioni il padre Paolo di minacciare persino di togliersi la vita.

Poi finalmente un raggio di luce, Alessio Scotto da qualche giorno è finalmente giunto in una struttura adeguata e il sorriso del suo volto è ritornato a splendere come in quello della sua famiglia.

Un incubo che pareva senza fine  

Il dramma vissuto dalla famiglia Scotto sembrava non avere via d’uscita. Per mesi, il figlio di Paolo ha vissuto chiuso in una stanza, lontano da ogni contatto sociale e sempre più intrappolato in un abisso di sofferenza.

La situazione si era fatta insostenibile: «Eravamo disperati, non c’era più luce nella nostra vita – ricorda Paolo, conosciuto ai più come Paolicchio -. Vedere mio figlio in quelle condizioni mi aveva tolto la speranza e la forza di andare avanti».

Un intervento decisivo per cambiare tutto  

Quando la situazione sembrava senza rimedio, l’intervento di una rete di professionisti e autorità grazie anche alla spinta mediatica giunta attraverso alcuni giornali, «Ringrazio Lorenzo Mancineschi e Maremma Oggi – dice Paolo – per avere portato il caso all’attenzione», si è  aperta una nuova strada.

«Alcuni politici, personale medico e quant’altro si sono mesi al lavoro e i Il trasferimento al Cam di Cortona, il sogno tanto agognato da me e la mia famiglia si è concretizzato. Tutto – continua Paolo Scotto – è stato organizzato con cura, permettendo al ragazzo di entrare in una struttura all’avanguardia, dove è stato accolto con calore e subito inserito in un programma di terapia comportamentale e farmacologica».

La festa di compleanno nel giorno dell’arrivo a Cortona

«Il primo giorno gli hanno persino organizzato una festa di compleanno, un gesto semplice ma potente, che gli ha fatto capire che lì sarebbe stato accolto con amore – racconta Paolo con emozione -. Dopo anni abbiamo rivisto nostro figlio tornare al sorriso ed a noi ci ha aperto il cuore. Ora vediamo una luce in fondo al tunnel».

Il risultato è stato sorprendente: il ragazzo ha iniziato a collaborare attivamente con gli operatori, partecipando a tutte le attività offerte dalla struttura.

Dalla fisioterapia alla dieta personalizzata, fino ai momenti di svago con gli altri ragazzi, ha ritrovato una quotidianità che sembrava perduta.

Seguito da un team multidisciplinare che include psichiatri, psicoterapisti e nutrizionisti, tutti gli hanno impostato un nuovo piano terapeutico.

«Vederlo finalmente uscire dal buio, partecipare alla vita, parlare con i suoi coetanei, è una gioia che non provavamo da tanto tempo – dicono mamma Marzia e babbo Paolo -. Questa struttura gli ha restituito non solo la serenità, ma anche la dignità di una vita normale».

I ringraziamenti della famiglia Scotto

In conclusione, la famiglia Scotto esprime la sua profonda gratitudine.

«Non possiamo che ringraziare l’onorevole Marco Sirmiani, don Tito Testi, l’Asd di Orbetello con il dottor Ianni, il dottor Verdicchia e il caposala Giuseppe, oltre a tutte le autorità e ai professionisti che hanno reso possibile questo percorso. Ma tanti altri come il comandante la stazione dei Carabinieri di Manciano, Gianni Scotto, il comandante della compagnia di Pitigliano, i carabinieri di Orbetello e tanti altri, che in questo momento, mi scuso, ma mi sfuggono».

«Grazie anche al sostegno del garante  di Grosseto Diego Montani, alla prefetta Paola Bernardino. Senza di loro, mio figlio sarebbe rimasto intrappolato in un incubo e probabilmente si sarebbe consumato giorno dopo giorno. Ora, finalmente, possiamo guardare al futuro con ottimismo. Grazie di cuore a tutti».

Autore

  • Redattore di MaremmaOggi. Per me scrivere è uno strumento di verità, di bellezza, è di liberta, un mezzo per esprimere ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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