GROSSETO. Il mare cristallino della Maremma, in questa torrida estate, è spesso pieno di meduse. Capita spesso di fare il bagno e trovarsi circondati. Eppure la medusa più diffusa sulle nostre coste, quelle che vedete in questo articolo le abbiamo fotografate fra Rocchette e Punta Ala, in un punto in cui il mare è totalmente incontaminato e azzurro come una piscina, sono quasi del tutto innocue.
Si tratta di quella che viene definita “polmone di mare” o “medusa barile“.
Si chiama così per il caratteristico movimento palpitante che fa muovendosi.
Spesso vicino alla spiaggia si osservano molto piccole, ma il polmone di mare, nome scientifico “Rhizostoma pulmo”, può raggiungere i 50-60 cm di diametro e i 10 kg di peso. È la medusa più grande fra quelle che abitano il Mediterraneo.
Una curiosità: ricche di sali, proteine e collagene, assai poco caloriche, da secoli vengono cucinate in Asia, in particolare in Cina, ma non ancora in Italia.
Gli scienziati, peraltro, la stanno studiando per possibili applicazioni in campo medico: la sostanza che le meduse espellono per difendersi e immobilizzare le prede può fermare la riproduzione delle cellule. Si lavora ad applicazioni per fermare le cellule tumorali. Inoltre le meduse contengono moltissimo collagene, utilissimo nella medicina rigenerativa.
Come riconoscere la medusa polmone
Riconoscere la medusa polmone è facile: ha un cappello di forma semisferica opalescente, ma tendente al trasparente, con i bordi sfrangiati blu-viola.
Sotto al cappello il corpo è chiamato manubrio ed è composto da otto prolungamenti di tessuto bianco-trasparente arricciato e grumoso, dai quali partono otto tentacoli allungati, sfrangiati e semitrasparenti. Gli esemplari giovani tendono ad avere una colorazione più trasparente, gli adulti molto più opalescente.
Contrariamente a quanto si pensa, la presenza delle meduse non è direttamente collegata al caldo, semplicemente si notano di più in estate perché si va in mare, ma ci sono anche in inverno. Piuttosto i venti di scirocco tendono ad avvicinarle alla costa.
La “puntura” cessa gli effetti in pochi minuti
La specie è urticante, ma non provoca gravi conseguenze: i suoi tentacoli di norma non creano pericoli seri per l’uomo, tranne che su soggetti particolarmente sensibili.
Il contatto provoca irritazioni che scompaiono spontaneamente in breve tempo, ma lasciando un prurito o dolore fastidioso.
Occorre comunque evitare di toccarle: il loro liquido urticante può rimanere sulle mani ed essere facilmente trasferito in altre parti del corpo, ad esempio gli occhi, dove può comunque provocare una reazione infiammatoria.
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Occhio, che non è l’unica specie
Se la medusa polmone è (quasi) innocua, ce ne sono altre che sono più urticanti, come la pelagia noctiluca. Si riproduce a fine inverno o primavera in acque fredde, non con il caldo. Ma arriva adulta sulle nostre coste in estate. Anche se è meno diffusa della medusa polmone.
La pelagia noctiluca ha ombrello marrone-rosato o rosa-violetto di circa 10 centimetri di diametro, traslucido, composto da 16 lobi da cui partono 8 lunghi tentacoli retrattili, molto urticanti e semi-trasparenti, che partono dai bordi e si possono estendere fino a 2 metri. Le braccia orali, dello stesso colore dell’ombrello, sono lunghe fino a circa 30 centimetri.
L’attribuzione del genere noctiluca (dal latino) deriva dal fatto che emette dei bagliori (bioluminescenza) di luce verdastri, visibili soprattutto di notte.
Altra specie temibile è la Caravella portoghese (Physalia physalis), che è specie oceanica, ma è stata avvistata anche nel Mediterraneo. È comunque molto rara.
“Puntura” da medusa, cosa fare
Si chiama comunemente “puntura”, ma la medusa non punge, poiché non ha un pungiglione. Si tratta di un animale urticante: quando la medusa viene toccata, i tentacoli si appoggiano sulla pelle e rilasciano delle sostanze fortemente irritanti che producono una reazione cutanea, simile ad un’ustione chimica di primo o secondo grado.
Il liquido urticante dei tentacoli delle meduse è formato da proteine con effetto infiammatorio, neurotossico e paralizzante.
La prima cosa da fare è uscire dall’acqua e risciacquare le zone colpite con acqua di mare e non con acqua dolce.
Bisogna evitare di grattarsi.
Le creme al cortisone o contenenti antistaminico servono a poco: fanno effetto dopo circa mezz’ora, cioè quando la fase peggiore della reazione infiammatoria è già passata.
Per alleviare il prurito e bloccare la diffusione delle tossine applicare un gel astringente al cloruro di alluminio o uno spray lenitivo all’acqua di mare. Nei giorni successivi bisogna evitare di esporre le zone colpite al sole, perché la pelle è molto più sensibile. Per evitare la comparsa di macchie cutanee scure, la parte colpita dalla puntura di medusa va coperta fino alla completa guarigione
La puntura di medusa può causare shock anafilattico: recarsi al pronto soccorso se la reazione cutanea diventa molto estesa e si associa a respirazione difficoltosa, confusione mentale, sudorazione e pallore.
Evitate i rimedi delle nonne
Ci sono rimedi tramandati dalle nonne, per le meduse. Ma sono sconsigliati.
Ad esempio c’è chi dice di applicare sulle zone colpite sostanze calde (sabbia, pietre, acqua), ammoniaca, urina, anche aceto. È vero che il calore disattiva le tossine urticanti, ma per avere questo effetto la temperatura dovrebbe essere di almeno 40 gradi.
Nessuno di questi rimedi è davvero efficace e, anzi, rischia di aggravare l’infiammazione in corso.
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Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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