GROSSETO. «Grazie a tutti i cittadini che si sono collegati al consiglio comunale. Ora devo chiedervi di scollegarvi, che inizia la parte del consiglio comunale segretato. Chiedo anche ai non addetti ai lavori che sono in aula di andarsene». Sono state queste le parole del presidente del consiglio comunale Fausto Turbanti, che hanno anticipato un’ora e mezzo di discussione sulla mozione di censura presentata dal Partito democratico nei confronti del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna.
Consiglio comunale che è stato secretato, «non per volontà del presidente del consiglio – ha tenuto a ribadire Turbanti – ma perché lo prevede il regolamento comunale all’articolo 49. Con questa mozione si discute del comportamento e della morale di una persona e per questo il dibattito non può essere pubblico». Una spiegazione, quella del presidente del consiglio, che ha scatenato la reazione di Davide Bartolini, capogruppo del Pd. «La scelta è stata sua – ha ribadito più volte – Poteva fare altrimenti».
La connessione, poi, è caduta. Ma quello che è successo in aula è uscito presto dalla sala del consiglio: la maggioranza non ha votato la mozione di censura. Nonostante gli scricchiolii che ormai si sentono da più parti, nessuno ha sfiduciato il primo cittadino per le risposte scritte sul suo profilo di Instagram dove era stato pubblicato un video, in collaborazione con quello istituzionale.
Il botta e risposta su Instagram
Il 27 giugno scorso, Antonfrancesco Vivarelli Colonna aveva avviato un discussione accesa con un utente sotto un reels. Video pubblicato sul profilo personale del primo cittadino, ma in collaborazione con il profilo istituzionale del Comune. Vivarelli Colonna aveva anche chiamato in causa la madre della persona con cui discuteva, persona che aveva criticato quel video nel quale il primo cittadino faceva una maldestra imitazione di Vasco Rossi.
«Vieni a fare questa conversazione da me se hai le p***e, leone da tastiera da due soldi, ma scommetto che non ti vedrò mai perché sei un sorcio», aveva scritto. E ancora: «Non ti preoccupare, fatti pure i c***i tuoi, compatisci tua madre e vieni a dirmelo in faccia se hai le p***e». Scriveva il sindaco a seguito di una critica di un cittadino, che aveva scritto «Mi vergogno per lui».
Un comportamento, diciamocelo, poco istituzionale, di cui i commenti sono stati cancellati sotto il video. Per le affermazioni del sindaco sotto il post i consiglieri comunali del Partito Democratico aveva chiesto una mozione di censura, non accolta dalla maggioranza. «Non possiamo negare che il limite di decenza istituzionale è superato da tempo – scrivono i consiglieri del Pd – Quindi per tutelare la dignità di Grosseto, di tutta l’amministrazione comunale, dei lavoratori interessati e degli stessi cittadini, abbiamo depositato una mozione di censura al primo cittadino».
Non accolta la mozione di censura
I consiglieri comunali del Pd Bartolini, Capone, Bartalucci, Culicchi, Cirillo, Buggiani e Rosini avevano chiesto la cancellazione del post. «Con questa mozione avevamo fatto appello ai colleghi di maggioranza – scrivono in una nota stampa – per cercare di riportare la dignità all’interno dell’ente invitandoli a censurare il comportamento del sindaco».
«Inoltre volevamo invitare il primo cittadino ad un contegno per rispettare il principio dall’art. 54 della Costituzione, sia nel compimento del suo mandato che nella vita personale – continuano – Difficilmente ci si spoglia del ruolo, sia negli onori che negli oneri che vi incombono. Prendendo consapevolezza che un sindaco svolge un ruolo sociale, non soltanto un ruolo di garante e di amministratore».
La maggioranza non ha accolto la mozione di censura del Pd. «Con la mozione non andavamo a criticare le scelte politiche o amministrative, ma gli atteggiamenti di un eletto che sta screditando, oltre che se stesso, una città che non merita queste vergognose rappresentazioni – scrivono i consiglieri – Non appoggiando la mozione i consiglieri di maggioranza presenti hanno fatto propri i comportamentale del sindaco, dove vi è assoluta mancanza di rispetto, sia delle istituzioni che dei ruoli».
Nella nota stampa ricordano anche che l’amministrazione stessa ha cancellato i commenti offensivi e il video.
Inoltre i consiglieri comunali di maggioranza, che hanno votato contro la mozione, durante la discussione avrebbero difeso gli insulti del sindaco.
La segretezza del consiglio comunale
«L’articolo 49 del regolamento comunale è stato interpretato per secretare la discussione della mozione, sostenendo che sia una prerogativa del presidente del consiglio comunale – scrivono i consiglieri – Parliamo di un caso in cui l’istituzione comunale ha scelto di commentare pubblicamente sui suoi canali social e istituzionali. Dove stava la segretezza quando gli screenshot hanno cominciato a circolare tra i cittadini? Doveva affrontare le critiche pubblicamente, altrimenti poteva evitare di commentare in quel modo».
«Tutto nascosto dietro un’interpretazione di un articolo del regolamento comunale, al fine di sottrare il sindaco a quel confronto con la città all’interno del consiglio comunale – continuano – Non abbiamo memoria di sedute segrete del consiglio comunale avvenute qui a Grosseto negli ultimi 27 anni».
«Visto che discutevamo di una vicenda avvenuta sui social del Comune crediamo che i cittadini avrebbero dovuto partecipare al dibattito – continuano dal Pd – Questo per garantire la possibilità alla comunità grossetana di sapere e conoscere le reazioni del sindaco, capire in maniera più profonda cosa lo porta ad avere sempre più spesso atteggiamenti del genere».
«Poi non contento di ciò che aveva già ottenuto insultando un cittadino, il 6 Luglio 2024 si è rivolto all’onorevole Marco Simiani, dicendo: «Lo chiamano lo sconosciuto… lo sconosciuto, povero onorevole Simiani» – continuano – Dopodiché lo ha definito disonorevole e lo ha accusato di avere uno shock mentale».
I consiglieri del Pd affermano che con questa mozione di censura volevano solo che i consiglieri di maggioranza assumessero un atteggiamento ufficiale sull’argomento trattato.
«Lo possiamo dire che il limite di decenza, che dovrebbe accompagnare la condotta istituzionale di chi rappresenta un’intera comunità è stato ampiamente oltrepassato – scrivono – e che arriva un momento in cui deve essere detto basta?».
La mozione del M5S: la stesura del codice etico
I consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno presentato anche loro una mozione per impegnare il Comune alla stesura di un codice etico degli amministratori locali, una regolamentazione dell’uso degli strumenti di comunicazione e modificare e aggiornare lo statuto dei regolamenti comunali interessanti.
Una mozione molto importante visto che nel Comune di Grosseto non esiste un qualcosa che va a regolamentare il comportamento di chi ha ruoli istituzionali e l’uso di strumenti di comunicazione.
Con questo vuoto normativo, la stesura di un codice etico potrebbe essere la soluzione verso il comportamento anche sui social dei politici locali. Considerando che neanche a livello nazionali esiste una norma che vada a regolamentare questo. Visto che la legge si limita a dire che i politici non possono fare propaganda in televisione, non regolamentando quello che è il più grande mezzo di comunicazione dei nostri tempi. Infatti gli account dei politici possono essere riassunti con una parola: propaganda.
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