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Ancora attacchi dei lupi: 10 capi uccisi in un mese ad Albinia

Non c’è pace per l’azienda di Luigi Farina, che si trova nel cuore della Maremma, ad Albinia in località la Selva. E l’Europa vara norme pericolose per il settore
Il gregge di Luigi Farina nella campagna di Albinia e l'agnella ferita
Il gregge di Luigi Farina nella campagna di Albinia e l’agnella ferita

ALBINIA. Ancora attacchi dei lupi. Dieci capi uccisi in meno di un mese, con l’ultimo attacco avvenuto sabato 6 luglio, in pieno giorno.

Non c’è pace per l’azienda di Luigi Farina, che si trova nel cuore della Maremma, ad Albinia in località la Selva. Questa  zona è popolata da lupi, i quali ogni giorno vanno alla ricerca delle loro prede e vittima di questo disastro è l’allevatore Luigi Farina.

Un imprenditore che ha fatto della sua azienda una di quelle più all’avanguardia per l’utilizzo di nuove tecnologie e prevenzioni per tutelare il proprio  gregge. 

Dieci capi spariti in meno in un mese

«Nonostante ciò anche ieri in pieno giorno – dice la presidente del comitato Pastori d’Italia, Mirella Pastorelli – un’agnella è stata gravemente ferita ed un’altra portata via. Farina, il quale con grande dedizione porta avanti una tradizione familiare, con grande sgomento ha denunciato che in un mese o poco più il suo gregge è diminuito di 10 capi».

Pastorelli: «Politica sorda agli appelli degli allevatori»

«Una situazione vergognosa che il comitato denuncia quotidianamente, ottenendo dietro alle denunce solo false promesse da parte della politica, la quale, per non perdere i voti, assume atteggiamenti altalenanti strizzando l’occhio agli allevatori e contemporaneamente agli animalisti, intanto passa il tempo e nulla cambia».

Allevatori, il rischio dalle scelte dell’Europa

«Mentre in Italia questo è il modus operandi, la Comunità Europea nel frattempo il 27/06/2024 dava l’ennesima legnata all’agricoltura all’allevamento e alla pesca  con l’approvazione del “Ripristino della natura”. Tale approvazione prevede di riportare indietro di 70 anni i cambiamenti della natura, obbligando gli Stati europei a ripristinare gli ecosistemi terrestri e marini entro il 2030 il 30%, entro il 2040 il 40% ed entro il 2050 il 90%».

«Per realizzare il progetto i finanziamenti saranno sottratti dai fondi comunitari dell’ agricoltura, dell’allevamento e della pesca. Per le associazioni ecologiche si tratta di una legislazione storica che non si occupa di salvaguardare la natura, ma di riportare  allo stato originale le aree danneggiate, mentre per gli allevatori è l’ennesima scusa per l’esproprio dei terreni, provocando un enorme danno non solo alle aziende,  ma all’intero comparto economico dell’Italia».

«Quello che fa molto riflettere, per il declassamento non ci sono stati i tempi per l’avvicendarsi delle elezioni e non sappiamo ad oggi quando tornerà in approvazione, mentre per  il “Ripristino della natura” il tempo è stato trovato, nonostante le forti manifestazioni degli agricoltori».

«Un quadro desolante nel quale è chiaro che le associazioni ecologiche sono favorite a discapito di coloro che ogni giorno producono non per sé, ma per la collettività, troppo spesso ignara dei sacrifici che si nascondono dietro le prelibatezze che assapora a tavola».

L’appello alla Regioni: non uccidete la pastorizia

«Il nostro ultimo appello va agli assessori regionali, vista la legnata ricevuta con il Ripristino della natura, perché non venga approvato il piano lupo. Se dovesse essere messo in votazione in conferenza stato regioni, essendo un piano pro lupo, la sua approvazione significherebbe uccidere completamente la pastorizia».

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