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Emergenza Covid, manca il personale

Il presidente Draoli: «Necessario intervenire immettendo nuovo personale prima di trovarsi di nuovo in affanno»
Nicola Draoli, presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto
Nicola Draoli, presidente degli infermieri

GROSSETO. Poco personale e schiacciato da turni massacranti: è questa la fotografia scattata dall‘Ordine delle professioni infermieristiche dopo più di un anno di emergenza. Un anno durante il quale anche le risorse economiche sono diminuite drasticamente e per chi lavora sul territorio e all’ospedale e fronteggi il Covid, non c’è nemmeno da aspettarsi il riconoscimento dell’indennità aggiuntiva.

Il timore dell’impennata dei contagi

«Avevamo già dichiarato la nostra preoccupazione e adesso ci aspettiamo un’impennata dei contagi da Omicron durante il mese di gennaio, quindi i prossimi due mesi saranno durissimi per il sistema sanitario. Prima di trovarsi in affanno è necessario intervenire, immettendo nuovo personale o riaprendo la possibilità di forme di pagamento ad hoc extra orario di lavoro».

Nicola Draoli, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche, si unisce alla richiesta di maggior personale da impiegare nei servizi sanitari lanciata, nei giorni scorsi, dai sindacati e da alcuni politici. «Stiamo raggiungendo una serie di numeri spaventosi, che sono molto peggiori dell’anno scorso. Di buono c’è, e questo è un dato nazionale – dice – che per ora a fronte di questo numero elevatissimo di contagi non abbiamo lo stesso rapporto in termini di decessi, di ospedalizzazioni e di ricoveri in terapia intensiva. È chiaro che si sta mettendo a durissima prova tutto il sistema e che dobbiamo intervenire per scongiurarne il collasso».

Per farlo, suggerisce Draoli, è necessario lavorare su più fronti: «Da un lato si deve assumere personale attingendo dalle graduatorie Estar aperte, o in alternativa va riaperta la produttività aggiuntiva, ovvero, la possibilità per gli infermieri di lavorare alcune ore in più, extra orario, senza che questo incida sul fondo degli straordinari. Una soluzione che è già stata usata nella fase acuta della pandemia soprattutto per andare ad incrementare l’attività di controllo attraverso i tamponi, le vaccinazioni e la tenuta dei reparti Covid. L’unica altra alternativa è avere il coraggio di chiudere o rimodulare per un po’ alcuni servizi non essenziali ma sarebbe un dramma nel dramma».

Infermieri sotto pressione

Il presidente di Opi fa anche un riepilogo dell’impegno del personale infermieristico: «Nelle ultime settimane sono cresciute le somministrazioni della terza dose di vaccino, abbiamo dato il via alla somministrazione delle dosi pediatriche, sulle quali stiamo cercando di accelerare in maniera importante. C’è un sistema legato ai tamponi che, come tutti avranno sperimentato in questi giorni, non riesce a sostenere l’enorme mole di richieste, così come il laboratorio di analisi ha difficoltà ad emettere in tempi rapidi le diagnosi. Per quanto riguarda la sanità territoriale, le Usca hanno sempre più pazienti in carico e anche il sistema di tracciamento fa molta fatica a gestire il tutto. Dalla parte ospedaliera vediamo un incremento lento ma graduale dei ricoveri, ma siamo preoccupati perché, come detto, questo potrebbe essere l’inizio di un aumento maggiore. È probabile, quindi, che gli impatti ospedalieri andranno a peggiorare progressivamente. A queste difficoltà, che sono legate agli aspetti pandemici, si unisce l’attività infermieristica consueta: non abbiamo le risorse del 2020 e molto del personale assunto nel 2021 con contratti a tempo determinato vedrà il termine del proprio periodo di lavoro, con nessuna possibilità di proroga. Ci troviamo alle porte di una situazione di carenza di personale qualificato grave, che mette in crisi sia l’ospedale che il territorio: ricordiamo infatti che sono due sistemi che si influenzano a vicenda e le cui problematiche, quindi, devono essere affrontate contemporaneamente. Se c’è una lezione che la pandemia ci ha sempre fornito è proprio questa dimensione di influenza reciproca. Come sempre l’ordine è a disposizione per valutare, insieme all’Azienda sanitaria, le soluzioni migliori».

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