GROSSETO. Non solo ha rotto il cosiddetto “soffitto di cristallo”, Alessandra Mattei sta accarezzando la vetta di un successo tanto raro quanto utile all’umanità.
I suoi genitori hanno un negozio in centro storico oramai da decenni. Lei, 46 anni, ha scelto invece la via della chimica per crescere.
Arrivata negli Stati Uniti nel 2007, pochi giorni fa il 12 ottobre, per la sua ricerca e il suo lavoro svolto nell’industria farmaceutica AbbVie a Chicago, si è aggiudicata il premio di “Heroes of Chemistry” letteralmente “eroi della chimica”. Il riconoscimento che le è stato consegnato ad Alexandria (Virginia), premia il valore e l’impatto umano della ricerca nel campo della chimica.
Alessandra ha lavorato, insieme a un team di altri ricercatori, nello sviluppo di farmaco che cura il virus dell’epatite C. Approvato in USA nel 2017 è disponibile sul mercato mondiale. A premiare lei e altri 29 professionisti del settore, è stata la American chemical society. Un’organizzazione scientifica fondata nel 1876 e istituita dal Congresso degli Stati Uniti che vanta una comunità globale di oltre 173.000 persone diffusa in 140 Paesi.
Grosseto – Chicago per la molecola del successo
Alessandra Mattei ha studiato al liceo scientifico di Grosseto. Poi ha proseguito all’università specializzandosi in chimica e tecnologie farmaceutiche all’Università di Pisa. Dopo, la scelta di volare oltreoceano.
Una scelta non facile, che però racconta con una semplicità rara, saltando tra un accento maremmano mai perso e qualche tecnicismo anglofono acquisito. «Una volta laureata ho scelto io di andare in America per perfezionare i miei studi e la carriera – racconta Alessandra – all’inizio ho avuto diversi scogli da superare come la difficoltà con la lingua e la famiglia così lontana. È stato faticoso e a volte, ancora, lo è».
Approdata negli U.S.A. ha avuto come base di ricerca l’università del Kentucky, dove ha fatto 5 anni di dottorato in scienze farmaceutiche. Lì, poco prima della tesi, ha risposto a un’offerta di lavoro alla AbbVie, dove è poi entrata nel team di ricerca e sviluppo. «Desideravo lavorare in un’industria farmaceutica proprio nella divisione ricerca e sviluppo – dice Alessandra – rispetto all’Italia ci sono più opportunità. Probabilmente più vicino casa avrei trovato lavoro nella divisione controllo di qualità, ma non era quello che sognavo di fare».
Alessandra lavora alla AbbVie oramai da 11 anni e lo scorso anno (2022) ha raggiunto il livello di “Principal research scientist II”. Per arrivare al farmaco che combatte il virus dell’epatite C, c’è voluto tanto tempo e l’unione di tante persone. «Qui in USA si dice “It takes a village”, ci vuole un villaggio – racconta Alessandra – per raggiungere questi obiettivi. Tante persone e anni di ricerca. Ci vuole tempo per scoprire la formula giusta, altro tempo per la sintesi del farmaco e lo sviluppo. La commercializzazione, quello che la maggior pare delle persone vede, è solo lo step finale».
Lavoro e dedizione: Alessandra Mattei, una delle poche donne nel settore
Nella vita di Alessandra c’è poco tempo per qualcosa che non sia il lavoro. Fotografa per hobby, quando può vara viaggi fotografici alla scoperta della bellezza della natura. Non è raro però che faccia anche 12 ore di lavoro senza troppe pause. Sabato e domenica inclusi.
Nella sua carriera, a oggi, ha visto pubblicarsi anche 12 papers scientifici, è autrice del libro “Pharmaceutical crystals: science and engineering” e di 4 capitoli in libri di settore.
«Coniugare lavoro con vita privata non è facile. Ma quando il lavoro è una vera passione, sono scelte che si fanno consapevolmente – dice Alessandra – sono specializzata in chimica dello stato solido, ho diversi progetti per i quali sono responsabile di trovare la forma cristallina di una molecola».
«Sono stata a capo di un team cross funzionale – precisa – che include chimici organici, ingegneri chimici e chimici analitici, responsabile di produrre un principio attivo».
Nonostante i vari traguardi raggiunti, Alessandra rimane una donna dal carattere introverso e trovarsi spesso da sola in un campo scientifico denso di uomini, è stato un ulteriore ostacolo da superare. «Nel mio campo mi sono trovata spesso a essere l’unica donna nella stanza – racconta Alessandra – non è per niente facile. Ho sempre puntato tutto sulla mia volontà e le mie capacità, che mi hanno portato fin qui». E visti i risultati si direbbe che siano due cavalli vincenti. Probabilmente unendoli alla sua capacità di risolvere problemi, «Ogni giorno – dice- c’è una sfida» è riuscita, a suo modo, a sintetizzare e cristallizzare un’altra preziosa e rara molecola. Quella del successo. Che, visto dalla parte di chi si deve curare, vale doppio.
America vs Maremma, lavoro vs nostalgia
Alessandra descrive l’ambiente lavorativo USA come estremamente competitivo. «Se vuoi fare carriera devi sempre stare sulla cresta dell’onda, il mantenimento dello status quo non piace qua, devi sempre pensare a crescere. Qui sono molto individualisti, il senso della famiglia è differente, lo senti che qualcosa manca. Fa parte anche della cultura loro, a volte è veramente difficile» – dice con un tono di rammarico.
«La Maremma mi manca, anche ora – sottolinea – Certo, ci si abitua ma è sempre difficile. Manca soprattutto il mare ma anche la cucina (si legga, tra le righe, i tortelli maremmani, ndr) Cerco sempre, almeno due volte all’anno, di tornare. Sicuramente tornerò a Natale come tutti gli anni. Poi in estate, quest’anno ho fatto due settimane a luglio in Maremma».
Alessandra ogni mattina si sveglia dalla sua casa nel centro di Chicago per prendere quel treno che, dopo un’oretta, la farà arrivare all’ingresso del polo farmaceutico.
Se è arrivata fin lì lo deve soprattutto a se stessa. Ma, con la correttezza che la contraddistingue, non dimentica di ringraziare chi dalla Maremma non ha mai smesso di sostenerla. «Tra le persone che mi sento di ringraziare di più – conclude Alessandra – ci sono i miei genitori. Mi hanno sempre sostenuta nelle mie scelte, è anche grazie a loro se sono riuscita a fare questo percorso».
Autore
-
Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
Visualizza tutti gli articoli