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Caos bonus 110: la proroga non basta più

Anche l’Ance lancia l’allarme e propone una soluzione che aiuti nell’immediato. Confconsumatori dà qualche consiglio per tutelarsi dalle imprese che abbandonano i lavori o che impongono costi aggiuntivi illegittimi
Un ponteggio per il rifacimento di una facciata con il superbonus, Bonus 110
Un ponteggio per il rifacimento di una facciata con il superbonus

GROSSETO. Il 31 dicembre 2023 rischia di essere una data dolorosa per molti.

Il Governo ha prorogato dal 30 settembre all’ultimo giorno dell’anno il termine per il completamento dei lavori rientranti nel Superbonus 110%, su tutti gli edifici unifamiliari e assimilati (le cosiddette villette). La proroga però, rischia di non bastare.

L’Ance (Associazione imprese edili e complementari della provincia) evidenzia che la chiusura non gestita del superbonus rischia di creare gravi eventi.

«È imminente la scadenza del 31 Dicembre per gli interventi sui condomini eseguiti in regime di Superbonus 110% e 90% – dice Ance – La nostra categoria associata è ben consapevole della necessità e dell’opportunità di chiudere la stagione del 110% per aprire una riflessione seria sul futuro dell’efficientamento degli edifici. Sottolineiamo però il bisogno di una rapida soluzione ai numerosi cantieri che, anche in virtù del caos normativo e applicativo dello strumento, non riusciranno a terminare i lavori in tempo utile».

Bonus 110: la proposta dell’Ance

Per recuperare i ritardi e ultimare i lavori l’Ance propone una nuova proroga. «Necessaria per permettere una conclusione ordinata alla misura, che eviti l’insorgere di
contenziosi tra condomìni e imprese – dice Ang Grosseto – La proroga eviterebbe anche la corsa a finire i lavori: potrebbe provocare un rischio per la sicurezza dei lavoratori coinvolti e per la qualità degli interventi eseguiti».

«Una proroga di sei mesi, per i soli interventi che dimostrino un concreto avanzamento del cantiere, potrebbe risolvere questi problemi, con un costo
gestibile per lo Stato – dice Ance – Allo stesso tempo, occorre prevedere una soluzione allo smobilizzo dei crediti “incagliati”, che rappresentano ancora un peso per molte imprese di costruzioni che si trovano di fronte a potenziali crisi aziendali».

Ance si aspettano soluzioni dalla legge di bilancio, perché il problema riguarda da vicino cittadini, famiglie e imprese. «L’associazione – conclude Ance – ha sollecitato sul tema i parlamentari del nostro territorio».

I consigli di Confconsumatori per evitare brutte sorprese

La proroga al 31 dicembre per alcuni è comunque una boccata d’ossigeno. Tutti quelli che al 30 settembre dello scorso anno avevano già completato almeno il 30% dell’intervento complessivo, potranno ora contare su altro tempo prezioso per non vanificare gli sforzi fatti sinora. Ma occorre fare attenzione ad alcuni aspetti importanti, per non rischiare di perdere questa nuova occasione.

Emergenza lavori bloccati

Confconsumatori ha ricevuto moltissime segnalazioni da parte dei proprietari che, dopo aver commissionato lavori di ristrutturazione per importi spesso molto ingenti e dopo aver firmato montagne di carte, contratti e anche qualche Sal (stato di avanzamento dei lavori), hanno visto le imprese appaltatrici iniziare le attività, scontare le fatture e poi disinteressarsi completamente. In alcuni casi, le imprese hanno addirittura abbandonato del tutto il cantiere.

«Alcuni dei nostri assistiti – spiegano gli avvocati Antonio Pinto e Alberto Sgaramella di Confconsumatori– hanno contrattualizzato i lavori di ristrutturazione nel 2022 e a settembre dello stesso anno l’impresa ha emesso il primo Sal per l’importo del 30% (come previsto per legge). A oggi, però, i lavori si sono bloccati e l’assenza di una effettiva ripresa, soprattutto dopo la pausa estiva, mette seriamente a rischio la possibilità di completare l’opera appaltata».

Le responsabilità ricadono sul committente: i consigli

In questi casi, ci sono alcune buone pratiche da poter seguire. «Come, per esempio, controllare i Sal emessi dall’impresa per verificare che ci sia esatta corrispondenza tra i lavori certificati e quelli effettivamente eseguiti – proseguono gli avvocati Pinto e Sgaramella – Un secondo accorgimento è senz’altro quello di non confidare eccessivamente nella buona volontà dell’impresa appaltatrice e di diffidarla formalmente alla ripresa dei lavori e al completamento delle opere nei termini pattuiti».

«La delicatezza della situazione consiste anche nel fatto che il committente in buona fede ha comunque già ceduto il proprio credito fiscale all’impresa – concludono – e quindi in caso di irregolarità sarà il primo soggetto su cui ricadranno le pesanti responsabilità previste per legge».

Agire subito per tutelarsi

Un’azione chiara e tempestiva è quindi indispensabile per tutelare al meglio il proprietario. Ovviamente, qualora le trattative non dovessero portare a una soluzione, è necessario agire subito giudizialmente nei confronti dell’impresa e, nel caso, anche del direttore dei lavori, ad esempio con una procedura di accertamento tecnico preventivo.

Da questo punto di vista, la giustizia ha certamente tempi molto lunghi e incompatibili con l’urgenza della situazione che stiamo vivendo. Ma ci sono una serie di strumenti processuali che, se ben impiegati, possono iniziare a offrire una prima tutela effettiva al committente oppure agevolare un accordo transattivo con la controparte.

In ogni caso, come suggerisce Confcoonsumatori, per tutelare il committente in modo efficace sia nei confronti dell’impresa sia eventualmente del fisco è fondamentale contestare subito le situazioni di grave ritardo o di inadempienza. E fare ricorso al tribunale affinché un tecnico cristallizzi la situazione sul cantiere prima della scadenza di dicembre.

Costi aggiuntici e richieste illegittime

Un secondo problema è quello che vede alcune imprese tentare surrettiziamente, di nascosto, di ribaltare sui clienti i costi degli oneri finanziari che le banche che acquistano i crediti impongono loro.

«Sta infatti accadendo che gli istituti finanziari che ancora acquistano i crediti facciano pagare una “commissione” in percentuale anche fino al 15%. – dicono da Confconsumatori – Ebbene, stiamo assistendo a lettere di imprese di costruzioni che impongono al cliente di sostenere quei costi, pena la mancata chiusura dei lavori.

«La richiesta è illegittima perché contrattualmente non è quasi mai prevista – dicono – Tuttavia il cliente si trova dinanzi a un bivio ed è costretto a scegliere se cedere e pagare somme non dovute o rischiare di non finire i lavori e perdere tutto il beneficio, con l’aggravante del cantiere che rimane in casa».

L’invito di Confconsumatori

Il presidente di Confconsumatori Marco Festelli invita i cittadini che stanno subendo queste condotte poco corrette: «A denunciare e rivolgersi alle sedi di Confconsumatori per verificare gli effettivi obblighi previsti nei contratti stipulati con le imprese in modo di predisporre iniziative a tutela dei propri diritti su questo tema così delicato, che tocca un bene primario come la casa».

Per assistenza e informazioni è possibile contattare gli sportelli Confconsumatori. Tutti i contatti sono sul sito www.confconsumatoritoscana.it

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