GROSSETO. Diciassettesimo appuntamento con la rubrica “Il Mangialibro”. Ogni due settimane, il venerdì, MaremmaOggi regala uno spazio dedicato a tutti coloro che amano leggere, proponendo un libro scritto da un autore maremmano o legato alla Maremma.
Protagonista di questa “puntata” è un romanzo recentemente ristampato da Feltrinelli: “Amianto. Una storia operaia”, dello scrittore follonichese Alberto Prunetti, pubblicato per la prima volta nel 2012 da Edizioni Allegre.
Traduttore e redattore, Prunetti ha vissuto in Inghilterra, lavorando come cleaner, pizza chef e kitchen assistant. In “Amianto” racconta la vita (e la morte) del padre Renato, saldatore trasfertista specializzato nella manutenzione di grandi impianti.
Passando da una città all’altra, da una fabbrica all’altra ha respirato di tutto, poiché negli ambienti di lavoro non si è investito in sicurezza. E Renato pagherà con la vita quella costante ricerca del profitto da parte dei padroni delle aziende, che ha trascurato la tutela della salute degli operai.
Alberto Prunetti e la copertina del libro
Nato a Piombino e cresciuto in Maremma, Prunetti ha al suo attivo diversi romanzi tra cui “Potassa” (2003), “Il fioraio di Perón” (2009). “Amianto. Una storia operaia” è uscito nella sua prima edizione nel 2012, ristampato nel 2014, per approdare nel 2023 ai tipi di Feltrinelli. Traduttore dallo spagnolo e dall’inglese per autori quali Evaristo Carriego, Roberto Arlt, Osvaldo Bayer, Angela Davis, David Graeber e John Sinclair, Prunetti ha lavorato per riviste on line e cartacee. Dal 2018 dirige la collana Working Class per le Edizioni Alegre.
“Amianto. Una storia operaia”: morire di fabbrica
Alberto Prunetti vive la sua infanzia tra le partite a pallone sull’asfalto davanti all’ex Ilva di Follonica, le risse sull’Aurelia, snocciolando pagina dopo pagina i ricordi di una vita spensierata, come può essere quella di un bambino e di un adolescente a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
Intanto cresce, passa dalle certezze del lavoro manuale del padre alla precarietà dei lavori cognitivi che la laurea gli consente di fare.
Il padre, Renato, è un operaio specializzato, un saldatore addetto alla manutenzione dei grandi impianti che si sposta in diverse fabbriche in giro per l’Italia. Ha iniziato a lavorare a 14 anni, nel pieno del boom industriale. E lavorando anno dopo anno ha respirato zinco, piombo e tanti altri veleni, «fino a tatuarsi un bel pezzo della tavola degli elementi di Mendeleev nei polmoni , scrive Prunetti.
Compresa la fibra di amianto che ha trovato la strada verso il torace. Ancora non ha manifestato i suoi effetti letali e Renato è un uomo tutto sommato sereno, che si concede qualche vizio, che è soddisfatto di come “mantiene” la sua famiglia.
Ma Renato si ammala, perché quella fibra di amianto ha lavorato nei suoi polmoni. E muore, ancora giovane. Sarà allora il figlio a cercare giustizia per quella morte, a lottare a colpi di tribunali e carta bollata perché l’amianto venga riconosciuto come causa della sua morte.
Un libro terribile e bellissimo
«Avete tra le mani un libro terribile e bellissimo», scrive Valerio Evangelisti nella prefazione, rivolgendosi al lettore che si appresta a leggere una “storia operaia” che contiene tante altre storie: quella sociale del nostro Paese, attraverso tre generazioni, che qui sono i nonni contadini e muratori maremmani, il padre operaio e il figlio/nipote laureato; la storia di un mondo – quello operaio – scomparso nei termini in cui lo racconta Prunetti; la storia di un figlio che cerca giustizia per una morte del padre, che si sarebbe potuta evitare, se ci fosse stata più attenzione alla sicurezza e meno al denaro.
È una “biografia operaia” terribile e bellissima, perché la tragedia di Renato compare subito, nelle prime pagine (del resto una biografia non può che concludersi con il termine della vita), ma finisce per diluirsi nei ricordi dell’autore. E Prunetti riesce a dosare con grande equilibrio il riso e il pianto, il dolore e la gioia, i momenti brutti e quelli allegri e spensierati.
Come quando racconta la trasferta di calcio della squadra di ragazzini, in cui lui stesso gioca, che finisce in una rissa con i padri dei giocatori della squadra avversaria. Ma di aneddoti così Prunetti ne racconta tanti, tra i quali l’ironia con la quale Renato affronta la sua condizione di malato terminale, prendendo in giro medici e pazienti.
Questo libro è anche un atto d’amore: Alberto dà voce a Renato, partendo dai suoi insegnamenti: «Il racconto – scrive – dovrebbe tenere come un raccordo di tanti tubi diversi. Lui lo diceva sempre: mettici il canapone, regge più del teflon. Stai solo attento a rispettare il senso della filettatura e lega il tutto con un dito sporco di mastice verde. Poi stringi con forza, ma senza cattiveria. Non deve perdere».
Editore La Feltrinelli: www.lafeltrinelli.it
Autore
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Redattrice di MaremmaOggi. Laurea in Lettere moderne, giornalista dal 1995. Dopo 20 anni di ufficio stampa e altre esperienze nel campo dell’informazione, sono tornata alle "origini" prima sulla carta stampata, poi sulle pagine di MaremmaOggi. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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