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Esplodono i costi della spesa: Grosseto la più cara della Toscana

Ogni famiglia toscana, per mangiare, ha dovuto spendere nei primi sette mesi dell’anno 390 euro in più. In Maremma il tasso dell’inflazione è il più alto
Spesa, un carrello in un supermercato
GROSSETO. L’inflazione non molla e continua a preoccupare tutta la Toscana, il capoluogo della Maremma in particolare. A Grosseto infatti, i rincari sulla spesa si sono fatti sentire più che mai.
 
La tanto attesa frenata dei rincari non c’è ancora stata e così ogni famiglia toscana, per mangiare, ha dovuto spendere nei primi sette mesi dell’anno 390 euro in più contro i 195 nei primi sette mesi del 2022. A dirlo è l’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al mese di luglio 2023 che ha stilato la classifica delle città dove fare la spesa costa di più.
 
«A tenere ancora così alto il livello dell’inflazione sono diversi fattori che miscelati insieme danno vita alla tempesta perfetta – spiega Letizia Cesani, presidente Coldiretti Toscana – dalle ripercussioni dei numerosi eventi estremi sulla disponibilità di raccolti e produzioni agricole, fino al caro gasolio le cui conseguenze arrivano a pesare anche un terzo del totale dei costi di frutta e verdura. Dalle tensioni internazionali dovute alla guerra in Ucraina che destabilizzano i mercati finanziari fino alle speculazioni lungo la filiera che fanno anche triplicare i prezzi al consumo».
 

Spesa: Grosseto la più cara della Toscana

Al primo posto tra i capoluoghi più cari della Toscana c’è proprio Grosseto (+12,7%) seguito da Livorno (+11,6%) e Pistoia (+11,5%).

Poi c’è Siena (+11,1%) e Massa Carrara (+11%). Subito sotto troviamo Lucca (+10,5%).

Tre sono invece le province che mostrano un tasso inflazionistico per cibo e bevande inferiore alla media regionale. Si tratta di Firenze (+9,5%), Arezzo (+9,9%) e Pisa (+9,6%) che chiude la classifica.

A rallentare la discesa dei prezzi della spesa per frutta e ortaggi (cresciuti rispettivamente del 13,8% e del 19,8% a luglio) sono le conseguenze dei cambiamenti climatici e dei numerosi eventi estremi. Fattori che hanno ridotto le disponibilità davanti a una domanda che è invece aumentata. Emblematico il “caso” della frutta la cui richiesta è aumentata del 20% solo a luglio anche per effetto del grande caldo.

«Dal campo alla tavola – spiega Coldiretti Toscana – il prezzo si moltiplica e non certo per colpa degli agricoltori che si accollano tutti i rischi e gli incrementi dei costi di produzione come concimi e mezzi tecnici, compreso quello per il gasolio. Ci sono passaggi tra l’agricoltore e il consumatore e più il costo di quel determinato prodotto aumenta, più con inflazione, fattorie climatici e quindi anche speculativi, il prezzo al dettaglio è instabile».

Come salvarsi dall’impennata dei costi della spesa

Per garantirsi prodotti freschi e di qualità il consiglio della Coldiretti Toscana è fare acquisti ripetuti in base alle esigenze giornaliere della famiglia, in modo da tagliare gli sprechi senza accumulare eventuale prodotto che poi non viene consumato. Una buona pratica è anche quella di verificare la provenienza italiana e acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti.  Altra pratica utile sia al consumatore che alle aziende italiane è quella di comprare direttamente dagli agricoltori o nei mercati contadini. non cercando per forza il frutto perfetto perché piccoli problemi estetici non alterano le qualità organolettiche e nutrizionale.

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