di Simone Rusci
Una mamma con due figli che nella spiaggia di Cala di Forno scaccia a calci un daino: un brutto gesto che ha guadagnato spazio e indignazione sulla stampa e nell’opinione pubblica e il disappunto unanime di tutte le istituzioni.
Un gesto di maleducazione pericoloso per i figli della signora, che cresceranno con simili esempi, ma non certo per il daino che, forte e libero nel proprio ambiente, non si sarà nemmeno accorto dell’accaduto.
La notizia offre però lo spunto per qualche riflessione sul nostro rapporto con la natura e sui nostri meccanismi di indignazione.
Non tutelare solo gli animali simpatici
Esistono nell’immaginario collettivo animali “simpatici” come il daino, la tartaruga marina, la volpe o il tasso, resi tali dalla letteratura o più spesso dal cinema.
Alcuni di questi non sono neppure in pericolo di estinzione (come il daino appunto) ma addirittura in numero talmente cospicuo da costituire un pericolo per altre specie e per gli habitat.
Eppure un gesto di maleducazione nei loro confronti stimola alzate di scudi e rabbia, allarmi, prese di posizione istituzionali e personali fino, alle volte, a proposte di legge.
Il caso del fratino e dei coleotteri
Esistono poi altri animali che non hanno avuto la fortuna di essere protagonisti di qualche cartone animato, ma che se la passano piuttosto maluccio.
È il caso del fratino per esempio, un piccolo uccello trampoliere che depone uova sulle nostre spiagge e che è martoriato dalla presenza (e dall’inciviltà) umana rischiando l’estinzione.
È il caso anche di alcune specie “antipatiche” e “schifose” come lo Scarites buparios o l’Eurynebria complanata: due coleotteri fortemente minacciati ai quali distruggiamo casa ogni volta che solleviamo un tronco sulla spiaggia per fare una capanna.
Non da meno sono i danni agli habitat.
Che belle le spiagge pulite e spianate, pronte per la posa degli ombrelloni! Peccato che sono pulite (si fa per dire) da piante pioniere, legno, sedimenti e ogni altro elemento che qualifica e protegge l’habitat dunale.
Di questi gesti quotidiani e pericolosi – questi sì – nessuno si indigna e nessuno ne segnala la gravità. Insomma un’empatia a fasi alterne e non sempre in linea con le priorità di conservazione, anzi quasi mai.
Il vero pericolo è chi dà loro da mangiare
Infine: il gesto di maleducazione palese della signora è la coda di tanti gesti di maleducazione meno evidenti di tutte quelle persone che hanno abituato quel daino a stare così vicino all’uomo, dandogli pane, merendine e carote, deviando le sue abitudini e trasformandolo in un animale problematico per sé e per l’uomo.
Tante di quelle persone oggi postano per solidarietà proprio le foto mentre lo fanno. Quello è il danno vero, il pericolo e la minaccia.
Presidente del Parco della Maremma