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Trent’anni tra le rockstar

Jon Roseman è stato un produttore e direttore di video musicali fra gli anni ’80 e ’90. Ha lavorato con Aretha Franklin, Rolling Stones, Queen e George Michael. Oggi vive a Grosseto e gestisce un bed and breakfast
In basso a sinistra Jon Roseman con Aretha Franklin, Annie Lennox e due operatori sul set di “Sister are doing it fo themselves”

GROSSETO. Un personaggio inglese gira sempre per le vie del centro di Grosseto, è sempre nei bar più frequentati per bere un vodka tonic o una grappa barricata. È un uomo su un’ottantina senza capelli, qualche ruga, ha quasi sempre un basco grigio, umorismo tagliente e si rifiuta di imparare l’italiano perché la reputa una lingua noiosa. Ma tutto questo non toglie nulla alla sua sprizzante simpatia, alla sua verve, al suo fascino irresistibile. 

Lui è Jon Roseman e ha lavorato nel mondo con le rockstar e i vip britannici per 30 anni e, come dice sempre con ironia, è venuto qua per morire.

Ha costruito il suo impero con i rocker e le celebrità britanniche degli anni ’70 e ’90, fra cui Bob Dylan, Micheal Jackson, Prince e i Rolling Stones. Ha diretto e prodotto oltre 250 video di grandi artisti, tra i quali “Under Pressure” dei Queen e David Bowie e “Bohemian Rhapsody”, del gruppo di Freddie Mercury.

Dopo 30 anni nell’industria dell’intrattenimento ha scelto la tranquillità in una piccola cittadina, e oggi, oltre che godersi la meritata pensione, gestisce un bed and breakfast nel centro storico di Grosseto.

«Ho sempre amato Chopin e Schubert, per questo per me le rockstar dell’epoca – dice Jon – erano solo persone con cui lavoravo».

La vita come produttore

Jon non amava particolarmente quel lavoro, nonostante avesse molti soldi, donne e potere. «Ero sempre molto impegnato, lavoravo sodo e avevo 4 figli – dice – Ho vissuto a Los Angeles, New York, Parigi e Londra, conoscevo tante persone e sapevo che tutti volevano qualcosa da me, erano amicizie di convenienza in un mondo fatto di dive».

La passione per la musica classica gli ha dato idoli diversi rispetto alle rockstar che incontrava. «Essere un cantante non è un lavoro normale, diventi un santo per le persone e vivi in un mondo di eccessi e irrealtà – dice l’ex produttore – e questo porta le rockstar a non essere persone sane. Alcuni si sentivano onnipotenti, altri erano scortesi oppure veramente viziati e folli, mi ricordo che solo Paul McCartney era adorabile».

«Nessuno gli dice mai di no – continua – e hanno milioni di persone che li venerano. La fama ha reso cattivi, avidi e aridi molti artisti ed era molto difficile lavorare con loro, qualcuno faceva i capricci perché non voleva seguire le mie indicazioni. In questi casi ero costretto a dire loro di cercare altri produttori o direttori dei video, perché non mi lasciavano fare il mio mestiere».

Sesso, droga & rock ‘n roll

Spesso una vita fuori dagli schemi, come quella dentro l’industria dello spettacolo porta a percorrere strade poco raccomandabili e come tanti personaggi famosi negli anni ’70 e ’80 anche Jon ha iniziato fare uso di stupefacenti. «All’epoca abitavo a Los Angeles con un mio amico – dice Jon – perché mi ero stancato di vivere in hotel. C’era molta disponibilità di droghe, in quel periodo». 

«Qualche volta ero strafatto e ubriaco e ho dei vuoti di memoria su qualche periodo. Per questo quando ho scritto “From here to… obscurity“, la mia biografia – racconta ancora – ho dovuto chiamare alcuni amici per farmi dire cosa avevo fatto per poterlo raccontare».

 «Dopo circa 20 anni ho smesso con la coca perché dopo tutto quel tempo mi annoiava – continua – Ho combattuto un po’ con il mio “demone” per via della dipendenza psicologica, ma ero sicuro della mia scelta e non ci sono più ricascato».

Finalmente la normalità a Grosseto

Oggi Jon vive una vita tranquilla in città. Ogni tanto esce per passare un po’ di tempo con gli amici, per incontrare le persone, per ascoltare un po’ di musica. «Mi è sempre piaciuta l’idea di vivere in Italia per il cibo, il vino e la bellezza dei posti – dice ancora – e quando sono arrivato ho trovato tutto questo, ma soprattutto ho conosciuto delle persone meravigliose che non passano il tempo con me per qualcosa che possono ottenere, ma per il piacere di farlo».

Jon Roseman oggi nel deserto

Il suo arrivo a Grosseto gli ha donato l’anonimato. «Prima ho provato a vivere a Lucca, perché lì abitavano alcuni amici di mia sorella e facendo qualche giro ho visitato Grosseto. Ho scelto questo posto perché non ho mai vissuto in una piccola città e perché era meno costosa rispetto a Lucca – continua – Qua non ho il potere e non sono nessuno, ed è meraviglioso».

«Conosco sempre gente nuova, ho la casa sempre piena di persone adorabili e poi amo il buon cibo e il vino. È un modo diverso di vivere – conclude Jon – che si sposa perfettamente con la mia pensione, per la sincerità e la tranquillità che mi circondano. Credo di essere molto fortunato. Oggi vivo in un mondo reale, non come prima che ero immerso nella finzione».

Autore

  • Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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