GROSSETO. Il grano della maremma sarà il cuore della vera pasta toscana. Così si cerca di “salvare” gli agricoltori dalle speculazioni ed i consumatori dal caro-pasta. C’è la regia di Filiera Agricola Italiana, Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia – Consorzio del Tirreno sull’accordo di filiera siglato tra un gruppo di cerealicoltori del comune di Sorano e il pastificio Chelucci, lo storico marchio pistoiese che dal 1912 produce pasta di qualità nello stabilimento di Piteccio.
Grano a prezzo concordato
L’accordo sarà operativo da settembre. I cerealicoltori si impegnano a conferire inizialmente 1.500 quintali di grano al pastificio. Sarà fornito a fronte di un prezzo concordato e attraverso un meccanismo premiante potrà crescere in funzione della qualità e dei contenuti proteici.
Il contratto di filiera è stato presentato a Casa Coldiretti, a Firenze. Davanti ai vertici di Coldiretti, al direttore del Consorzio Agrario del Tirreno, Fabio Lombardi e al titolare del Pastificio Chelucci, Giuseppe Chelucci. «I contratti di filiera sono la strada che dobbiamo favorire ed incentivare per mettere in rete agricoltori, trasformatori, distributori e consumatori: vale per la cerealicoltura, come abbiamo fatto in questo particolare caso, come per tutti gli altri settori – spiega Simone Castelli, presidente Coldiretti Grosseto – Noi crediamo che gli accordi di filiera siamo lo strumento per essere più autosufficienti».
«Trovo che sia assurdo acquistare grano dal Canada, per altro trattato nella fase di preraccolta con glifosate le cui tracce sono state trovate nel latte materno – dice Chelucci – Trovo assurdo anche essere perennemente ancorati alle reazioni dei mercati internazionali quando potremo produrre in casa, grazie ai nostri agricoltori, le materie prime agricole di cui abbiamo bisogno. C’è da ricostruire una filiera, veramente italiana con etichette chiare e trasparenti per tutti i prodotti”.
La Toscana è già sulla via, ma si può fare di più
La Toscana, almeno sulla cerealicoltura, ha già intrapreso questo percorso. Un chilo di frumento duro su tre raccolto nelle campagne della regione, grazie agli accordi di filiera con pastifici artigianali e l’industria di trasformazione, alimenta la filiera della pasta tricolore. «Gli accordi danno stabilità e certezze alla filiera – spiega ancora Castelli – Certezze reddituali agli agricoltori a cui è garantito un prezzo concordato che non scende mai al di sotto dei costi di produzione, certezze agli attori della trasformazione che hanno garantita la fornitura di prodotto italiano a un prezzo già convenuto e quindi svincolato dalle borse merci che fluttuano continuamente. Le certezze sono anche per i consumatori che, a causa delle speculazioni, si sono visti aumentare anche del 50% il costo di un chilo di pasta. Gli accordi, infatti, controllano anche i prezzi».
«Ci sono ancora enormi margini di sviluppo – conclude Castelli – se pensiamo che due terzi del grano coltivato e raccolto è al momento fuori da qualsiasi tipo di accordo che è frutto della volontà degli attori di rispettarsi e rispettare le condizioni».
Una risorsa per la Maremma
La Maremma, che è il granaio della regione, da decenni sta “perdendo” ettari di frumento. La superficie coltivata a grano ha visto un – 58% in 40 anni. Siamo passati da 34 mila ettari a 14 mila.
Il territorio maremmano è tornato a seminare aumentando nel 2021 le superfici a grano duro del 3% e addirittura del 17% per il grano tenero. Un investimento che la mietitura 2022, nonostante la grave siccità e l’esplosione dei costi di produzione post conflitto in Ucraina, aveva permesso di raccogliere 1,9 milioni di grano duro e poco più di 900 mila quintali di grano tenero. La tendenza in aumento delle superfici coltivate è confermata anche nel 2023: in controtendenza rispetto al resto d’Italia anche se le prime stime sui raccolti non sono molto positive (-10%/20%). «E’ la strada maestra per recuperare produzione e rilanciare la cerealicoltura nella nostra regione – spiega Fabio Lombardi, direttore del Consorzio del Tirreno – L’accordo con Chelucci permette ai produttori di avere un prezzo garantito, che in questi tempi di quotazioni altalenanti è manna. Tutto questo gli permette di programmare gli investimenti limitando i rischi della volatilità dei prezzi e stimolandoli a produrre grano di qualità eccellente».
Chelucci per la pasta toscana
Giuseppe Chelucci è l’artigiano che con materie prime selezionate, ciclo produttivo lento e creatività ottiene pasta “unica”, per gusto, qualità organolettiche e formati originali. Come i Riccioli, i Quasimodi e i Pici Stella. «L’accordo è una garanzia di qualità e sicurezza per i consumatori – spiega il titolare dello storico pastificio – Elementi che valorizzano e premiano ancora di più la nostra pasta sul mercato».
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