GROSSETO. Ha trasformato il dolore per la perdita di suo padre, ucciso sei anni fa da una terribile malattia, in un dono per gli altri. Per gli ultimi, per chi vive in quella parte del mondo dove le prospettive sono differenti. Dove bisogna lottare per sopravvivere.
Silvia Dragoni, grossetana, è una volontaria della Croce Rossa Italiana e una missionaria, che dal 2019 ha fatto 4 missioni, due in Togo e due in Benin. Il 21 aprile ripartirà per il Togo, per fare la differenza nel mondo. E per raccogliere fondi da destinare alla missione, la volontaria ha organizzato una serie di aperitivi. Partecipatissimo, il primo, al Barracuda in via Monterosa a Grosseto.
Da dove nasce la necessità di aiutare
«Ho sempre viaggiato molto nella vita, sia con i miei genitori sia con i miei amici – spiega Silvia – e in questi viaggi mi sono resa conto che in ogni posto c’è bisogno di dare una mano, dall’Asia all’Africa. Sei anni fa mio papà è venuto a mancare per un tumore al pancreas, e ho deciso di non arrabbiarmi, ma di porgere una mano a chi è solo e non ha possibilità. Ho passato tanto tempo in terapia intensiva con mio papà, 62 giorni, e lì ho capito che un sorriso o un gesto gentile, come portare un thè a una signora, fa la differenza».
Silvia ha scelto di prendere il meglio dal dolore, di rielaborarsi e trovare ciò che la faccia stare in pace con se stessa. «Per me fare volontariato è necessario per stare bene – spiega Silvia – Il servizio che svolgo con la Croce Rossa è un compromesso per aiutare quando non sono in Africa, ed è un qualcosa che mi fa sorridere e che raddrizza anche le giornate storte. Mi sento me stessa quando aiuto qualcuno».
La vita in Africa
Silvia ha 34 anni e dal 2019 partecipa alle missioni in Africa con Aviat Odv di Imola: insieme agli altri volontari porta materiale scolastico, vestiti, si presta ad aiutare i bambini in orfanotrofio con primo soccorso e trasportandoli in ospedale, e costruisce pozzi d’acqua grazie alle donazioni che vengono raccolte.
«In Africa è un circolo vizioso che parte dall’alimentazione, i bambini sono gonfi, non grassi – dice Silvia – ed è colpa dell’alimentazione che comporta problemi di salute, che non possono curare se non hanno un lavoro stabile, che non avranno se non hanno un’istruzione, per questo quello che facciamo negli orfanotrofi è importante».
Silvia, quando era nelle scuole, ha notato che c’erano più bambini che bambine, e quando ha scoperto il motivo ne è rimasta scossa. Infatti le bambine, che si sviluppano a 8 anni, non vanno a scuola per via del ciclo mestruale e della mancanza di assorbenti igienici. «Per provare a risolvere questa situazione abbiamo iniziato a produrre assorbenti lavabili. Sostanzialmente portiamo il materiale in Togo dove poi viene cucito l’assorbente e poi lo distribuiamo – dice Silvia – in modo da non far perdere dieci giorni di scuola al mese alle bambine e di dare un lavoro agli abitanti del Togo».
«In Africa c’è sempre qualcosa da fare – dice la missionaria – anche solo far guardare un film ai bambini con l’iPad e un proiettore è un aiuto per le suore in missione, che hanno tantissimi piccoli da accudire. Spesso abbiamo fra le mani situazioni dure, abbiamo a che fare con bambini malati e ospedali dove non hanno neanche i guanti e quindi portiamo tutto il materiale necessario; fortunatamente sono una persona che di fronte alle situazioni difficili si rimbocca le maniche e cerca di fare il possibile».
La speranza di chi aiuta in prima linea
Silvia è una donna che lavora in un’azienda nel settore della contabilità, stacca dal lavoro alle 17 e spesso fa le notti con i colleghi della Croce Rossa e due volte all’anno va in Africa, ovvero quando ha le ferie. Insomma, dedica molto tempo al volontariato. «Mi stanco anche io – spiega – solo che mi ricarica sapere che faccio la differenza nel mio piccolo. Spero che quello che faccio sia di ispirazione per qualcuno che come me sente il bisogno di aiutare gli altri, per qualcuno che sente la necessità di essere altruista, ma che ancora non lo sa, perché la soddisfazione che ne ricavo è qualcosa che mi fa stare bene».
«Quello che consiglio sempre – continua Silvia – è di cimentarsi a fare volontariato, perché quel “più” non è mai sbagliato. E se qualcuno non sa se iniziare questo percorso o no gli dico sempre di provare e che, in caso non vada bene, è sempre in tempo a fare un passo indietro. Insomma se vi viene il dubbio fatelo, abbiate il coraggio di provare, perché se ce la faccio io possono farcela tutti. In fin dei conti sono una persona normale».
Per provare a fare la differenza, come sta facendo Silvia, potete dare un’occhiata ai siti delle associazioni per le quali opera la giovane volontaria: la Cri e l’Aviat.
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Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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