GROSSETO. «Cercavo il custode del tribunale, Miriano, e alcuni colleghi mi dissero che era sceso negli archivi. Così scesi anch’io». Comincia così il racconto di Oriano Negrini, cancelliere del tribunale di Grosseto, ex archivista e appassionato di storia. Una specie di «C’era una volta» che anziché un fiaba introduce la storia di uno degli episodi cruciali della Resistenza in Maremma: l’uccisione di Norma Parenti.
Di libri, di film, di documentari, di ricerche sui fatti avvenuti alla fine di giugno del 1944, ne sono stati prodotti tanti. Ma quello scritto da Negrini, insieme a Sandra Zanelli, funzionaria del tribunale, che si intitola “L’ultimo giorno insieme a Norma Parenti” racconta una storia mai scritta: quella dell’omicidio della giovane partigiana attraverso il fascicolo del tribunale di Grosseto, il numero 576.
Grazie a questo ritrovamento, gli atti dell’indagine potranno ora essere conosciuti da tutti, dai massetani, che non hanno mi dimenticato Norma e il suo sacrificio, dagli storici e dagli appassionati.
Gli atti dell’indagine nel libro “L’ultimo giorno insieme a Norma Parenti”
Una vera e propria indagine come la si intende ancora oggi, ricostruita attraverso i documenti presenti nel fascicolo del tribunale: i verbali dei carabinieri, l’autopsia del medico legale sul corpo di Norma, le sommarie informazioni testimoniali raccolte tra le persone che nel 1944 erano vicine alla partigiana e che mettono i puntini sulle i di una storia che fino ad oggi è stata raccontata soltanto attraverso la testimonianza orale, tramandata da padre a figlio, arricchita o diminuita, di volta in volta, dai ricordi dei protagonisti.
«Il ritrovamento del fascicolo è di estrema importanza per la ricostruzione di quel terribile giorno – dicono i due autori – Leggendo gli atti, è stato come passare davvero l’ultimo giorno insieme a Norma Parenti, prima che venisse uccisa».
Norma, uccisa il 22 giugno 1944
Norma Parenti non è morta il 23 giugno 1944, bensì il giorno prima. È questa la prima scoperta fatta dai due autori leggendo il fascicolo del tribunale, che era stato quasi nascosto dietro a un armadio, come se qualcuno volesse che non fosse trovato, sulla sua uccisione.
Uccisa intorno alle 22, in un podere non lontano da casa sua, da un commando del quale – dirà pochi giorni dopo la madre Roma – facevano parte anche alcuni italiani.
Le indagini sulla morte di Norma, che aveva 23 anni, furono affidate ai carabinieri. «Non è stato un atto di guerra – specificano i due autori – ma un barbaro omicidio».
Norma era una partigiana: faceva parte del Raggruppamento “Amiata” della 23ª Brigata Garibaldi, raccoglieva denaro e aiuti per i partigiani, dava ospitalità ai fuggiaschi e agli ex prigionieri alleati, procurava armi e munizioni e partecipava di persona a varie azioni di guerra. Tra i suoi compiti, c’era anche quello di aiutare i prigionieri di guerra stranieri a disertare affinché raggiungessero le bande partigiane.
La sera del 22 giugno, Norma fu uccisa con un colpo di rivoltella. Poi fu pugnalata al cuore. Un’esecuzione, la sua.
La prima testimonianza della madre Roma
Tra le scoperte più importanti che Zanelli e Negrini hanno fatto scorrendo le pagine ingiallite che compongono il fascicolo, c’è la testimonianza originale di Roma Camerini, la mamma di Norma Parenti. Fino ad oggi, l’unica deposizione della donna che era stata conosciuta, era datata 20 ottobre 1944.
Ma quella deposizione, non conteneva alcun elemento utile all’indagine: nel fascicolo, invece, c’è la prima dichiarazione della donna, resa davanti al Pretore, che porta la data 15 settembre 1944. Una dichiarazione che era stata resa durante le indagini e che sarebbe dovuta servire anche a individuare la presenza di italiani nel commando che aveva ucciso Norma.
Sono sicura che alcuni fossero italiani – dice a verbale Roma – perché parlavano con perfetto accento nostro. Due di essi afferrarono me e la mia figlia e ci condussero fuori.
Ma la presenza di italiani nel commando, stando al verbale redatto e firmato dal maresciallo Pasquale Zamponi, comandante della stazione dei carabinieri di Massa Marittima, non fu mai accertata.
Condividere una conoscenza fondamentale per la ricostruzione storica
Quando Sandra Zanelli e Oriano Negrini si sono trovati in mano il fascicolo sull’omicidio di Norma Parenti, hanno barcollato dall’emozione. «Poi però – spiega Zanelli – ci siamo chiesti quale fosse il miglior modo per condividere questa scoperta. E abbiamo pensato che scrivere sarebbe stato il modo più immediato per raggiungere tutte le persone interessate alla storia della Resistenza in Maremma».
Una storia che da sempre ha come protagonista Norma Parenti, una delle 19 donne in Italia ad essere stata insignita della Medaglia d’oro al valor militare, la massima onorificenza a cui in militare può aspirare.
Ora il fascicolo del tribunale di Grosseto è stato studiato e raccontato nel libro edito da Betti editrice, e sarà presentato sabato 22 aprile nella sala dell’Abbondanza a Massa Marittima, alle 17.
Insieme a Sandra Zanelli e a Oriano Negrini, ci saranno il sindaco di Massa Marittima, Marcello Giuntini, il presidente provinciale dell’Anpi Luciano Calì e la direttrice dell’Isgrec Ilaria Cansella.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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