FOLLONICA. Si è presentata in aula accompagnata da una trentina di persone. E quando la giudice Ludovica Monachesi le ha fatto presente che l’udienza era in camera di consiglio, ha espressamente detto che nel caso se ne fossero dovuti andare i suoi accompagnatori, sarebbe uscita anche lei. Perché non si fidava a restare sola in aula.
«Sono apolide, non riconosco l’autorità del tribunale», ha detto.
Poi ha annunciato che si sarebbe difesa da sola, appellandosi alla Costituzione.
A processo per la targa contraffatta
Valentina Fusco, 43 anni, a Follonica gestisce un negozio di ottica dove, due anni fa, mise un cartello sulla vetrina per avvisare che le persone che si erano sottoposte al vaccino contro il Covid, non sarebbero potute entrare.
La donna ha un canale Youtube con più di 23.000 iscritti. Convintamente no vax, da quando è stata indagata ha fornito al tribunale di Grosseto tutta una serie di documenti che dovrebbero attestare il fatto che lei è apolide: il passaporto, ad esempio, che sarebbe stato emesso l’11 marzo 2023.
Documenti che sono finiti nel fascicolo del sostituto procuratore Federico Falco che ha citato a giudizio la donna per i reati di falso, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni e falsità materiale commessa dal privato.
Tutto è cominciato il 17 gennaio, quando una pattuglia della polizia municipale di Follonica, passando da via Leopardi, ha visto un’auto, un’Opel Meriva, che aveva una targa come quelle che si usano in Inghilterra: con sfondo giallo e lettere nere, che riportava la scritta “Apolide 1/882”.
Chiama la polizia per far identificare la municipale
Gli agenti della polizia municipale, una volta davanti alla targa palesemente contraffatta, ottennero dal pm di turno l’autorizzazione al sequestro della stessa e al fermo dell’Opel. Stavano chiamando il carroattrezzi quando Fusco è arrivata: non curante degli agenti in divisa, è salita sull’auto e si è poi rifiutata di dare i documenti agli agenti.
«Sono apolide, non riconosco le leggi italiane – ha detto al personale della municipale – e nemmeno la vostra autorità».
La quarantatreenne a quel punto ha preso il cellulare e ha chiamato la polizia, prima di avviare una videochiamata con alcuni amici. La polizia, ovviamente, non è intervenuta ma poco dopo sono arrivati i carabinieri, chiamati dalla pattuglia della municipale.
Ai militari la donna ha chiesto di poter vedere i documenti degli agenti. Richiesta, questa, che ovviamente non è stata soddisfatta. Una volta sequestrate le targhe e disposto il fermo dell’auto, gli agenti le hanno chiesto se voleva nominare un avvocato di fiducia. Ma già allora, ha detto quello che ha ripetuto in aula alla giudice Monachesi e al vice procuratore onorario Leonardo Brogi: «Sono l’avvocata di me stessa, mi difendo da sola».
Annuncio, che ovviamente non avrà seguito: alla donna, che sarà processata, è stato nominato un avvocato d’ufficio.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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